FILE PHOTO: Luca de Meo, Chief Executive Officer of Groupe Renault, speaks during a news conference about Renault electric strategy during Renault eWays event in Meudon, France, October 15, 2020. REUTERS/Benoit Tessier
“Gli Stati Uniti incentivano, i cinesi pianificano, gli europei regolamentano.” Con queste parole estremamente d’attualità, Luca de Meo, AD del Gruppo Renault, si rivolge all’Europa in vista delle prossime elezioni e lo fa attraverso una lettera in cui racconta lo stato attuale della transizione elettrica.
Tramite una roadmap precisa, il manager italiano, formula anche sette raccomandazioni e otto misure per sviluppare una vera e propria politica industriale europea, competitiva e decarbonizzata.
La Lettera all’Europa di Luca de Meo promuove un’azione collettiva per affrontare una delle sfide più urgenti dell’industria automobilistica europea. La diagnosi presentata nella Lettera è costruita sulla base dei fatti, per formulare raccomandazioni concrete:
Questa è solo una parte del documento, che ha nei suoi punti molti elementi di grande interesse (come lo sviluppo degli e-fuel facente parte del primo punto sulla neutralità tecnologica) e i dati nelle 20 pagine del documento sono esemplificativi di quanto l’Europa debba stare accanto alla sua industria automobilistica, come fanno alcuni continenti “competitor”.
C’è qualcosa che viene un po’ trascurato, però, portando i dubbi dei più scettici alla domanda: non ci staremo facendo un autogol con tutte queste restrizioni, addirittura con appelli all’Europa, per chiedere maggiore attenzione alla transizione elettrica, mentre il resto del mondo procede a una velocità che definire da “lumaca” è dire poco? Tutto ciò senza dimenticare il fatto che l’apporto europeo influisce per il 7% delle emissioni globali e i trasporti sono solamente una parte di questo inquinamento. La Cina, che sta mangiando sempre più terreno in fatto di auto elettrica nei confronti del resto del mondo, emette il 33% sul totale, gli USA il 12, 5%, l’India il 7% e la Russia il 5% (Fonte: CO2 emissions of all world countries, 2022 Report).
Ovviamente, bisogna considerare anche il mercato, che durante questi momenti di svolta, è la vera cartina di tornasole del vero interesse per l’elettrico. I risultati ci diranno non se l’auto elettrica sarà il futuro, ma principalmente quando l’auto elettrica sarà il presente e potrà camminare con le proprie gambe. Nel frattempo stiamo gettando letteralmente al vento decenni di know how su “come si fanno” le auto tradizionali, che hanno caratterizzato quantità e qualità di impiego negli ultimi 100 anni.
La speranza è che l’auto non diventi un prodotto destinato esclusivamente a una piccola elite, che non torni a essere il bene di lusso che era prima del boom economico, come abbiamo letto in qualche nefasta previsione degli scorsi mesi.
Nella nostra “lettera all’Europa”, chiederemmo solamente una cosa: affidatevi a chi è esperto di auto e trasporti, senza alcun interesse aziendale.
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