l tema dei dazi sulle auto elettriche cinesi è diventato cruciale nel dibattito politico ed economico globale. L’UE ha appena annunciato che da Luglio 2024 ci saranno aumenti da un minimo del 17,4% a un massimo del 38,1% in aggiunta al 10% ordinario sull’import di auto elettriche di qualsiasi provenienza.
Cosa ne pensa la politica italiana?
BYD sarà la meno colpita con dazi del 17,4% mentre la più colpita sarà la SAIC (che possiede MG) con un 38,1%. A seguire la Geely, con un 20% tondo, che possiede Volvo, Polestar, Lynk, Proton, Lotus e il 50% di Smart.
21% per Xpeng, Nio, Leapmotors, Great Wall, Chery, Aiways, Voyah e Seres.
Infine, i produttori che non hanno collaborato subiranno tutti dazi del 38,1%.
I dazi doganali sono imposte applicate ai beni importati per proteggere i mercati nazionali. I dazi sulle auto elettriche cinesi in poche parole servirebbero a proteggere l’industria automotive locale dai prezzi estremamente competitivi.
Vedi la BYD ad esempio, che si sta imponendo sempre di più in tutta Europa. In UK BYD aumenta le vendite a discapito di Tesla e Ford. Nello stesso paese appena un mese fa ha inviato 1800 BD11, ovvero bus a due piani elettrici, sulla linea di altri paesi come Irlanda e Olanda. In più a Milano AutoTorino ha appena aperto un’altra filiale BYD.
Questo quadro ci fa rendere conto della competitività delle auto elettriche cinesi. Queste infatti possono essere vendute a prezzi minori rispetto ad altre auto elettriche occidentali. Il motivo? La Cina investe moltissimo sull’elettrico e incentiva notevolmente i produttori.
La destra italiana, rappresentata principalmente da partiti come Fratelli d’Italia e Lega, supporta l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi. Secondo esponenti come Giorgia Meloni e Matteo Salvini, questi dazi sono cruciali per salvaguardare i posti di lavoro italiani e contrastare la concorrenza sleale della Cina, che beneficia di sussidi statali.
Inoltre, sottolineano la necessità di garantire la sicurezza economica nazionale e ridurre la dipendenza dai prodotti cinesi, promuovendo invece la produzione locale e l’innovazione tecnologica italiana.
D’altra parte esponenti della sinistra come Elly Schlein e Nicola Fratoianni sostengono che imporre dazi sulle auto elettriche cinesi rallenterebbe la transizione ecologica. In buona sostanza, la sinistra ritiene che piuttosto che fare muro contro muro sia più produttivo e veloce abbracciare le tecnologie che arrivano prima e a prezzi minori. Tutto questo nell’ottica di una maggiore cooperazione internazionale per contrastare la crisi climatica.
Partiti come Italia Viva e Azione ed esponenti quali Matteo Renzi e Carlo Calenda, riconoscono la necessità di proteggere l’industria automobilistica italiana, ma propongono anche incentivi per la produzione interna di auto elettriche invece di soli dazi. Sostengono che una politica commerciale sostenibile possa favorire la competitività dell’Italia senza compromettere le relazioni internazionali e gli obiettivi ambientali.
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