Si aprono mercoledì 22 maggio i battenti di Autopromotec 2019, la biennale internazionale delle attrezzatture e dell’aftermarket automobilistico. Ospitata dal 1965 presso il quartiere fieristico di Bologna, la prestigiosa rassegna (sito ufficiale con orari, biglietti e programma partecipanti), cui non è voluta mancare FCA Heritage, è organizzata da Promotec, società di servizi di proprietà di AIRP – Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici, e AICA – Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature.
La partecipazione di FCA Heritage si inserisce nel contesto della mostra “Italia: la passione in rosso”, curata dai colleghi di Ruoteclassiche, con l’esposizione di sei auto d’epoca rigorosamente rosse. Quest’ultima attrazione, allestita all’interno del Quadriportico del quartiere fieristico, vede la partecipazione di FCA Heritage che mette a disposizione quattro rarità della sua collezione storica: Fiat 1100 S (1948), Abarth 2400 Coupé (1964), Lancia Rally 037 (1982) e Alfa Romeo SZ (1989). Completano la mostra una Giannini 500 TV (1970) e una Ferrari 328 GTS (1987) appartenenti a collezioni private.
Inutile dire cosa significhi il colore rosso per l’auto italiana e per l’appassionato. Se a Maranello il rosso non ha bisogno di presentazioni, anche altre case hanno legato i propri trascorsi a questa tonalità, a partire proprio da Alfa Romeo e Maserati. Il tutto nacque dalle competizioni, affinché il pubblico potesse distinguere le squadre italiane che gareggiavano nei campionati automobilistici internazionali.
Secondo lo schema stabilito dall’associazione che in seguito sarebbe diventata la Federazione Internazionale dell’Automobile, le auto francesi dovevano essere blu, le vetture tedesche bianche (e successivamente argento), le auto britanniche verdi e le vetture italiane, come già accennato, rosse.
La versione più sportiva della 1100 anteguerra (soprannominata “Musone”) nasce nel 1947. Progettata da Dante Giacosa, aveva una carrozzeria di tipo aerodinamico, senza paraurti. Le ruote posteriori sono carenate e il motore 4 cilindri con potenza di 51 CV a 5200 giri/min deriva da quello impiegato sulla Cisitalia 202 e permetteva una velocità massima di 150 km/h. Erano montate diverse particolarità meccaniche sul mezzo, tra cui un sistema di lubrificazione con radiatore dell’olio, una pompa dell’acqua di tipo centrifugo e un albero motore posto su quattro cuscinetti di banco. Fu realizzata in 401 esemplari ed ottenne diversi risultati sportivi di rilievo come il quinto posto alla Mille Miglia del 1947 e, l’anno successivo, tre ottimi piazzamenti sempre alla Freccia Rossa (seconda, terza e quarta assoluta).
Nel 1959 Carlo Abarth decide di lanciare sul mercato una selezione di vetture Gran Turismo eleganti e discrete ma sempre ad alte prestazioni. La gamma tocca l’apice con l’Abarth 2400 Coupé Allemano,ultima evoluzione della meccanica dell’ammiraglia Fiat 2100/2300 con motore 6 cilindri in linea. La nuova carrozzeria è l’evoluzione dei progetti e degli esercizi di stile precedenti, scaturita da un salomonico mix tra le due proposte di stile presentate ad Abarth dai carrozzieri Ezio Ellena e Serafino Allemano (che la costruisce fino al 1962). Si stima ne siano state costruite poche decine; quel che è certo è che uno Carlo Abarth lo tiene per sé, utilizzandolo tutti i giorni e per le vacanze nella natia Austria. Ma non solo: nel 1964, nonostante la vettura fosse già fuori produzione, Abarth decide di esporla ugualmente nel suo stand al Salone di Ginevra.
Conosciuta dal grande pubblico con la sigla di progetto 037, la Rally è una vettura prodotta dalla Lancia dal 1982 al 1983 per partecipare al Campionato Mondiale Rally. La versione stradale monta un quattro cilindri in linea da 1995 cm³ con testata a 16 valvole in posizione centrale longitudinale, sovralimentato da un compressore volumetrico che sviluppava 205 CV a 7000 giri/min capaci di spingere la berlinetta Lancia a oltre 220 km/h e di farle raggiungere i 100 km/h da ferma in meno di 7 secondi. Ideata dall’ingegner Sergio Limone, nelle competizioni rallistiche colse numerose affermazioni, tra cui la vittoria del Campionato Mondiale Costruttori Rally del 1983. Fu l’ultima auto a 2 ruote motrici a vincere il mondiale di specialità e fu anche l’unica a prevalere sulle più avanzate auto a trazione integrale.
Proprio trent’anni fa, l’Alfa Romeo svelò al Salone di Ginevra del 1989 la SZ. Le due lettere nella sigla indicano rispettivamente Sprint e Zagato, la carrozzeria milanese già legata ad alcune leggendarie vetture della Casa del Biscione del passato. A volere l’operazione fu l’amministratore delegato Vittorio Ghidella, che all’inizio del 1987 diede semaforo verde al progetto della Experimental Sportscar 3.0, nome abbreviato poi nel codice ES 30, da cui scaturì infine il modello definitivo. Da un punto di vista tecnico, la SZ sfrutta componenti collaudati, derivati dalle versioni sportive e corsaiole della Alfa Romeo 75. Ne sono esempi il pianale e l’impianto frenante, privo di ABS e con i dischi posteriori montati internamente, vicino al differenziale, laddove si trovano anche il cambio e la frizione, secondo lo schema transaxle. Il motore è un 6 cilindri a V di 60° con potenza di 207 CV a 6200 giri/min, velocità massima di 245 km/h.
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