Vi abbiamo parlato della volontà da parte del governo di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia a causa dell’immane tragedia successa sul ponte Morandi dell’A10. Siamo andati a leggere la convenzione firmata nel 2007 tra ANAS e Autostrade per l’Italia, in parte resa pubblica a febbraio di quest’anno sul sito del Ministero dei Trasporti per spiegarvi meglio perché lo Stato dovrebbe addirittura risarcire Autostrade per l’Italia.
Nel documento si legge che il rapporto può interrompersi in caso di «grave inadempienza» da parte del concessionario rispetto a un serie di obblighi. Tra questi obblighi a carico del concessionario c’è anche il «mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse». Se la «grave inadempienza» venisse dimostrata, quindi, lo Stato tramite ANAS subentrerebbe nella concessione ad Autostrade per l’Italia.
Il problema è che in caso di revoca è previsto un costo. ANAS dovrebbe pagare infatti ad Autostrade per l’Italia un «importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento di decadenza sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi oneri, investimenti e imposte nel medesimo periodo». La formula, in realtà, è ancora più complessa ma la sostanza è che ci sarebbe un indennizzo parametrato agli utili previsti fino alla fine della concessione. Si stimano più di 20 miliardi di euro di indennizzo.
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