Doveva essere una crociata contro il dragone cattivo, che inonda l’Europa di auto elettriche e non drogate dai sussidi di Pechino. E invece, nel remake teutonico di Guerra e pace, la BMW si schiera con il nemico: “Fermi tutti, i dazi ci fanno male!”.
Già, perché a Monaco hanno scoperto che se produci Mini Cooper elettrica e Aceman in Cina e poi te le tassano al 20,7% (stando ai dazi previsti), il business vacilla. Ah, il libero mercato: tutti lo invocano finché non gli tocca pagare il conto. Così, assieme ai cinesi BYD, Geely e SAIC, i bavaresi fanno causa all’Europa: “Dazi ingiusti!”.
Bruxelles dice che le elettriche cinesi costano meno perché Pechino le droga di aiuti di Stato. Verità sacrosanta, ma con un dettaglio: l’Europa non è certo un tempio del capitalismo puro, visto che ha impilato incentivi come mattoncini Lego per spingere la transizione ecologica e sta studiandone di nuovi. Peccato che gli europei continuino a preferire le termiche e la spina la usino per il frullatore.
Intanto, il mercato è in stallo, le vendite delle elettriche europee arrancano e, come in un perfetto gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza: la Cina ride, BMW si indigna e Bruxelles, come sempre, media.
Conclusione? La solita: paghiamo noi.
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