Lewis Hamilton vince il Gran Premio del Texas, in un week-end dove, finalmente, il pilota inglese non ha commesso errori di sorta. Vittoria numero 50 in carriera per Lewis, che si avvicina in classifica mondiale a Rosberg portandosi a meno 26 punti, con 3 gare ancora da disputare.
Un vantaggio comunque rassicurante per Nico che sa benissimo che è tutto nelle sue mani e che il titolo, salvo guasti meccanici, non potrà sfuggirgli. La sensazione è che la Mercedes sia troppo superiore e che sia molto difficile che qualcuno possa inserirsi tra le due monoposto di Stoccarda.
Ieri però Rosberg era partito tranquillo, finendo addirittura terzo dietro Ricciardo, che aiutato dalla gomma supersoft lo avevo sopravanzato al via, ma durante la gara, la Virtual Safety Car chiamata per il ritiro di Verstappen ha penalizzato la strategia del pilota australiano che ha dovuto cedere la seconda piazza, consegnando a Rosberg un finale tranquillo e un risultato in linea con i suoi piani pre week-end.
Da sottolineare la gara di uno strepitoso Fernando Alonso che, seppur aiutato da qualche ritiro, ha chiuso in 5° posizione con la sua McLaren-Honda da sempre in crisi. Il suo urlo via radio, dopo aver conquistato la quinta piazza e dopo il sorpasso su Sainz, fa capire quanto ancora il pilota spagnolo tenga a ben figurare, visto il suo talento straordinario.
Spiace ribadirlo ancora una volta, ma anche in Texas molto male le Ferrari, incapaci fin dalle prove libere di essere competitive. Ora diciamocelo francamente anche perché a 3 gare dal termine è inutile girarci troppo intorno: la Ferrari non va. Il problema a mio avviso e che ancora non è chiaro in quali condizioni di pista la Rossa sia davvero competitiva e non in balia di temperature, mescole ed assetti. Se consideriamo che nel corso dell’anno davvero troppe volte le strategie sono state errate e che le occasioni per vincere si sono presentate in almeno 3 occasioni (Australia, Spagna e Canada) e che è sempre stato qualcun altro ad approfittarne il quadro del disastro è completo. Se aggiungiamo che quest’anno chi ha progettato la vettura nella persona di James Allison è stato allontanato, che Vettel non sta brillando come nel 2015 e che nonostante un Raikkonen in netto miglioramento di risultati rispetto alla passata stagione, la confusione regna sovrana.
Ma sono i numeri che danno bene il riflesso di questa annata negativa. Il primo dato che emerge è che la casella delle vittorie è ancora vuota, mentre nel 2015 si festeggiò in 3 occasioni.
Inoltre, solo in Spagna la Ferrari ha portato entrambi i piloti a podio e se è pur vero che nella passata stagione il dato fu uguale è da tenere in considerazione che Kimi lo scorso anno fece un campionato da dimenticare.
Il dato più allarmante riguarda i podi: Vettel, in questa stagione ne ha conseguiti soltanto 6 (33,33%) contro i 4 di Raikkonen (22,22%).
Se raffrontati a quelli dell’anno passato considerando lo stesso numero di 18 Gran Premi, Vettel di podi ne aveva conquistati ben 13 (72,22%) mentre Kimi aveva conquistato solo 2 podi (11,11%).
Sebastian ha un calo del 38,89 % sulla sua media podi, un dato allarmante che testimonia un 2016 disastroso.
Come avevo già scritto in passato, salvo miracoli, il rischio è che questi numeri peggiorino ulteriormente fino al termine della stagione amplificandone il valore.
Occorrerà molto lavoro, perché il cambio di regolamento nel 2017 è un’occasione troppo ghiotta per provare ad invertire un trend negativo, altrimenti prepariamoci ad altre sofferenze.
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