Ferrari SF1000 VS SF90: mettiamo a confronto la monoposto appena presentata dalla Casa di Maranello con la SF90 delle origini.
Sopra la nuova Ferrari SF1000, sotto la SF90, la monoposto che, dopo un inizio non certo esaltante, è riuscita a rialzare la testa imponendosi in tre gare appena dopo la pausa estiva, non prima di andare in pensione con 9 pole position. Vediamo come la SF1000 sia “figlia” della sua progenitrice e quanto, invece, sia differente, nonostante un regolamento rimasto praticamente identico da un anno all’altro.
Del nome e della livrea abbiamo già parlato presentandovi la nuova Ferrari SF1000, quindi concentriamoci sulle novità aerodinamiche subito balzate all’occhio.
La prospettiva, purtroppo, è leggermente diversa, ma questa vista frontale della monoposto 2020 e della 2019 è utile per capire non tanto quanto cambia il muso (che è lo stesso, seppur sulla SF1000 sia stata montata l’ultima versione, quella adottata a partire dal GP di Singapore). Confermato l’effetto outwash, mentre è praticamente certo che Ferrari sperimenterà un musetto più simile a quello di Mercedes nella seconda sessione dei test, alla ricerca di maggiore downforce in una zona strategica della monoposto. Avrà ancora vita breve, dunque, il bulbo, presente ininterrottamente dalla stagione 2016.
Dove la SF1000 differisce notevolmente dalla progenitrice è nelle bocche delle pance. Sulla vettura 2020 i tecnici guidati da Mattia Binotto hanno voluto tentare una strada diversa, con aperture di scuola Red Bull e con i due deflettori maggiormente sviluppati in larghezza. Profondamente evoluti anche gli specchietti retrovisori, ora soffiati (come su Mercedes, Red Bull e altri), così come abbiamo subito notato la presenza di due nuove appendici aerodinamiche di vecchia scuola, figlie di un’idea, sempre di Adrian Newey, risalente alla McLaren MP4-20 del 2005.
Dove c’è lo sponsor UPS, invece, si può notare un restringimento delle fiancate, segno che è stata rivista la fluidodinamica interna e, da qui, la forma dei radiatori, più piccoli e quindi meno ingombranti. Anche l’adesivo dello sponsor Shell appare “deformato” sulla SF1000 rispetto alla SF90: ciò si spiega poichè la fiancata, nella parte superiore, si “restringe” prima di quanto accadeva sulla progenitrice.
Vi riproponiamo l’immagine di copertina per notare un’altra differenza, ossia l’assottigliamento adoperato nella zona posteriore della monoposto. Manca una vista dall’alto ma Mattia Binotto ha assicurato che ore e ore di lavoro in galleria del vento sono state finalizzate a restringere, ancora una volta, la zona rinominata a Coca Cola, o collo di bottiglia per i meno esperti. Lo si nota in corrispondenza dello sponsor Ray-Ban, dove la parte di carrozzeria rossa sale più rapidamente della SF90, e non è solo questione di verniciatura.
Sono cambiati anche i bargeboards, quelle paratie sempre più sofisticate ai lati dell’abitacolo. In questo caso, però, è utile puntualizzare che la SF1000 si è presentata al teatro di Reggio Emilia con l’ultima evoluzione aerodinamica della SF90, mentre quella che vedete in foto, utile per il confronto, è la SF90 “originale”, così come venne presentata un anno fa a Maranello.
Ultima differenza, almeno apparente, è l’assetto rake, molto più pronunciato sulla SF1000 rispetto alla SF90: una scelta dovuta all’accorciamento del passo leggermente accorciato.
Ora che le abbiamo messe “allo specchio”, non resta che aspettare il responso della pista. Prima sessione al via il prossimo 19 febbraio: le gomme sono rimaste le stesse, i regolamenti anche, solo il tempo (del cronometro) deciderà la “bontà” del progetto 671, l’ennesimo uscito dalle menti geniali dei ragazzi di Maranello.
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