Mancano, ad oggi, domenica due dicembre, esattamente due mesi e mezzo al via del mondiale di F1 2019. Una settimana fa si erano appena spente le luci, è proprio il caso di dirlo, correndo in notturna, sulla stagione 2018, quella che ha consacrato Lewis Hamilton tra i grandissimi di ogni tempo ma che ha dato spunti interessanti anche per quanto riguarda la stagione che ci aspetta. Andiamo ad analizzarla insieme.
Partiamo dalle novità: a livello tecnico debutteranno nuove regole imposte dalla FIA per quanto riguarda l’aerodinamica della vettura, con l’eliminazione degli upper flap e l’allargamento a 200 centimetri dell’ala anteriore, così, si pensa, da favorire i sorpassi. Ci sarà anche l’allargamento dell’ala posteriore, che diventerà più alta da terra, aumentando l’efficienza del DRS e, sempre in ottica di sorpassi facilitati, la possibilità di rimanere in scia della vettura che segue (questo VIDEO spiega nel dettaglio tutte le novità).
Dal punto di vista dell’immagine, in questo articolo abbiamo visto come le dieci scuderie iscritte al mondiale si presenteranno ai nastri di partenza, con novità per quanto riguarda i piloti (e i loro numeri) e soprattutto il nome dei team iscritti, con novità anche sul fronte Maranello grazie allo sponsor “simil” tabaccaio. Sul fronte piloti, ora che anche la ormai ex Force India ha ufficializzato l’ingaggio di Lance Stroll e Toro Rosso l’ex Formula 2 Albon, il quadro dei sedili si è concluso.
Per un Kubica che finalmente ritorna a calcare la scena internazionale grazie alla volontà della disastrata Williams di promuoverlo a pilota titolare, grande esempio di come crederci sempre sia più di un semplice detto, c’è un Alonso che se ne va, proprio lui che con Kubica avrebbe dovuto dividere il box in Ferrari se quel maledetto incidente al Rally di Andora del febbraio 2011 non avesse cambiato il destino del polacco.
Alonso che, a quanto pare, dice solo arrivederci al Circus per concentrarsi sulla vittoria della 500 Miglia di Indianapolis, così da conquistare l’ambita Triple Crown ed entrare nella storia del motorsport. Ce la farà? Perché no, nel 2020 un sedile si libererà di certo se lui deciderà di tornare, a meno che non abbia già preso accordi con qualcuno…
Salendo la classifica, sarà interessante vedere che ne sarà di Ricciardo in Renault. Il simpatico australiano ha deciso di abbandonare la compagine che l’ha fatto diventare il pilota che è, la Red Bull Racing, per affrontare una sfida nuova, avendo capito che vicino a Verstappen non ci sarebbe più stato spazio per lui. Già, Verstappen, in uno stato di forma straordinaria sul finire di stagione, sarà il vero rivale di Hamilton? Molto, se non tutto, dipenderà dal motore Honda che monterà la RB15 progettata dal sempre geniale Adrian Newey. Inutile esprimerci adesso, certo è che sulla Toro Rosso i progressi ci sono stati ma non tali da far pensare a una lotta costante per le prime posizioni.
E in Mercedes? Bottas esce da una stagione in cui è stato costantemente messo in ombra da un Hamilton in stato di grazia. Vuoi la vettura regalata dal finlandese all’inglese in Russia, tra i sei piloti dei tre top team il povero Valtteri è stato l’unico a non salire mai sul gradino più alto del podio. Ocon, nominato terzo pilota da Toto Wolff, è lì affacciato al box. Se Bottas non convincerà, il posto sulla seconda freccia d’argento più ambita del pianeta sarà suo e per il pilota di Nastola (Finlandia) sarà ora di guardarsi attorno.
Detto di Red Bull, Renault e Mercedes, prima di parlare della Ferrari, sarà interessante sapere cosa ne sarà del connubio Alfa Romeo Sauber. La squadra è tra quelle che ha mostrato un miglioramento netto nel corso del 2018 e l’augurio affinchè la crescita continui oltre San Silvestro è scontato. Interessante l’accoppiata Raikkonen-Giovinazzi: uno torna da dove tutto era iniziato, bisognerà capire con quali motivazioni (i maligni dicono per rinfoltire il suo conto in banca per poi godersi una pensione dorata), il secondo chiamato finalmente nel ruolo che gli spetta, quello di pilota titolare, a distanza di 8 anni, a Melbourne, dall’ultima comparsata di un italiano in F1.
Chiudiamo con la rossa, protagonista indiscussa, nel bene e nel male, quando si parla della massima categoria dell’automobilismo. La futura SF72H, se rimarrà questa denominazione, sarà la prima a nascere sotto la gestione ormai priva della guida Marchionne, una bomba esplosa l’estate scorsa quando l’ex presidente venne ricoverato e passò a miglior vita lasciando tutto l’ambiente rosso nelle sabbie mobili.
Passato l’effetto della dipartita, e riorganizzata la squadra, specie sotto un Maurizio Arrivabene che ha mostrato tratti di nervosismo durante il finale di stagione, il prossimo anno sarà il quinto di Vettel a Maranello deve davvero essere l’anno della svolta, altrimenti aspettiamoci davvero un ribaltone a fine F1 2019. Chi non si muoverà di certo sarà Charles Leclerc, il giovane talento sul quale si sta costruendo il futuro della Ferrari, chi invece potrebbe muoversi sarà proprio il tedesco quattro volte del mondo, apparso, specie da Monza poi, vittima di una spirale negativa che nessuno ha capito da cosa sia stato causata.
Motivi personali, scarsa fiducia nella squadra? Nessuno si esprime, tutto tace. Il pilota deve ritrovarsi e non sono piaciute le sue dichiarazioni al Corriere della Sera in cui afferma che anche senza i suoi errori la Ferrari avrebbe perso il mondiale contro questa Mercedes (e, aggiungiamo noi, questo Hamilton). Insomma, pulizia mentale, monoposto in forma e si riparte da Melbourne, gara vinta sia nel 2017 sia nel 2018 proprio da Vettel.
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