Ad oggi non si sa ancora quale sa a quale punto sarà la transizione energetica nel 2024, anno in cui, stando le voci di corridoio, dovrebbe debuttare la nuova Dacia Duster, la terza serie. Questo poiché se l’elettrificazione è una prospettiva ormai totale, ci sono auto che, per rimanere fedeli a sé stesse con questo cambio di paradigma tecnologico, dovranno arrivare ad un compromesso.
Un caso è proprio quello del SUV Dacia, che dell’ibrido ha bisogno per garantirsi un futuro, ma allo stesso tempo dovrà tenere fede ai propri valori di concretezza e accessibilità per portare avanti il suo successo.
A questo punto, se i costi produttivi aumenteranno, e con loro i prezzi medi delle automobili, potrà la Dacia Duster rimanere una sport utility più conveniente del mercato? E avrà ancora i suoi classici punti di forza, ovvero le motorizzazioni uniche e caratteriali oltre una trazione integrale di tipo meccanico? In assenza di informazioni ufficiali, tocca cercare le risposte nelle mosse della Casa, alle prese con una metamorfosi voluta dal Ceo del gruppo Renault, Luca De Meo.
Semplificando, l’intenzione è quella di confermarsi un benchmark nel rapporto qualità/prezzo dove si punterà sempre all’essenzialità e alla solidità tecnica, ma anche di sapersi continuare a distinguersi offrendo prodotti appetibili. Per questo, la chiave di Dacia Duster sta nel design e nel nuovo indirizzo anticipato dalla concept Bigster, una Suv più grande i cui stilemi influenzeranno le Dacia del futuro. A partire dalla Dacia Duster III, che potrebbe adottare la medesima mascherina, la fanaleria tridimensionale e i lamierati spigolosi tipici della futura sorellona.
La scommessa di Dacia rimarrà sempre quella di coniugare le rinnovate ambizioni con il caposaldo per eccellenza del marchio: un listino alla portata di tutti. La soglia d’accesso alla terza generazione risulterà essere inevitabilmente destinata ad alzarsi rispetto alle serie precedenti ma, per evitare un effetto-barriera, la Dacia punterà su un approccio “design to cost”. Gli aumenti, insomma, verranno contenuti permettendo di offrire ai clienti “solo ciò di cui hanno realmente bisogno”, ciò che il ceo Le Vot ha definito il principio dell’essenzialità e riducendo il più possibile i costi di quel che ci vede essere o bisogna aggiungere, ovvero l’ibrido. In questo senso, la soluzione permane nelle sinergie con la Renault. La Casa della Losanga fornirà alla prossima Dacia Duster il pianale Cmf-B e, con essa, alcuni powertrain elettrificati, compreso, in tutto e per tutto, il TCe full hybrid già introdotto su Clio e Captur, lo stesso che vedremo su Dacia Jogger: un powertrain che abbina un 1.6 benzina da 92 CV a due motori elettrici e a un cambio robotizzato a quattro rapporti.
In realtà, di confermato ufficialmente, per il momento, c’è solo l’arrivo del mild hybrid 1.3 TCe, pronto al debutto su Jogger già a partire dal 2023. Si punta quindi ad un’elettrificazione di stampo leggero, che manderà in pensione il diesel, ma non cancellerà del tutto la tradizionale gamma della Dacia Duster, che accanto a una piccola unità esclusivamente a benzina, stiamo parlando del tre cilindri da 1.0 da 110 CV, che dovrebbe riproporre la variante benzina-Gpl, da sempre emblema di gran successo in Italia. La SUV romena continuerà ad avere versioni con trazione integrale di tipo meccanico, mantenendosi sul mercato come un’opzione credibile anche per chi cerca una fuoristrada accessibile ed efficace.
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