C’erano tempi in cui la Formula 1 faceva da megafono per le nuove tecnologie che negli anni successivi avremmo trovato sulle auto sportive di serie, divenendo per le case stesse una vetrina di primordine. Oggi lo smalto di qualche decennio fa è stato leggermente perso.
Sono cambiati i regolamenti e soprattutto le tecnologie su cui le case puntano, al punto, che ad attirare l’attenzione di alcuni costruttori “big” è diventata la Formula E, il campionato di monoposto spinte da motori esclusivamente elettrici con sound silenziosamente assordanti, così lontani da quelli delle cugine a motore tradizionale.
Da Renault, che ci ha creduto e investito fin da subito diventando la vincitrice del primo campionato, a DS che dal 2015 ha preso parte alle corse in partnership con la scuderia Virgin Racing, il derby fino all’anno scorso sembrava essere solo transalpino, con Audi, partner/sponsor di ABT, noto tuner tedesco.
Dalla terza stagione che prenderà il via il prossimo 9 ottobre da Hong-Kong, invece, il campionato elettrico vedrà un nuovo costruttore di auto prendervi parte ufficialmente: Jaguar.
Il Team della casa inglese, presentato oggi con l’hashtag #JaguarElectrifies, avrà come partner Panasonic, uno dei maggiori produttori di batterie al mondo.
Con Jaguar, un altro costruttore, anzi una start up che punta a guida autonoma e auto elettriche, il Faraday Future Dragon Racing Team, le new entry nel campionato FIA elettrico saranno due in un solo anno.
Non è tutto. Settimana scorsa un altro grande costruttore ha annunciato la partecipazione con un team tutto suo. Si tratta di Audi che fino ad ora aveva partecipato come partner di ABT Schaeffler, ma che dalla stagione 2017-2018 presenterà alla griglia di partenza una monoposto mossa da un propulsore “made in Ingolstadt”.
Il perché dell’attenzione delle case a questa nuovo campionato è stato spiegato da Stefan Knirsch, membro del management Audi: “A partire dal 2025, un’Audi ogni quattro vendute sarà completamente elettrica, con il primo modello, un SUV, in arrivo nel 2018. Secondo questo piano, un programma motorsport dedicato al full electric racing è una mossa logica”.
Rilancia le motivazioni di tale impegno anche Wolfgang Ullrich, il responsabile di Audi Motorsport, insieme a Jean Todt, presidente FIA: “La Formula E è un campionato urbano, un modo per sviluppare, testare e promuovere motorizzazioni elettriche e generare interesse attorno alla mobilità sostenibile”.
Lo stesso discorso vale per Jaguar, il marchio del gruppo JLR che vedrà sotto il cofano delle proprie vetture stradali, un propulsore elettrico entro il 2020, mentre alle Land Rover, verrà riservata la tecnologia ibrida.
Renault, DS, Faraday Future, Jaguar e Audi (ci sono anche propulsori made in McLaren) sono solo prime. Presto potrebbero seguire a ruota, anzi a batteria, altre case del calibro di Mercedes, Toyota e Bmw, ognuna con un propulsore sviluppato internamente.
Nel giro di soli tre anni, la Formula E, sembra aver superato tutto quell’alone di scetticismo iniziale che la circondava, rientrando tra l’altro tra le, poche, voci di utile del bilancio FIA.
Nel 2014, riporta il telegraph, 18 milioni di euro, contro 2.6 milioni di perdita con cui si era chiuso il bilancio FIA 2013.
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