Audi è entrata nella storia vincendo la Dakar 2024. Grazie alla trazione integrale, già trionfatrice sui campi di gara negli anni ’80 e ai trionfi della 24 Ore di Le Mans sia con motori Diesel sia con motori ibridi, ora la Casa dei quattro anelli ha un altro importante trofeo da esibire nella propria bacheca. Il 19 gennaio 2024, la Casa dei quattro anelli ha confermato il successo di questa vision, parte integrante del DNA del Brand, portando la tecnologia e-tron alla vittoria della Dakar, il rally raid più difficile al mondo.
A trionfare con la RS Q e-tron è stato l’equipaggio Carlos Sainz/Lucas Cruz, con il papà del pilota Ferrari capace di arrivare primo all’età di 61 anni. Il prototipo elettrico con range extender, prima di prendere parte alla Dakar, ha affrontato oltre 5.880 chilometri attraverso le sessioni di sviluppo di Saragozza, Château de Lastours e in Marocco oltre a due gare test: la Baja España Aragón e il Rallye del Marocco. Successivamente è partito per la Dakar 2024, dove ha percorso altri 8.054 chilometri. Ciò significa che il telaio 110 vincitore, ad oggi, ha all’attivo 13.934 chilometri.
Il team di sviluppo guidato da Leonardo Pascali, ingegnere con trascorsi in F1 e nell’endurance, ha affinato molteplici aspetti di Audi RS Q e-tron per rendere il prototipo dei quattro anelli ancora più competitivo. Pascali, per la prima volta cimentatosi nel mondo dei rally raid, ha definito il progetto Dakar come “la migliore esperienza professionale della propria vita”.
Se non avete bene chiaro in mente cosa significa affrontare una Dakar, sappiate che Audi ha registrato con la sua RS Q e-tron un’accelerazione negativa di 16g dopo l’atterraggio di un salto su una duna. Per un paragone, un aereo di linea sottopone i passeggeri ad accelerazioni non superiori a 1,5g, mentre gli astronauti arrivano a 4g in fase di decollo. Nonostante i carichi elevati, ampia parte dei componenti della vettura non ha subito alcun intervento di ripristino o manutenzione.
Gli ingegneri Audi hanno rilevato come l’Audi RS Q e-tron di Carlos Sainz abbia mantenuto la velocità massima consentita, pari a 170 km/h, per ben 260 secondi consecutivi (pari a 4 minuti e 20 secondi). Un record per una competizione off road, ma un primato anche per la pista, dato che eguagliarlo richiederebbe un rettilineo di oltre 12 chilometri. Carattere diametralmente opposto per la sesta tappa attraverso l’Empty Quarter, il più grande deserto di sabbia al mondo. In 400 chilometri di dune, Carlos Sainz e Lucas Cruz hanno fatto registrare una velocità media inferiore a 50 km/h. Un’andatura apparentemente “tranquilla” che, sul campo, si è trasformata in uno straordinario stress test per la trazione elettrica, la trasmissione e il sistema di raffreddamento.
Non meno importante l’efficienza di tutto il sistema: la tecnologia di recupero ha coperto in media il 14% del fabbisogno energetico quotidiano e, al tempo stesso, ha favorito il contenimento dell’usura dei freni al punto che il team ha sostituito solo una volta i dischi anteriori. Durante l’intera Dakar, Carlos Sainz e Lucas Cruz hanno utilizzato 54 pneumatici, cui si aggiunge una gomma ceduta dai compagni di squadra Mattias Ekström/Emil Bergkvist nel corso della decima tappa, a fronte di 11 forature e due cerchi danneggiati. Un risultato testimonianza di un invidiabile equilibrio telaistico.
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