Storiche

Fiat Tipo, 30 anni di un’icona: la sua storia

Tempo di lettura: 7 minuti

Nata nel gennaio 1988 per sostituire la Ritmo, la Fiat Tipo è stata un’auto molto importante per la Casa torinese. Tanto per cominciare, venne costruita su una struttura modulare: lo stesso pianale è stato infatti usato per l’Alfa Romeo 155 e successivamente aggiornato anche per l’Alfa Romeo GTV. 
In sette anni di produzione raggiunge quasi 2 milioni di pezzi. La Fiat Tipo è stata Auto dell’anno nel 1989 per le sue innovazioni tecnologiche: la prima auto del Marchio torinese ad avere la carrozzeria completamente zincata e il portellone, per risparmiare peso e per esigenze di design, era in leggera vetroresina.

I primi motori a benzina (1.1 Fire, 1.4 e 1.6, tutti a quattro cilindri) avevano l’alimentazione a carburatore: l’iniezione elettronica arrivò nel 1989, con la 1.8 i.e. da 136 CV. A listino anche un 1.7 diesel aspirato e un 1.9 turbodiesel capace di 90 CV e 186 Nm. All’epoca, la motorizzazione più sportiva della Tipo.

La storia del modello

Progettata nel periodo in cui amministratore delegato della Fiat era Vittorio Ghidella, si presentava come l’erede della Fiat Ritmo, che a sua volta aveva sostituito la Fiat 128.; il progetto interno la identificava come Tipo Due, per indicare una collocazione a metà strada tra la Tipo Uno (Fiat Uno) e la Tipo Tre(Fiat Tempra). Il numero del modello è 160.

Presentata al pubblico il 26 gennaio del 1988, in tutte e dieci le versioni in cui fu prodotta, veniva assemblata nello stabilimento Fiat di Cassino (lo stesso delle moderne Alfa Giulia e Stelvio), capace di consentire la produzione di mille vetture al giorno attraverso una tecnologia allo stato dell’arte dell’epoca per macchinari di lavorazione e materiali usati per la costruzione delle auto. Soltanto dal 1989 al 1990 pochi esemplari sono stati prodotti anche nello Stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco per garantire un adeguato livello occupazionale. Gli esemplari per il mercato sudamericano sono stati invece prodotti nello stabilimento di Betim, in Brasile.

Dopo una prima rivisitazione meccanica ed estetica, principalmente nel frontale e negli interni nel marzo 1993, quando vengono introdotte molte migliorie soprattutto sotto il profilo della sicurezza automobilistica, nella tarda estate del 1995 la Tipo è stata sostituita dalla Fiat Bravo/Brava (realizzate su un’evoluzione del pianale della Tipo denominato Pianale Fiat C) rimanendo in produzione per poco tempo ancora solo per il mercato brasiliano.

Caratteristiche peculiari

La Tipo è stata la prima Fiat di grande serie ad adottare la carrozzeria completamente zincata, che eliminava il rischio di formazione della ruggine. Fra i punti di forza della Tipo vi erano la versatilità di impiego, lo spazio interno in rapporto alle dimensioni esterne, ed un’impostazione stilistica semplice ed allo stesso tempo molto innovativa per l’epoca, caratterizzata dalla presenza di linee slanciate, dall’ampia vetratura e da altri particolari legati ad esigenze di tipo funzionale.

A tal proposito, degno di nota è il portellone posteriore, realizzato in vetroresina per poterlo sagomare a piacimento, molto arrotondato per i tempi e con conseguente diminuzione di peso; il cui disegno, assieme agli smussi degli spigoli e alle rotondità (vedi montante parabrezza che curva verso il tetto senza fare angolo) contribuisce all’efficienza aerodinamica della vettura. Nella classica conformazione berlina a 5 porte la Tipo aveva l’abitacolo più ampio della sua classe ed un capiente bagagliaio  di 350 litri, e, soprattutto, una migliore qualità di costruzione e una forma ben differente dallo stile europeo offerto dalle dirette concorrenti del periodo.

Il progetto della Tipo, con il suo innovativo telaio modulare, ha dato la sua base ad altri modelli del Gruppo Fiat, come la Fiat Tempra e Coupé, la Lancia Dedra e Delta seconda serie e le Alfa Romeo 155, 145, 146, Spider e GTV, ed ancora altri con modifiche più pesanti. Il pianale è stato apprezzato per la buona rigidità, che offriva una maggiore stabilità rispetto alla Ritmo.

