Tiro la tenda della mia stanza, guardo il cielo, grigio. Di sotto c’è una coda interminabile di auto in fila. Non esisterebbe – apparentemente, almeno – nessuna buona ragione per lasciare l’hotel e mettersi in viaggio, se non fosse che oggi la nostra auto è una Lamborghini Gallardo. Quindi, impostato il navigatore in direzione Orvieto, lasciamo il parcheggio. Il suono roco del V10 associato a della buona musica è il giusto mix per provare a rilassarsi nel feroce traffico di Roma.
Dopo una quarantina di minuti, finalmente iniziamo a superare i 20km/h ed imbocchiamo la Via Cassia, un’importante arteria costruita dai romani per conquistare l’Etruria. Questa strada ospita le rovine di diversi ponti romani, noi ne abbiamo percorso diversi tratti, tra cui quello che attraversa lo splendido scenario del Lago di Vico, in provincia di Viterbo. Bacino di origine vulcanica, vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani con i suoi 507 m s.l.m.. Dopo una breve sosta in questo magnifico luogo, ci siamo rimessi in marcia e trascorsa circa un’ora siamo giunti ad Orvieto, tappa intermedia del nostro terzo giorno di viaggio.
Orvieto è una splendida città situata a sud-ovest dell’Umbria, un vero e proprio piccolo gioiello italiano. La posizione dell’abitato è tra le più suggestive d’Europa: situata sulla sommità di pareti di tufo quasi del tutto verticali, è circondata da mura difensive costruite con la stessa pietra. Questo centro è famoso per la cattedrale cattolica costruita nel XIV secolo durante il pontificato di Papa Urbano IV.
Come set fotografico, a testimonianza del nostro passaggio ad Orvieto, abbiamo scelto la magnifica piazza del Duomo. La facciata gotica della cattedrale è uno dei maggiori capolavori del tardo Medioevo. Una sosta presso questa incantevole cittadina consentirà ai partecipanti del Grand Tour ufficiale di ammirare il Duomo e degustare un caffè nella piazza antistante, che sarà eccezionalmente aperta al transito automobilistico.
Durante gli scatti fotografici in piazza siamo stati circondati più volte da scolaresche in gita, anche gruppi stranieri, che restavano rapiti dalla bellezza della nostra Lamborghini Gallardo LP 550-2. Una scena che si è ripetuta uguale ad ogni sosta, un evento che non può non far riflettere. Un’auto il cui debutto risale ormai a 10 anni fa che è in grado, ancora oggi, di far girare le teste al suo passaggio è frutto di un progetto visionario ed ai limiti della perfezione. Pensate ad un’altra vettura che – introdotta nel 2003 – sia ancora attuale oggi, difficile trovarne. Anche la diretta rivale della Gallardo dei primi anni, la Ferrari F430 – oggi sostituita dalla 458 Italia – appare superata a livello estetico. Sarà veramente un compito arduo per i progettisti Lamborghini dare una degna erede a quest’auto, che ha fatto e continua a fare scuola e tendenza nel mondo delle supercar.
Mentre riflettiamo sulle doti della nostra compagna di viaggio, con cui abbiamo già percorso più di 1.000 km, siamo in viaggio verso Bologna, penultima tappa del nostro viaggio prima di raggiungere Sant’Agata. L’ultimo tratto verso il capoluogo emiliano è a mio avviso il più bello e suggestivo dell’intero percorso. Anche noi infatti, come i partecipanti nel mese di maggio, abbiamo percorso l’incantevole Strada dei 7 Ponti e poi un tratto della Futa-Raticosa, un passo di montagna sull’Appennino tosco-emiliano famoso per i suoi tornanti e storico luogo di passaggio della Mille Miglia. In serata siamo arrivati presso l’Hotel NH de la Gare a Bologna, qui tra meno di un mese tutte le auto partecipanti al Grand Tour si raduneranno nella piazza più importante della città, Piazza Maggiore.
A Bologna abbiamo avuto l’occasione di incontrare i calciatori del Torino FC, in trasferta per l’incontro di campionato tra i Granata e il Bologna: molti calciatori sono stati catturati dall’esclusività della nostra vettura e hanno scambiato alcune battute da autoappassionati con noi. Dopo una notte riposante lasciamo Bologna, la malinconia inizia a pervadere il nostro cuore, persino quello ‘di pietra’ del nostro fotografo che vede nelle auto solo freddi oggetti di lamiera da fotografare. Nonostante “beva” parecchio, il posto per i bagagli sia scarso e all’interno non ci siano vani nemmeno per una bottiglietta d’acqua, questa Lambo dopo 1.300 km è diventata la nostra migliore amica. Non puoi non amarla, è irresistibile. Ogni mattina ci salutava con il suo rombo roco e sensuale all’accensione, ci ha fatto divertire spingendoci forte, anzi fortissimo lungo le strade di questo mitico tour che non dimenticheremo mai.
Così dopo pochi chilometri arriviamo a Sant’Agata, la casa di Lamborghini. Proprio qui Ferruccio Lamborghini decise di iniziare la produzione di supersportive. La leggenda narra che l’idea di produrre vetture sportive gli venne dopo una discussione con Enzo Ferrari. Ferruccio si lamentò con lui del funzionamento della frizione della sua Ferrari comprata nel 1958, pretendeva di dare consigli al “Drake” su come migliorarla. Pare che la risposta di Enzo Ferrari sia stata: «La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori e non le Ferrari».
Questa, secondo la nota leggenda, peraltro confermata dallo stesso Ferruccio, fu la molla che fece scattare la sua decisione di fondare il settore automobili della Lamborghini, allo scopo di costruire una vettura sportiva secondo i suoi canoni. 50 anni dopo, Lamborghini è una delle realtà automobilistiche più prestigiose.
Superato il cancello entriamo nel piazzale principale della fabbrica. Con gli ultimi scatti e foto ai dettagli della vettura ci rendiamo conto che il nostro viaggio è davvero agli sgoccioli, l’avventura sta per finire e cerchiamo in tutti i modi di posticipare il ritorno. Così risaliamo a bordo della Gallardo e andiamo alla ricerca di altri spunti fotografici intorno a Sant’Agata, troviamo un allevamento di mucche immenso e pensiamo che sia il luogo adatto per realizzare un’immagine suggestiva, il Toro (Lamborghini) circondato dalle mucche incuriosite.
Il nostro tempo è finito, ci attende un treno per Torino e non possiamo temporeggiare ancora. Svuotiamo la nostra compagna di viaggio da tutti i nostri bagagli e la salutiamo. Dopo 1.350 km insieme è davvero dura separarsi, ci mancherai…
Alla prossima avventura amici autoappassionati!
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