Entro il 2035, la fatidica data in cui tutto cambierà, in Italia ci saranno tra 198.000 e 239.000 punti di ricarica a uso pubblico (grazie a investimenti privati di 4 miliardi di euro), più 5 milioni di connettori tra domestici (wallbox) e aziendali. Lo dice uno studio di Motus-E e PwC Strategy&.
Oggi, si contano 57.000 prese pubbliche, con 256.493 auto elettriche circolanti. Massima attenzione tuttavia alle colonnine scollegate, ognuna delle quali ha due punti di ricarica: stando a una recente indagine della nostra redazione nelle grandi città, fino al 20% delle stazioni è scollegato. Esiste, ma è inutile. Fa numero a livello teorico, però è inutile ai fini pratici.
Anzi dannoso, perché disorienta i proprietari di vetture elettriche. Infrastrutture paralizzate da una burocrazia elefantiaca, con passaggi di pratiche e autorizzazioni da un ufficio amministrativo all’altro. Già che ci siamo, sarebbe opportuno eliminare dal conteggio i punti discriminanti (è difficile raggiungerli per chi ha anche piccoli impedimenti fisici), dismessi, non funzionanti, obsoleti con spine Type-3, non utilizzabili contemporaneamente (CCS e CHAdeMO), danneggiati.
Due comunque gli scenari delineati dallo studio: uno conservativo e uno accelerato. Stando a una prima stima, nel 2030 circoleranno 2,6 milioni di veicoli elettrici e 1,2 milioni di ibridi plug-in, che nel 2035 saliranno rispettivamente 8,6 e 1,2 milioni di unità. Con 115.000 punti di ricarica a uso pubblico al 2030 e 198.000 al 2035: il 52% in corrente alternata (AC), il 36% di tipo veloce in corrente continua fino a 149 kW di potenza (DC) e il 12% ultraveloce con potenza dai 150 kW in su (High Power Charger o HPC). Queste ultime invaderanno le autostrade: 4.000 punti al 2030 e 7.000 al 2035, tutti in corrente continua, con il 79% di punti ultrafast HPC e il 21% di fast DC. In più, wallbox con 1,5 milioni di prese nel 2030 e a 4,4 milioni nel 2035, a cui sommare rispettivamente 143.000 e 451.000 punti in ambito lavorativo. Al 2035, si avrà un incremento dei consumi elettrici nazionali pari a 23 TWh: l’8% dell’attuale domanda elettrica.
In base a una proiezione più ottimistica, al 2030 avremo un parco circolante di 3,6 milioni di veicoli elettrici e un milione di ibridi plug-in, che nel 2035 saliranno rispettivamente 10,4 e 1 milione di unità. Grazie a 152.000 punti pubblici al 2030 e 239.000 al 2035. Di cui il 52% in corrente alternata (AC), il 36% di tipo veloce in corrente continua fino a 149 kW di potenza (DC) e il 12% sarà di tipo ultraveloce con potenza di almeno 150 kW (HPC). Sulle autostrade, 5.000 punti al 2030 e 9.000 al 2035 in corrente continua, con il 79% di punti ultrafast HPC e il 21% di fast DC. Più 2,1 milioni di punti di ricarica domestici al 2030 e 5,3 milioni al 2035, a cui aggiungere rispettivamente 188.000 e 545.000 punti aziendali. L’aumento della domanda di elettricità per la ricarica dei veicoli si attesta a 28 TWh, il 10% della domanda elettrica complessiva.
Adesso però il mercato italiano elettrico è in ritardo rispetto agli altri grandi Paesi europei. Da capire anche quale direzione prenderà il piano di incentivi triennale anticipato dal ministro delle Imprese Urso al recente Tavolo Automotive.
Autore: Mr. Limone
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