L’Unione Europea prende posizione, finalmente, in maniera più concreta nel confronto bellico tra Russia ed Ucraina e lo fa avvalendosi sula fornitura di petrolio. L’UE ha deciso di dare il via all’embargo sul petrolio russo dal prossimo 5 febbraio, data in cui sarà stabilito anche il price cap del G7. Si arriva così ad un punto critico per quel che concerne i rapporti tra Occidente e Federazione Russa, ma anche ad uno snodo cruciale nelle relazioni tra paesi consumatori e produttori. Ora tutti gli automobilisti si portano a chiedere: l’embargo sul petrolio russo porterà un nuovo caro carburanti?
Tra qualche giorno, il presidente russo Vladimir Putin dovrà fare a meno dei soldi provenienti dalla vendita di petrolio ai Paesi dell’Unione Europea. La decisione è stata presa dall’UE, che ha porrà l’embargo sul petrolio russo dal prossimo 5 febbraio. Manca qualche giorno allo stop all’importazione di prodotti petroliferi lavorati dalla Russia, un qualcosa che, però, potrebbe ritorcersi sugli automobilisti.
Le conseguenze di questa misura potrebbero causare un ulteriore aumento del prezzo dei carburanti, soprattutto del Diesel, il quale a rigor di logica dovrebbe superare la soglia dei 2 euro a litro. Fino a giugno 2022, l’Italia importava dalla Russia solo il 5% di greggio, poi il tutto è stato interrotto, decidendo di tornare autonoma sfruttando i 13 impianti di raffinazione presenti sul territorio capaci di produrre 88 milioni di tonnellate di gasolio dando soddisfazione alla richiesta nazionale di 55 milioni di tonnellate.
A far lievitare il prezzo ed a rendere insufficiente la produzione è però la richiesta dall’estero poiché alcuni paesi membri potrebbero rivolgersi all’Italia per soddisfare il loro fabbisogno energetico e ciò provocherebbe ripercussioni sulle disponibilità interne creando una inevitabile ed ulteriore, impennata dei prezzi alla pompa. Con il profilarsi di questa situazione non solo si innalzeranno i prezzi alla colonnina, ma l’inflazione schizzerebbe alle stelle.
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