La Fiat Tipo prima serie

La Fiat Tipo inizialmente fu offerta con 3 motorizzazioni benzina e 2 diesel; il 1.1 FIRE, il 1.4 e il 1.6 benzina avevano alimentazione a carburatore. Le motorizzazioni a gasolio comprendevano un 1.7 diesel e un 1.9 diesel con turbo ed intercooler da 90 cavalli e 186 Nm di coppia disponibili già a 2400 giri. Questo motore era uno dei più potenti della categoria: per questo motivo la Turbodiesel, denominata fino al 1991 T.ds, era presentata dalla Fiat come la versione più sportiva delle gamma Tipo; era inoltre l’unica versione che montava il paraurti anteriore a bocca ampia e l’unica a poter montare i fendinebbia a richiesta (che per le altre versioni, almeno inizialmente, non erano previsti). 

Nel 1989 fu proposta anche la motorizzazione 1.8 i.e. ad iniezione elettronica multipoint, con doppio albero a camme in testa e testata a quattro valvole per cilindro da 136 cavalli. Questa motorizzazione andava ad equipaggiare la versione sportiva della gamma Tipo, la i.e. 16v: inoltre fu disponibile, col vestito della i.e. 16v, anche la versione speciale “T.ds X” . L’anno seguente, nel 1990, si aggiunsero anche la versione ad otto valvole del 1.8 i.e. (110 cavalli) ed il 2.0 i.e. ad otto valvole, sempre bialbero e con iniezione elettronica multipoint da 113 cavalli.

In quello stesso anno debuttarono inoltre la 1.9 diesel con 65 CV (disponibile nella sola versione DGT), la Selecta, equipaggiata con il cambio CVT a variazione continua dei rapporti e motorizzata dal 1.4 e dal 1.6, e delle versioni Granturismo, dall’allestimento più sportivo, disponibile nelle versioni 1.8 e 2.0 8v e T.ds.

Abbiamo poi l’introduzione della Digit la strumentazione a cristalli liquidi color verde, su due “piani” di cruscotto. Riservata alla  Digit, soprannominata dopo poco tempo DGT, diventò in breve tempo un Marchio di fabbrica Fiat – la montò anche la Tempra – pur con una leggibilità che non era sempre eccellente.

Nel 1991 è la volta della Fiat Tipo 2.0 Sedicivalvole (la denominazione, scritta per esteso, troneggiava sopra la targa): 145 cv e vestito sportiveggiante, con filetti rossi sui paraurti e cerchi da 15″ argentei. Per uno 0-100 da 8,2 secondi e una velocità di punta di 208 km/h. All’interno comparivano sedili profilati, strumentazione (analogica) arricchita con manometro e termometro olio, cinture regolabili in altezza, servosterzo e vetri elettrici anteriori.

Sotto il profilo della sicurezza la Tipo era dotata fin dall’origine di poggiatesta anteriori, cinture di sicurezza anteriori e posteriori, barre antintrusione nelle porte anteriori, longheroni del motore a deformazione programmata e ABS (a due o quattro canali) a richiesta su quasi tutte le versioni e di serie sulla 2.0 16v.

Il restyling del 1993

Nella primavera del 1993 fu messa in vendita la seconda serie della Tipo che condivideva parte dei motori con la serie precedente, però aggiornati e rivisti in ossequio alla normativa anti-inquinamento Euro I. La nuova Tipo introduceva nuove finiture, particolarmente curate negli allestimenti superiori come la HSD, e nuovi interni, con una plancia più arrotondata ed i pannelli porta della Fiat Tempra. All’esterno furono adottati fari e calandra arrotondati e più sottili; la calandra aveva il logo Fiat di dimensioni ridotte sulla parte superiore ed una presa d’aria su quella inferiore.

La nuova Tipo fu rivista principalmente sotto il punto di vista della sicurezza automobilistica, con l’adozione di nuove barre anti-intrusione nelle porte, più robuste e con doppio elemento tubolare di acciaio altoresistenziale, e di una cellula dell’abitacolo irrobustita attraverso rinforzi nei montanti anteriori e centrali, nei longheroni sottoporta e nella paratia tra vano motore e abitacolo. Inoltre erano presenti volante ad assorbimento d’urto a quattro razze in materiale morbido ed ergonomico, plancia in plastica con schiumatura interna per una maggiore protezione in caso di urti. Disponibili come optional per tutti i modelli e di serie su alcuni: Airbag, pretensionatori cinture anteriori, e ABS con quattro freni a disco.

Oltre alla sola versione 5 porte commercializzata finora, venne introdotta la versione tre porte, più sportiva e con le cornici lato finestrino nere lucide di serie, Tutte le versioni 3 porte, indipendentemente dall’allestimento, disponevano di alzacristalli elettrici.

La sicurezza della Tipo fu curata maggiormente nel 1994 con l’introduzione dell’allestimento HSD (High Safety Drive), che comprendeva ABS a quattro canali, airbag lato guida, pretensionatori per le cinture di sicurezza anteriori, poggiatesta posteriori, correttore dell’assetto dei fari ed interruttore inerziale.

