Portare un Gran Premio di Formula 1 in una nuova destinazione è sempre complicato: per la logistica, per le strutture, per i trasporti. Lo è anche però per i media, che si trovano ad esplorare e raccontare una realtà nuova. A Baku tutto questo è amplificato; le difficoltà, oltre che logistiche, sono anche linguistiche perchè l’inglese qui nella capitale azera non lo parla nessuno. E così si spiana la via a litigate epiche con i tassisti, rigorosamente senza tassametro, che applicano tariffe fantasiose basate forse sul meteo o sull’umore.
Il secondo capitolo riguarda gli alberghi. Tolti quelli esclusivi a ridosso della pista riservati da scuderie e organizzazione, la grande maggioranza di tutti gli altri si sono rivelati scadenti per non dire pessimi, con prezzi lievitati di 3 o 4 volte e servizi che in Italia non farebbero guadagnare neanche le due stelle. Molti infatti i giornalisti che hanno lamentato disservizi e cambiato struttura.
Come molte delle gare organizzate in località in cui i denari non mancano e la democrazia è un concetto flessibile, l’organizzazione dell’evento in sè è ineccepibile, con ondate di volontari, inservienti, militari pronti a soddisfare ogni richiesta. Sala stampa faraonica all’interno dell’hotel Hilton, ma senza finestre e lontano dalla pista. Mai si sono visti così tanti poliziotti a Baku a presidiare ogni singolo incrocio. Viene quasi da chiedersi come tutto tornerà ad essere da martedì.
Le tribune. Poche, come in ogni circuito cittadino, ma qui anche molto piccole, come a voler mascherare gli inevitabili vuoti. Molti biglietti (dai prezzi elevatissimi) sono rimasti invenduti, e le tariffe inevitabilmente in questi ultimi giorni sono crollate. L’opinione pubblica peraltro non è mai stata esattamente d’accordo con l’arrivo della Formula 1 ma come ribadito da Ecclestone i diritti umani non hanno una definizione chiara, perciò non bisognerebbe parlarne.
Veniamo alla pista. La temuta curva 8 con la strettoia modello strada di collina non ha –a sorpresa-mietuto vittime, neanche in GP2. Tanti lunghi ovviamente, e un uso della retromarcia così ampio che i più giovani di noi non ricordano. Ricciardo il primo a prendere confidenza col muro nella FP1.
Il rettilineo invece è lunghissimo, interminabile. 22 secondi col piede sul gas, neanche a Monza.
I cordoli si staccano; certo, sono fatti di lamiera, neanche di gomma dura come a Montecarlo o altrove. Il risultato è che hanno lasciato dei tagli sugli pneumatici, e in gara potrebbe diventare un problema. Tra le sessioni della giornata di oggi infatti più volte si è provveduto a fissarli di nuovo saldamente.
In gara i problemi saranno anche altri. I commissari si sono dimostrati inefficienti e incapaci. La storia del motorsport azero non è probabilmente fra le più lunghe e importanti. Nessuna gru lungo il tracciato per rimuovere le vetture rapidamente e la sensazione è che in gara oltre alla safety car si potrà vedere anche qualche bandiera rossa.
In pista quest’oggi per le qualifiche. Stay tuned!
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