Ci sono stati anni in cui ogni volta che un marchio automobilistico italiano lanciava sul mercato un nuovo modello, questo veniva immediatamente rielaborato dai tanti Carrozzieri nazionali (come Bertone, Vignale, Viotti, Pininfarina, Zagato) che per anni hanno storicamente caratterizzato e innovato il modo di fare l’automobile in Italia. Certamente gli autotelai di marchi e modelli blasonati (tra questi Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Isotta Fraschini) erano quelli più ricercati, per ovvie ragioni di prestigio e maggior spazio di manovra determinato dalla possibilità di produrre versioni dall’alto livello estetico e costruttivo senza preoccuparsi troppo del prezzo finale.
Tra le lussuose creazioni non mancavano le “carrozzate” offerte su basi meno prestigiose; su tutti quelli Fiat con le 508 Balilla e 500 Topolino per l’anteguerra e Fiat 600, Nuova 500 e 850 nel secondo dopoguerra. Negli anni decine di piccoli capolavori, oggi spesso più rari e preziosi di quelli d’alta gamma, sono stati il gioiello di fortunati possessori che potevano permettersi di spendere un po’ di più mettendosi in garage una vettura speciale. Questo si rivelò particolarmente vero durante gli anni del boom economico italiano, dove un effimero benessere generò uno dei periodi più floridi della carrozzeria italiana.
Questo rapporto tra Casa Automobilistica e Carrozzieri portava benefici ad entrambe le realtà produttive: da una parte la Casa dimostrava attraverso la “firma” del carrozziere la validità tecnica del proprio modello, dall’altra il Carrozziere poteva “far cassa” con una base tecnica già oggetto d’interesse da parte del pubblico.
A seguito del lancio sul mercato della Fiat Nuova 500 nel 1957, tra i tanti che si lanciarono nell’impresa di interpretare la piccola ed economica vetturetta italiana vi furono l’“elaboratore” Carl Abarth e la Carrozzeria Zagato, approntandone lo stesso anno una versione marcatamente sportiva (33 cv per 140 km/h) con carrozzeria coupé in alluminio su disegno chiamata Abarth 500 GT Coupé Zagato con l’obiettivo di partecipare ai campionati GT nella classe relativa che la vedrà competitiva fino al 1960, quando viene abolito.
Una collaborazione dai risultati entusiasmanti che convinceranno la Fiat, con l’obiettivo di spingere le vendite del modello di serie che inizialmente stentò a fare breccia nel portafoglio dei clienti perché considerato troppo spartano e poco potente, a contattare il fidato Abarth, che già in precedenza con le sue elaborazioni su base 600 partecipò a dare lustro al relativo modello.
Nel febbraio 1958 sul circuito di Monza sei piloti si alternarono alla guida di una Fiat 500 “N” Elaborazione Abarth (26 cv) per ben sette giorni alla media di 108,252 km/h percorrendo 18.886,44 km: la piccola 500 riesce a stabilire 6 record di velocità nella Classe I (vetture da 350 a 500 cc).
Le due vetture rimasero nella storia per risultati ed estetica, al punto da convincere nel 2011 il Centro Stile Fiat e la Zagato a collaborare alla nascita di una versione simile, adesso basata sul nuovo modello di successo lanciato per la prima volta nel 2007: al Salone dell’Automobile di Ginevra del 2011 presso lo stand Fiat fece bella mostra di sé in una sgargiante e ammiccante livrea gialla la Fiat 500 Coupé Zagato.
Al primo sguardo è subito riconoscibile sia in quanto 500, sia come appartenente all’eredità Zagato: il tetto (insieme a montanti e finestrini l’elemento oggetto principale della modifica) viene abbassato nella zona posteriore modellandolo secondo il motivo tecnico/estetico della “doppia gobba” che culmina in uno spoiler pronunciato. La soluzione è molto profilata, e imposta un abitacolo di tipo 2+2 (comunque ben abitabile) donando alla vettura una silhouette accattivante e originale, frutto di un sapiente gioco di linee e volumi che rendono leggero l’innesto del nuovo disegno flottante all’altezza del montante C. Il colore è specifico, chiamato “Giallo Pop” è una particolare tinta di carrozzeria tristrato molto cangiante che mette in risalto le linee della vettura.
Sotto il cofano fa la comparsa il leggero e compatto motore Twinair (fresco di presentazione) a tre cilindri da 964 cc e 105 cv. L’interpretazione è speciale anche in termini di allestimento, con cerchi in lega con disegno specifico da 17 pollici, quattro freni a disco autoventilanti, interni con selleria sportiva con motivo “a rombi”, tessuti tecnici per l’imperiale e pelle scamosciata gialla per gli inserti e in pelle nera per il restante interno. Marcatamente sportivo anche il volante in pelle con impuntura gialla e inserti scamosciati, in coppia con la finitura chiamata “eco chrome” brunita sulla plancia.
La versione piace molto al pubblico che subito la immagina in versione Abarth, ma purtroppo la proposta rimarrà un pezzo unico oggi conservato presso l’FCA Heritage Hub a Mirafiori in compagnia di altre chicche, testimone di un modo di fare l’automobile che ancora oggi speriamo possa tornare a circolare un giorno sulle strade.
Autore: Federico Signorelli
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