La Fiat Tipo in divisa e al cinema

Le forze di polizia italiane hanno utilizzato la Tipo come auto di servizio sin dai primi anni novanta. In particolare la Polizia di Stato ha utilizzato la Tipo fino a metà anni duemila, sia come volante sia come auto destinata a servizi di altro genere. Anche Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco hanno avuto in dotazione le Tipo, destinate ai servizi di trasporto degli Ufficiali e come servizi ordinari di routine; il loro colore era solitamente Blu Ministeriale mentre era rossa per i VVF.

Se ne innamora perfino il personaggio principale dello scrittore Andrea Camilleri come il Commissario Montalbano, visibile anche nell’omonima serie TV.

Nel film Fratelli d’Italia l’auto a noleggio che fa da filo conduttore fra i tre personaggi del film è una Fiat Tipo 1.4 DGT di colore verde chiaro, mentre una Tipo T.ds blu priva di copricerchi in plastica è utilizzata da Christian De Sica nell’episodio “La telefonata” del film Anni 90.

Una Tipo verde compare per alcuni secondi nel video clip di Fuori dal tunnel di Caparezza, dove infatti, viene nominata in una parte del testo: “Sbuffo pensando a serate tipo del tipo “Che facciamo?” Io ho una Tipo di seconda mano che mi fa da pub, da disco e da divano”.

La Fiat Tipo dei giorni nostri

Dopo la prima Tipo il nome della media di casa Fiat cambia in Brava/Bravo, Stilo, ancora Bravo, fino a tornare, nel 2015, al vecchio titolo, che è però del tutto autonomo rispetto all’auto degli anni ’90.

La nuova Tipo (da noi provata) non è prodotta in Italia a Cassino, ma in Turchia, negli stabilimenti FIAT di Bursa e la produzione viene gestita dalla Tofas, un’azienda fondata da FIAT nel 1969, ed è più grande, più sicura e sì, anche più tecnologica. Ma conserva una caratteristica in comune con la nonna: continua a piacere. È sul podio in Italia tra le vetture più vendute del 2017 e leader del segmento C il 20,7% di quota nell’anno, ed è stata scelta da oltre 180.000 automobilisti nella regione EMEA. Inoltre, per il secondo anno consecutivo si è confermata la vettura con il più alto tasso di crescita in Europa.

La progettazione è avvenuta in Italia a Torino (che è anche la sede EMEA di Fiat Chrysler Automobiles). Anche il design stilistico ha avuto luogo a Torino, presso il Centro Stile Fiat sotto la direzione di Roberto Giolito. Lo sviluppo è invece avvenuto fra Torino e Bursa, dove FIAT ha il proprio centro di ricerche e sviluppo per il medio-oriente, essendo il veicolo pensato principalmente per il mercato turco ed est europeo.

Stilisticamente la vettura è caratterizzata da fari grandi, ampio padiglione, esteso volume di bagagliaio, fiancata robusta e pulita. La capacità di carico dichiarata bagagliaio è di 550 litri, ben superiori ai 350 della “nonna”.

Nelle prove d’impatto effettuate dalla Euro NCAP nel novembre 2016, la Tipo 5 porte ha ottenuto due risultati diversi, rispettivamente tre stelle con l’equipaggiamento di sicurezza di serie e quattro con quello optional, dotato quest’ultimo del Safety Pack che comprende AEB.

Il fil rouge con il passato

Con lo spirito e la consapevolezza di una fresca trentenne, la Fiat Tipo guarda oggi alle sfide del futuro forte del proprio successo nel cruciale segmento C, in cui il marchio Fiat è stato da sempre protagonista.
Dalla 1100 in avanti, le compatte Fiat hanno accompagnato le famiglie italiane, e non solo, lungo le strade dell’evoluzione sociale ed economica del nostro Paese e dell’intera Europa. Fin da subito risultò la scelta ottimale per tanti giovani professionisti padri di famiglia alla ricerca di un prodotto concreto, moderno e al contempo elegante.

La Fiat Tipo di trent’anni fa era figlia di un progetto innovativo in ogni suo aspetto. Gli ingegneri Fiat concepirono un modello capace di offrire un alto livello di guidabilità, di prestazioni, di comfort e sicurezza, senza rinunce, e si concentrarono come mai prima sugli aspetti ergonomici. La Tipo “brillava” per la precisione costruttiva, grazie a tecnologie di produzione innovative, e per i materiali pregiati che garantivano affidabilità e qualità. Un’automobile quindi apprezzata per la sua funzionalità, semplicità e personalità.
Queste caratteristiche si ritrovano nella Fiat Tipo attuale, che si rifà allo spirito dell’antesignana. È infatti un’inedita miscela di tecnologia, robustezza e funzionalità, che ha conquistato il segmento C, grazie alla forza della sua concretezza.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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