Ancora un calo per le immatricolazioni, a febbraio il mercato dell’automobile ha registrato l’ottavo calo consecutivo a doppia cifra. Un -21% è il dato che si ottiene paragonando il primo bimestre del 2022 con quello dell’anno precedente. Il tutto potrebbe addirittura peggiorare nel caso in cui gli incentivi annunciati ufficialmente dal governo il 18 febbraio scorso, dovessero essere emanati successivamente al 31 marzo.
Stando a quanto dice il decreto-legge pubblicato il primo marzo scorso sulla Gazzetta Ufficiale, gli incentivi saranno disciplinati “con uno o più decreti del Presidente del consiglio dei ministri su proposta del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e il ministro della Transizione ecologica, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto”. È quindi indispensabile che Giancarlo Giorgetti (Mise), Daniele Franco (Mef), Roberto Cingolani (Mite) ed Enrico Giovannini (Mims) riescano a trovare un accordo comune. Non sarà facile, in quanto prima si dovranno ripartire i 700 milioni tra i due filoni previsti dal governo, ossia i sostegni all’industria e gli incentivi all’acquisto di auto nuove, e poi dividere questi ultimi tra i diversi tipi di auto. Le prime incomprensioni potrebbero nascere da Giorgetti e Franco, con il primo che ha mai fatto mistero della sua contrarietà ai contributi a fondo perduto ai consumatori. Il secondo, invece, ne ha fatto la propria bandiera. Poi toccherà ancora a Giorgetti, ma stavolta a confronto con Cingolani, ossia il fautore dei contributi alla transizione ecologica e quindi alle sole auto elettriche, mentre Giorgetti continua a sponsorizzare i bonus sulle auto termiche.
Il Mise avrebbe proposto di destinare all’auto 600 dei 700 milioni stanziati per il 2022 e 700 dei 1000 previsti a partire dal 2023. A loro volta, i 600 milioni del 2022 dovrebbero essere così ripartiti: 450 alle auto con emissioni di anidride carbonica fino a 60 g/km, 150 a quelle con emissioni comprese tra 61 e 135 g/km.
Nel 2022 lo schema dei singoli contributi dovrebbe ricalcare quello utilizzato nel 2020 e nel 2021, ma con l’abbassamento di 5 mila euro del limite al prezzo di listino, che potrebbe dunque passare a 45 mila euro (+Iva) sulle auto che hanno emissioni di anidride carbonica comprese tra 0 e 60 g/km ed a 35 mila euro (+Iva) nella fascia 61-135 g/km.
Una leggera sforbiciata potrebbe interessare anche i singoli contributi, i quali in presenza di una rottamazione andrebbero da un minimo di 1.250 euro nella fascia 61-135, ad un massimo di 6 mila euro nella fascia 0-20 g/km. Alla fascia intermedia 21-60 andrebbero 2.500 euro. In assenza di rottamazione non ci saranno incentivi nella fascia 61-135, 4 mila euro nella fascia 0-20 e 1.000 euro per le auto con CO2 tra 21 e 60 g/km. Non va tralasciato il contributo obbligatorio della concessionaria, che equivale a 1.000 euro senza rottamazione, 2.000 euro con demolizione.
Al momento è solo una prima ipotesi ed attorno ad essa sono incentrate una serie di discussioni. Non c’è da escludere che il decreto arrivi con largo anticipo rispetto al termine del 31 marzo, ma al tempo stesso non è perentorio.
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