Quando a fine anni Novanta BMW ha rilevato il marchio Mini e ha iniziato a progettare la sua rinascita, sapeva bene di poter contare anche sulla lunga storia del brand e su un’ampia schiera di appassionati della piccola berlina britannica. Per conoscere da vicino questa realtà abbiamo partecipato all’ultimo raduno Federclub Mini Meeting, ecco com’è andata.
Anche se la Mini rinata nel 2001 non ha nemmeno un bullone in comune con quella originale concepita nel 1959 e poi evolutasi nel corso degli anni, c’è un fil rouge che collega entrambe a livello di stile e personalità. Noi, per toccare con mano una storia da raccontare.
Due caratteristiche che solitamente fanno breccia nei cuori di chi possiede un’auto che ne è dotata e allora diventa più semplice spiegare l’enorme passione che circonda la Mini degli anni Duemila. Lo abbiamo visto e toccato con con mano durante la quarta edizione del Federclub Mini Meeting, ovvero il raduno annuale che vede convergere in un unico punto i soci di tutta Italia per trascorrere un weekend immersi nello stile Mini.
L’edizione numero quattro ha preso il via venerdì scorso a Frascati ed è durata tutto il weekend con diverse attività, tra cui una gara di regolarità e turni di prove libere in pista, oltre ad alcuni esercizi educativi e divertenti come la skid car e alla cena di premiazione del sabato sera.
Ma prima di raccontarvi come è andata vale la pena specificare che il Federclub Mini Italia riunisce sotto di sé 31 club italiani per un totale di oltre 1.500 iscritti. Il club più numeroso è quello di Roma che conta 90 iscritti e ha portato al raduno ben 23 auto ricevendo anche il premio per la partecipazione più numerosa.
Le presenze dei tre giorni, invece, hanno superato le 250 persone con ben 150 Mini iscritte al raduno che lo scorso anno aveva avuto luogo a Montecatini Terme. Quest’anno, invece, la cornice scelta per l’evento era quella dei Castelli Romani, famosa zona poco a sud di Roma famosa per l’ottima cucina, ma anche ricca di verde, di laghi e di piccoli centri storici, oltre che storica residenza estiva del Papa.
L’attività più importante del sabato è stata il Mini Gaming Tour, ovvero una gara di regolarità con partenza dal centro di Frascati, tappe intermedie a Castel Gandolfo e ad Artena – il borgo non carrabile più grande d’Europa – ultima tappa nel centro di Anagni e conclusione al vicino autodromo ISAM.
Abbiamo partecipato anche noi al volante di una Mini Clubman Cooper S messa a disposizione da BMW Italia, impegnandoci al massimo in una tipologia di gara mai affrontata prima. La regolarità è una disciplina molto precisa, con tempi importi per percorrere dei tratti predeterminati e precisi controlli orari. Gli strumenti a disposizione sono sostanzialmente tre: il roadbook, il contachilometri dell’auto e l’orologio.
Tutto il resto dipende dalla precisione del pilota e del suo navigatore. Noi, per esempio, abbiamo preso un minuto di anticipo ai primi due controlli orario, siamo arrivati perfetti al terzo e in ritardo di 7 minuti al quarto, per aver sbagliato strada confondendo un’indicazione. Già, perché ovviamente il navigatore è vietato. Il giorno dopo, tra i cordoli della pista di Anagni, è andata molto meglio, sia per la nostra ottima conoscenza del tracciato, sia per la sincerità della Mini Clubman nel comportamento al limite.
Ma prima di scendere in pista ci siamo goduti le attività sotto il gigantesco tendone allestito come hospitality, giocando a freccette e a biliardino con tanti partecipanti diversi, ascoltando le loro storie e immergendoci nella loro passione per la piccola britannica. Abbiamo visto molte mini preparate, con assetti rasoterra e scarichi tonanti, ma anche tante altre personalizzate seguendo temi diversi.
Abbiamo partecipato alla grande parata conclusiva che ha formato un serpentone di oltre due chilometri fatto di 150 Mini che hanno sfilato insieme nel circuito. Il gran finale è stato il turno di 30 minuti a nostra disposizione per mettere alla frusta la Clubman Cooper S spinta dal 2 litri turbo da 192 CV.
Considerato l’assetto prettamente stradale – comunque ben sostenuto – così come i freni e gli pneumatici, la station wagon britannica se l’è cavata egregiamente mettendo in mostra un comportamento sincero, una ottima stabilità in frenata e una buona capacità di trazione, nonostante l’assenza di un differenziale autobloccante. Il feeling non è proprio da go-kart come quello della 3 porte ma c’è comunque da divertirsi.
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