Fiat 500C Cult: la prova su strada [FOTO e VIDEO]

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Definire la Fiat 500 una semplice citycar del segmento A è cosa impossibile, al pari del giudicare la Vespa alla stregua della moltitudine di scooter che circolano nelle nostre città. Entrambe sfuggono alle rispettive categorie di appartenenza, guadagnandosi nell’immaginario comune l’appellativo di oggetti di culto.

Ed è proprio Cult il nome scelto dagli uomini Fiat per l’allestimento più moderno ed esclusivo, che porta al debutto sulla 500 il quadro strumenti digitale con display TFT da 7 pollici a cristalli liquidi. Un dettaglio hi-tech che si integra perfettamente nella plancia, e che permette di raccogliere dietro al volante tutte le principali informazioni. Di serie, poi, il climatizzatore automatico, la radio CD/mp3 con tecnologia Bluetooth, i cerchi in lega da 16″ e i sensori di parcheggio posteriori: in pratica ciò che serve nella guida di tutti i giorni.

Icona di stile

15 tinte di carrozzeria posson bastare? Sì, poi c’è da sbizzarrirsi nell’abbinamento degli interni e della capote: quest’ultima prodotta dalla Webasto e disponibile in tre diverse colorazioni (beige, nera e rossa). Così la 500 risponde alle esigenze delle fashion victim, alla ricerca di un’auto glamour che sappia adattarsi il più possibile al proprio stile.

Outfit a parte, però, alla guida della piccola del Lingotto si ritrovano tutti i pregi che hanno trasformato la 500 di Giolito in un autentico best-seller, con oltre 1.200.000 unità vendute dal 2007 a oggi. Plancia e comandi trasmettono una buona sensazione di solidità, merito del disegno semplice e razionale. Qualità e finiture non sono da meno: le seconde hanno qualcosa da invidiare alle rivali tedesche, ma nel complesso l’allestimento Cult è ricco e appagante. Per averlo in accoppiata con il 1.3 Multijet bisogna spendere 22.200 €: non pochi, certo, ma necessari a portarsi a casa una cabrio sfiziosa e dal design intramontabile, in grado di accompagnarvi nella routine cittadina come nelle gite fuoriporta.

Alla guida della motorizzazione diesel

L’esemplare di 500C oggetto della nostra prova su strada era equipaggiato con il 4 cilindri turbo diesel da 1.3 litri, in grado di erogare 95 CV di potenza e una coppia massima di 200 Nm a 1500 giri/min. È proprio quest’ultimo dato che caratterizza l’esperienza di guida: il piccolo motore Multijet spinge senza difficoltà i 1055 kg di peso della Fiat 500, che si rivela così piacevolmente sprintosa. Merito anche del buon feeling trasmesso dal pedale della frizione, la cui corsa è morbida ma mai inconsistente.

A corroborare la bontà del progetto le doti di handling della vettura. La posizione di guida è rialzata, a tutto beneficio della visibilità nel traffico cittadino. Nonostante il baricentro alto, però, al volante della 500 è possibile adottare anche una guida smaliziata: le risposte sono buone – complici i cerchi generosi e gli pneumatici con spalla ribassata, di serie nell’allestimento Cult – e rollio e beccheggio sono sempre tenuti a bada dal comparto sospensioni. Solo su fondi a scarsa aderenza o con angoli di sterzo molto accentuati bisogna avere cura di non tornare troppo repentinamente sull’acceleratore in uscita di curva: la verve del 1.3 Multijet finirebbe per compromettere la pulizia di guida, aprendo inevitabilmente la strada al sottosterzo. Questo, però, a patto che si sia scelto di disattivare il dispositivo ASR mediante l’apposito tasto (ASR OFF) posto sopra la leva del cambio: in caso contrario, invece, sarà l’elettronica a correggervi, limitando la perdita di aderenza grazie all’azione delle pinze dei freni congiuntamente alla parzializzazione dell’alimentazione del motore.

Razionale e passionale

Al termine del nostro periodo di prova, abbiamo lasciato la 500 un po’ a malincuore. In un mercato dove 25 milioni di potenziali giovani automobilisti appartenenti alla Generazione Y (ovvero i nati tra il 1977 e il 1994) non progettano di comprare un’automobile prima del 2019, l’erede del Cinquino continua a ribadire il suo ruolo di leader nel pianeta delle compatte trendy. Lo fa associando i numeri – al sesto posto tra i modelli più venduti il mese scorso in Gran Bretagna – e la qualità costruttiva, delineandosi come una scelta razionale e passionale, capace di conciliare ridotti costi di gestione e al contempo di realizzare il sogno di possedere un’icona. Un’auto gioiosa e di carattere: in tempi di austerity, non c’è complimento migliore.

Vincenzo Attamante

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Vincenzo Attamante

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