Con l’introduzione del Nuovo Codice della Strada, il futuro della mobilità in sharing in Italia rischia un forte ridimensionamento. Dopo l’approvazione dello scorso 27 marzo, il DdL 1086, in caso di voto favorevole al Senato, sancirà l’obbligo del casco per la guida di tutti i monopattini elettrici e non, privati e in sharing.
Se da una parte si è voluto incentivare la sicurezza, questa normativa mette a repentaglio non solo questo settore ed i suoi occupati, ma la mobilità in sharing in generale, in quanto la parte dei monopattini interessa oltre il 50% dei noleggi complessivi. Assosharing, la prima Associazione di categoria del comparto sharing mobility in Italia, ha deciso di partire dai dati che dimostrano quanto i monopattini elettrici in sharing siano già sicuri, grazie a tutte le autolimitazioni imposte ai mezzi stessi (ad esempio velocità massima di 20 km/h, potenza massima limitata) e alla tecnologia sempre maggiore sui monopattini di ultima generazione (GPS con posizionamento entro l’area operativa ristretta alle zone urbane).
E il settore dei monopattini in sharing è sempre più sicuro secondo i dati, con un’incidentalità per chilometro percorso in caduta di quasi il 61% tra il 2021 e il 2022 (ultimi dati disponibili). Il tasso di incidenti è crollato da 1,47 per 100 mila chilometri percorsi nel 2021 a 0,58 nel 2022 allineandosi alle biciclette e distanziandosi definitivamente da moto e motorini.
“L’incidentalità è diminuita in maniera rilevante grazie ad un utilizzo sempre più responsabile da parte degli utenti dei monopattini in sharing indotto dallo stretto controllo da parte degli operatori e alle tecnologie sempre più avanzate sui monopattini stessi. Il dato è in forte controtendenza rispetto al settore della mobilità in generale. Infatti, in Italia si è avuto un incremento dell’incidentalità nel 2022 rispetto al 2021 dell’1,2 per cento, mentre per i monopattini elettrici in sharing il dato mostra una caduta di quasi il 61% nello stesso anno” – ha dichiarato Andrea Giaretta, Vice Presidente Assosharing, Referente monopattini in sharing. Un altro dato che fa ben comprendere la sicurezza dei monopattini a noleggio è quello che deriva dal confronto con gli altri mezzi in sharing. I monopattini hanno degli indici molto inferiori rispetto agli scooter a noleggio e persino leggermente inferiori alle bici a noleggio. Un altro fattore da tenere in considerazione è che la sicurezza stradale dipende molto dalle condizioni di ogni singola città come mostra bene il grafico nella pagina seguente. Gli incidenti vanno da valori pari a 0,1 incidenti per 100 mila noleggi a Bari a 4 incidenti per 100 mila noleggi a Torino. Un ultimo dato molto importante da tenere in considerazione è il tasso di mortalità per milioni di utenti. Sulle strade il tasso di mortalità per milioni di utenti è di poco superiore a 80 sia in Italia che in Europa in generale, mentre se andiamo a prendere il sottoinsieme della mobilità dei monopattini in sharing è esattamente pari a 0 da più di due anni. Dunque alla luce di questi numeri si vuole introdurre una normativa molto restrittiva sull’utilizzo del casco che comporterebbe un nuova regolamentazione per il settore con un aumento di costi e perdite di guadagni per: installazione del casco, vandalismo sui caschi e problematiche igieniche vista la tipologia di mezzi, riduzione della domanda indotta. In generale un impatto su circa il 40 per cento del business, con conseguente impatto occupazionale. Al tempo stesso la domanda di mobilità in monopattino in sharing si ridurrebbe di circa un ulteriore 30 per cento. Dunque considerando che il settore dei monopattini in sharing sta crescendo in maniera rilevante e che continuerà a crescere tra il 2025 e il 2030, secondo uno studio terzo indipendente*.
Da considerare anche l’impatto che la nuova regolamentazione porterebbe ad una riduzione del fatturato del settore di quasi 300 milioni di euro con effetto molto negativo anche per l’erario di 62 milioni di euro fino al 2030. Infine, c’è da considerare un ulteriore effetto negativo: la perdita di circa 1.200 posti di lavoro su 3.000 impiegati. E con uno sguardo al futuro, la normativa comporterebbe un ulteriore impatto sull’occupazione nell’ordine di 3000 posti non creati.
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