Che Tesla non stia vivendo mesi tranquilli è ormai noto a tutti, complici i gravi ritardi nella produzione e nelle consegne della Model 3, l’auto che, almeno nei proclami, dovrebbe portare la mobilità elettrica a buon mercato.
Forse non tutti sanno, però, che Elon Musk è più di un grande imprenditore, quanto un abile uomo di marketing. Dopo il lancio in anteprima mondiale della nuova Tesla Roadster, capace di far impallidire le sue concorrenti dirette e di fare da specchio delle allodole per i problemi in azienda, è arrivata un’altra impresa da prima pagina.
Musk è infatti padre padrone della società SpaceX, che, dopo anni di voci, ha finalmente compiuto il primo volo inaugurale, un grande successo per altro. Un grande plauso all’eclettico imprenditore ma è qui che ha piazzato il colpaccio.
Entrato in orbita, il razzo Falcon Heavy, il più potente sulla terra fino a ora mai costruito, ha rivelato il suo contenuto, ovvero una vecchia Roadster che, “guidata” per così dire da un manichino, lo Starman, mai termine fu più appropriato a circa 2 anni dalla morte del mitico David Bowie, è ora diretta verso Marte.
Sul cruscotto la scritta in evidenza “Don’t Panic” (citazione di “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams) quasi a rassicurare il mondo intero, rimasto quanto meno stupefatto dalla “sorpresa” contenuta nel razzo, sulle sorti di Tesla stessa e del futuro di Elon Musk, ancora una volta in grado di finire sulla copertina della stampa internazionale.
Va dato atto che il Falcon Heavy è tutto meno che uno specchio per le allodole. Potrebbe sul serio rivoluzionare il futuro dei viaggi spaziali. Annunciato nel 2011, ci sono voluti 7 anni per rendere questo sogno una realtà. Il razzo del futuro può portare in orbita fino a 64 tonnellate di materiale per lancio, con la capacità di non distruggersi durante il viaggio come accadeva in passato.
Il lancio è avvenuto da Cape Canaveral, storica base della NASA entrata nell’immaginario collettivo per i lanci sulla Luna e degli Space Shuttle nel secolo scorso. A pochi minuti dal lancio, quando i due razzi supplementari si sono staccati, è stato emozionante vederli tornare sulla terra in uno spettacolo che definire coreografico è riduttivo. Il terzo, purtroppo, è invece andato perso ma l’impresa è stata ugualmente un successo.
Il sistema di recupero dei razzi è comunque centrale per SpaceX e per la credibilità dello stesso Musk, perché permette di ridurre drasticamente i costi per i lanci spaziali. La sua società è stata infatti l’unica, dopo il pensionamento degli Shuttle, a puntare e investire su questi sistemi.
Mossa di marketing o meno, complimenti a quel genio di Musk! Se l’uomo arriverà un giorno su Marte sarà anche grazie a lui, la prossima volta, però, meno lanciafiamme in vendita su internet…
Per chi si fosse perso l’impresa, dal minuto 10 al minuto 58 potete godere di una vista privilegiata sul nostro pianeta.
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