Situazione paradossale nel Vecchio Continente: dopo che per anni la Germania ha dominato in lungo e in largo, influenzando politiche economiche e finanziarie, ora si trova in difficoltà in fatto di dazi Ue anti auto cinesi. La Commissione dell’Unione europea punta forte su extra barriere doganali contro l’invasione di vetture (elettriche e no) provenienti dal Paese del Grande Dragone per invadere le nostre strade, così da impedire la presunta concorrenza sleale degli orientali (ipotizzati sussidi del governo di Pechino alle Case locali).
Tasse che vanno ad aggiungersi a quelle già esistenti. Il guaio, per Berlino e dintorni, è che il Dragone risponderà al “fuoco” con una ritorsione (perdipiù di portata ignota, la qual cosa accresce i timori). Le misure del Partito Comunista cinese danneggerebbero in maniera grave e forse irreversibile BMW, Mercedes e Volkswagen, visto che i dazi andrebbero a colpire le auto di grossa cilindrata fatte dagli europei e vendute oltre la Grande Muraglia. Proprio le berline e le Suv che sono il cuore pulsante dei tre colossi teutonici.
Non solo. Dazi al 48% per auto fatte in Cina da BMW, come l’elettrica Mini Aceman e la Cooper. Un pasticcio via l’altro dal quale i tedeschi cercano legittimamente di uscire in ogni maniera. Problema che riguarda pure Dacia di Renault (l’elettrica Spring) e Tesla (la celebre Model 3 fatta nella Gigafactory di Shanghai).
Nelle scorse ore, si è intensificata la lecita opera di lobbying sia del governo tedesco di sinistra (peraltro uscito con le ossa rotte dopo le recenti elezioni Ue) sia degli stessi costruttori. La Camera d’affari tedesca in Cina ha affermato pubblicamente che l’Unione europea dovrebbe investire per diventare più competitiva, invece di aumentare le tariffe sui veicoli elettrici prodotti in Cina. La Germania stuzzica Bruxelles con metafore sportive: giochiamo la partita alla pari contro i cinesi, e che vinca il migliore, senza aiutini esterni come i dazi. “Le tariffe Ue non aumenteranno la competitività dell’industria automobilistica. Non è possibile proteggere l’industria automobilistica solo nell’Unione europea se è presente in tutto il mondo”, ha affermato Maximilian Butek, direttore esecutivo della Camera di commercio tedesca nella Cina orientale.
A tutto questo si aggiunga il grande dubbio: giganti cinesi come BYD, Geely e SAIC, accusate di distorcere il mercato attraverso sussidi statali, davvero verrebbero danneggiate dai dazi Ue? Può darsi che i margini di profitto degli orientali sia così enorme, grazie a una riduzione dei costi senza eguali nel mondo, da far fronte tranquillamente alle barriere, con ricavi soddisfacenti. Anzi, il Dragone potrebbe addirittura aumentare le vendite in Europa per compensare un piccolo taglio ai guadagni effettivi per macchina.
Berlino quindi a caccia di un risultato pieno, ossia l’eliminazione totale dei dazi, o parziale, cioè il raffreddamento delle misure. Ma per la prima volta Bruxelles non ascolta i tedeschi. Per adesso. Perché sono iniziate le trattative per i posti chiave in seno alla nuova Ue post elezioni, e qui le lobby germaniche potrebbero anche calare assi dal peso specifico notevole: do ut des.
Autore: Mr. Limone
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