Tecnica

ESP, cos’è e come funziona

Tempo di lettura: 3 minuti

Il controllo elettronico della stabilità, acronimo ESP/ESC dall’inglese Electronic Stability Program/Control, VDC Vehicle Dynamic Control, VSC Vehicle Stability Control o DSC Dynamic Stability Control è un sistema di sicurezza attiva per autoveicoli, che incrementa notevolmente la sicurezza alla guida.

Quando nasce l’ESP?

Le prime auto a farne uso nel 1995 sono la Mercedes S600 e SL e anche la BMW Serie 7, ovvero le ammiraglie tedesche. Ma la grande diffusione si ha dopo una vicenda particolare: nel ’97  viene commercializzata la Mercedes Classe A , ma subito si riscontrano dei problemi di instabilità e rischio ribaltamento nel famoso “test dell’alce”, la casa della Stella corre ai ripari installando di serie l’ESP su tutta la “gamma A”. Si dà il via così alla grande diffusione del dispositivo, anche per medie e piccole vetture.

Unione europea ha poi deciso di rendere il sistema obbligatorio per gli autoveicoli di nuova omologazione a partire dal 1º novembre 2011, mentre per i modelli già in vendita oppure omologati in data antecedente, tale obbligo decorre dal novembre 2014. Da quel momento tutti gli autoveicoli di nuova immatricolazione devono in ogni caso disporre di serie del dispositivo.

A partire dal 1º gennaio 2013, per altri autoveicoli di nuova omologazione, quali minivan con più di otto posti a sedere, pullman ed autobus, nonché per tutti i veicoli commerciali dal peso superiore alle 3,5 tonnellate, il sistema ESC è obbligatoriamente corredato da altri ausili alla sicurezza attiva, quali il sistema di frenata automatica (AEB) per prevenire i tamponamenti, ed il segnalatore di cambio corsia, onde evitare uscite di strada dovute a un “colpo di sonno” del conducente.

Tali sistemi di corredo, sono diventati obbligatori per tutti i veicoli di nuova immatricolazione a partire dal 1º gennaio 2015.

A cosa serve l’ESP?

L’esp evita, entro i limiti della fisica, che l’auto sbandi. Ovvero abbia dei moti di imbardata (rotazione intorno all’asse verticale) differenti da quello cercato dal guidatore. Per intenderci cerca di ridurre o evitare il sottosterzo, il sovrasterzo e di conseguenza i “testacoda”.
Agisce in fase di sbandata, regolando la potenza del motore e frenando le singole ruote con differente intensità in modo tale da ristabilizzare l’assetto della vettura.

Tale dispositivo è efficace nel correggere sia eventuali situazioni di sovrasterzo o sottosterzo, che si possono verificare in caso di errata impostazione di una curva, sia in caso di improvvisa deviazione di traiettoria, evitando lo sbandamento del veicolo.

Come funziona l’ESP?

L’ESC si avvale di alcune informazioni che arrivano dalla vettura stessa in movimento:

  • 4 sensori di velocità integrati nel mozzo ruota che comunicano alla centralina la velocità istantanea di ogni singola ruota, gli stessi del sistema ABS (vedi qui a cosa serve).
  • 1 sensore di angolo di sterzo, che comunica alla centralina la posizione del volante e quindi le intenzioni del guidatore.
  • 3 accelerometri (uno per asse spaziale) normalmente posizionati a centro vettura, indicano alla centralina le forze agenti sull’automobile.
  • alcuni sensori già presenti sulla gestione motore come la posizione della farfalla dell’acceleratore e il sensore del freno.

La centralina interviene sia sull’alimentazione del motore (riducendone la coppia) sia sulle singole pinze freno, correggendo la dinamica della vettura. In particolar modo in caso di sottosterzo i freni intervengono frenando la ruota posteriore interna alla curva, creando un momento meccanico che si oppone alla sbandata, mentre in caso di sovrasterzo viene frenata la ruota anteriore esterna alla curva, generando sempre un movimento opposto.
L’ESP però non è un sistema definito, ma in continua evoluzione. Le logiche di lavoro e gli interventi sono negli anni sempre più affinati per renderlo meno invasivo e più efficace.

Da poco, alcuni veicoli commerciali dispongono dell’Adaptive ESC, capace di modificare il tipo di intervento in base al peso del mezzo e quindi, al carico che al momento viene trasportato. 

Se non ci fosse?

Si guidava lo stesso con auto senza ESP, ma in caso di sbandata l’auto era più incontrollabile. Serviva un pilota esperto per recuperare l’auto sovrasterzante ed evitare il testacoda. Le trazioni posteriori con molta potenza erano “per pochi”, oggi, con i controlli elettronici inseriti, anche un neopatentato potrebbe guidare con un bolide da 600cv.

Come interagisce con il guidatore?

Questo sistema è generalmente associato ai sistemi di controllo della trazione (TCS) e all’antibloccaggio delle ruote (ABS), essendo di fatto complementari nel mantenimento della stabilità del veicolo nelle varie condizioni di marcia, come nelle frenate più decise in curva, sul bagnato o fondo a bassa aderenza e in caso di frenata con aderenza differenziata tra ruote. L’unica reazione che si guidatore “sente” quando si attiva l’ESP è rappresentata da un taglio repentino della potenza, delle micro reazioni frenanti sulle ruote che ristabilizzano l’auto e una luce lampeggiante ambrata nel quadro, che lo redarguisce dalla guida smaliziata. In molte vetture è disattivabile, per non mortificare la guida sportiva, consigliamo di escluderlo solo in pista.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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