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Don’t Panic Tesla: solo una geniale mossa di marketing?

Tempo di lettura: 2 minuti

Che Tesla non stia vivendo mesi tranquilli è ormai noto a tutti, complici i gravi ritardi nella produzione e nelle consegne della Model 3, l’auto che, almeno nei proclami, dovrebbe portare la mobilità elettrica a buon mercato.

Forse non tutti sanno, però, che Elon Musk è più di un grande imprenditore, quanto un abile uomo di marketing. Dopo il lancio in anteprima mondiale della nuova Tesla Roadster, capace di far impallidire le sue concorrenti dirette e di fare da specchio delle allodole per i problemi in azienda, è arrivata un’altra impresa da prima pagina.

Musk è infatti padre padrone della società SpaceX, che, dopo anni di voci, ha finalmente compiuto il primo volo inaugurale, un grande successo per altro. Un grande plauso all’eclettico imprenditore ma è qui che ha piazzato il colpaccio.

Entrato in orbita, il razzo Falcon Heavy, il più potente sulla terra fino a ora mai costruito, ha rivelato il suo contenuto, ovvero una vecchia Roadster che, “guidata” per così dire da un manichino, lo Starman, mai termine fu più appropriato a circa 2 anni dalla morte del mitico David Bowie, è ora diretta verso Marte.

Sul cruscotto la scritta in evidenza “Don’t Panic” (citazione di “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams) quasi a rassicurare il mondo intero, rimasto quanto meno stupefatto dalla “sorpresa” contenuta nel razzo, sulle sorti di Tesla stessa e del futuro di Elon Musk, ancora una volta in grado di finire sulla copertina della stampa internazionale.

Va dato atto che il Falcon Heavy è tutto meno che uno specchio per le allodole. Potrebbe sul serio rivoluzionare il futuro dei viaggi spaziali. Annunciato nel 2011, ci sono voluti 7 anni per rendere questo sogno una realtà. Il razzo del futuro può portare in orbita fino a 64 tonnellate di materiale per lancio, con la capacità di non distruggersi durante il viaggio come accadeva in passato.

Il lancio è avvenuto da Cape Canaveral, storica base della NASA entrata nell’immaginario collettivo per i lanci sulla Luna e degli Space Shuttle nel secolo scorso. A pochi minuti dal lancio, quando i due razzi supplementari si sono staccati, è stato emozionante vederli tornare sulla terra in uno spettacolo che definire coreografico è riduttivo. Il terzo, purtroppo, è invece andato perso ma l’impresa è stata ugualmente un successo.

Il sistema di recupero dei razzi è comunque centrale per SpaceX e per la credibilità dello stesso Musk, perché permette di ridurre drasticamente i costi per i lanci spaziali. La sua società è stata infatti l’unica, dopo il pensionamento degli Shuttle, a puntare e investire su questi sistemi.

Mossa di marketing o meno, complimenti a quel genio di Musk! Se l’uomo arriverà un giorno su Marte sarà anche grazie a lui, la prossima volta, però, meno lanciafiamme in vendita su internet…

Per chi si fosse perso l’impresa, dal minuto 10 al minuto 58 potete godere di una vista privilegiata sul nostro pianeta. 

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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