E a furia di stuzzicare il Grande Dragone in materia di auto elettriche, il gigante orientale si svegliò, facendo tremare il mondo: la Cina ricorre contro i sussidi Usa. Partiamo dall’inizio della telenovela. Nella grande corsa verso le vetture a corrente allestita da Stati Uniti con Biden e dall’Unione europea con Ursula von der Leyen, è sfuggito un piccolo particolare. Ossia che Pechino potesse divenire un inarrestabile carro armato in fatto di produzione ed esportazione di batterie per veicoli a pila, e in materia di macchine a elettroni più in generale. Così, la nazione della Grande Muraglia ha sbaragliato la concorrenza, divenendo leader del settore.
Mentre l’Ue cerca disperatamente e tardivamente di aprire qualche ombrello protettivo sulla testa delle proprie aziende automotive, gli States hanno ideato il maxi piano Inflation Reduction Act che prevede agevolazioni (sussidi statali) fino a 7.500 dollari per chi compra vetture elettriche. A una condizione: che siano state però costruite sul suolo americano. O meglio, tramite cavilli legali complicatissimi e in costante evoluzione, realizzate con prodotti made in Usa. Si parla di materiali (cobalto, grafite, litio, nichel) e batterie.
Profondamente infastidita, la Cina ha fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro quelli che reputa sussidi discriminatori. Perché danneggerebbero le aziende di Pechino. È anche un avviso ai naviganti: se mai Bruxelles dovesse solo pensare a dazi contro gli orientali, questi reagirebbero immediatamente sotto il profilo economico. “Tali esclusioni distorcono la concorrenza leale, interrompono le catene industriali e di fornitura globali e violano i principi dell’Organizzazione come il trattamento nazionale e il trattamento della nazione più favorita”, ha detto il Dragone a fine marzo.
Un cortocircuito senza precedenti nella storia. L’industria cinese legata alla mobilità elettrica è stata avvantaggiata da forti aiuti di Stato per lo sviluppo di batterie e auto elettriche. Al contempo, Usa e Ue hanno favorito l’ascesa del Dragone, con mosse controproducenti, specie bloccando a tutto spiano le auto termiche senza un progetto di largo respiro. Adesso, la guerra commerciale fra Sleepy Joe e Xi Jinping diventa molto più dura, includendo le vetture a batteria: settore chiave dell’industria mondiale del futuro.
Nello scontro, si mischiano ideologie, economie e questioni pratiche: “Col pretesto di una risposta al cambiamento climatico e per la protezione ambientale, gli Stati Uniti hanno formulato politiche discriminatorie attraverso il loro Inflation Reduction Act riguardo ai veicoli a nuova energia, escludendo dai sussidi i prodotti provenienti dalla Cina e da altri membri del Wto”, queste le parole del Dragone. Attenzione poi alla volontà di trascinare nella battaglia finanziaria altri Paesi, visto il riferimento esplicito ad altre nazioni. Pechino cerca alleati anti Usa, con la usuale sapienza politica.
Autore: Mr. Limone
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