Si addensano le nubi attorno alla Ferrari e alla sua SF90, l’arma che avrebbe dovuto permettere alla Scuderia di battersi ad armi pari, o quasi, contro l’armata tedesca, giunta a uno stato di forma praticamente perfetto, e lo dimostrano le 5 doppiette consecutive che hanno annichilito Binotto e compagni.
Dopo i primi test, proprio sulla pista di Barcellona, mai nessuno si sarebbe immaginato di dover commentare un inizio di stagione così poco convincente da parte della SF90, un’auto che sembra ormai plafonata e dove, e questo è il dato che preoccupa, gli aggiornamenti sembrano non funzionare.
Anche Mercedes si presentò alla prima sessione di test con una prima versione dell’ora imbattibile W10, ma già nella seconda tornata di test arrivò una versione B, a dimostrazione dell’immensa, e lampante, capacità del team diretto da e Toto Wolff e da James Allison (ex Ferrari) per la parte tecnica.
Come si legge oggi sulla Gazzetta dello Sport, su analisi dell’ottimo inviato Luigi Perna, la debacle tecnica della Ferrari sembra essere totale, a partire dagli uomini, passando per la già condannata SF90. Utile il paragone con la festa post vittoria organizzata da Mercedes con i baffoni finti (il Tweet ironico di Mercedes-AMG F1 parla da solo…), a omaggiare l’operato di colui che ha contribuito a rendere possibile questo dominio, Mr. Dieter Zietsche. Ricordate la festa Ferrari in Malesia nel 2000 e le parrucche rosse sul podio?
Difficile dire se lo stato di forma di questa monoposto sia causa del caos nato nel 2018, specie dopo la dipartita di Marchionne (e il successivo cambio al vertice con cacciata di Arrivabene a fine stagione). Il progetto di una monoposto per la stagione successiva nasce nella primavera dell’anno prima, quindi va considerata questa ipotesi. Anno nuovo, si arriva ai test del Montmelò, febbraio 2019, e la SF90 convince tecnici e piloti, per probabile gioco a nascondino delle freccie d’argento. Scattano i semafori a Melbourne e appare chiaro che qualcosa non va sulla monoposto dalla vernice, e dall’attitudine, opaca.
Nel frattempo Mercedes vince, stravince, e Ferrari si lecca le ferite, con il solo lampo della pole in Bahrain, come ancora di salvataggio. La scelta di puntare sul famoso effetto out-wash sull’ala anteriore, concetto sul quale stanno lavorando anche altri team, non sembra essere la natura dei problemi della SF90. Anche la power unit, presentata nella sua nuova evoluzione proprio a Barcellona, è stata promossa a pieni voti, ma i famosi decimi persi nel terzo settore, dove il motore conta di meno, sembrano provenire altrove.
Dove vi chiederete? Sempre Perna di Gazzetta, e con lui tutti i colleghi della stampa specializzata, sono serafici nell’individuare un altro punto debole della Ferrari in formato 2019. Con l’arrivo delle nuove mescole Pirelli, uguali per tutti, il concetto delle sospensioni, su entrambi gli assi, lo stesso di 2017 e 2018, sembra ormai superato. Mercedes ha lavorato tanto su questo aspetto, così come Red Bull, non a caso le due scuderie che sembrano faticare meno a sfruttare al meglio le nuove Pirelli.
Nella due giorni di test a Barcellona, intanto, non ci saranno novità di rilievo sulla rossa. Altro segno preoccupante? Sì, visto il divario tecnico che aumenta invece di diminuire, su un progetto che, a ben guardare, appare già compromesso. Binotto, sul quale non c’è alcun dubbio circa le sue capacità, ha subito convocato una riunione tecnica con i suoi ingegneri per capire cosa sta succedendo. Restano allarmanti le sue dichiarazioni, rilasciate a caldo dopo il GP di Spagna, circa il progetto SF90: “Potrebbe essere sbagliato”. Se lo dice lui…
In questi casi, progettare una monoposto B richiede mesi, conviene gettare le energie sulla monoposto 2020 che proprio in primavera inizia a gettare le sue basi al CAD e in galleria del vento. Il mondiale 2019, seppur con ancora 16 tappe in calendario, sembra essere solo un sogno, o se volete, un incubo. Ad occhi aperti.
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