Citroen, nel corso dei suoi 100 anni di storia, ha sempre voluto e saputo innovare o puntare là dove altri, forse per mancanza di coraggio, non si sarebbero mai spinti. Dalla Type A alla 2CV, la marca francese si è sempre definita “unconventional” e lo è stata ancora di più negli ultimi anni. La Citroen C4 Cactus, lanciata nel 2014, ha per altro inaugurato un nuovo corso stilistico per il brand transalpino ed è da qui che partiamo per raccontarvi la sua storia.
Volendo volontariamente escludere la nuova C4 Cactus, profondo restyling della vettura alla quale dedichiamo queste righe, la prima C4 Cactus nasce in un periodo, un lustro fa, quando si inizia ad avvertire una certa presenza di SUV e crossover sulle strade di tutta Europa. Se la sua firma luminosa riprendeva gli stilemi della C4 Picasso, con fari, luci diurne e fendinebbia disposti su tre livelli, la vera novità che avrebbe fatto scuola sono stati soprattutto i suoi AirBump, brevettati da Citroen dopo tre anni di studi ma rimasti poi caratteristica esclusiva degli ultimi modelli della Casa, compresa la nuova C3 lanciata nel 2016, sebbene in una forma diversa.
Utili a evitare spiacevoli urti nei sempre affollati parcheggi di supermercati ecc, gli AirBump sono costituiti da protezioni in plastica riempite d’aria, dei veri e propri cuscinetti molto utili a proteggere le fiancate della vettura. Adatti, nel complesso, a un’automobile come la C4 Cactus, simpatica nel suo essere fuori dagli schemi, sono valsi a Citroen il premio di World Car Design of the Year 2015.
Dentro, invece, spazio allo schermo digitale, con la scomparsa del quadro analogico dietro la corona del massiccio volante, schermo centrale touchscreen dal quale controllare praticamente tutto e vano “top box” con l’apertura verso l’alto davanti al passeggero. Anche in questo caso, comfort ad alti livelli grazie a sedili morbidi e a un assetto votato alla comodità (ancor più migliorato con l’arrivo del nuovo modello).
Comfort e morbidezza ripreso soprattutto nel design generale della vettura, dalla A alla Z. Nessuno spigolo vivo e un assetto leggermente rialzato utili a strizzare l’occhiolino sia al pubblico maschile in cerca del crossover compatto (4,16 metri la lunghezza) adatto per un lungo viaggio, sia al pubblico femminile, grazie a colori sgargianti e…ai pratici AirBump, senza voler essere cattivi, sia chiaro.
Sotto il cofano motorizzazione Diesel (BlueHDi) e benzina (Puretech), cambi meccanici a 5 o 6 marce e automatici, prima l’ETG sostituito poi dal più moderno EAT6 del Gruppo PSA (da noi provato). Nei suoi 4 anni di carriera, prima di cedere il passo al sostanzioso restyling, la C4 Cactus è stata una tra le Citroen più vendute di questa seconda metà degli anni ’10 del nuovo secolo.
La Cactus, inoltre, fu solo una delle varie forme con le quali venne commercializzata la berlina C4, compresa la già citata Picasso o la Aircross, nome poi ripreso in tempi più recenti. Vi sarete chiesti, perché proprio C4 Cactus? Anche in questo caso, per andare contro corrente, visto che di spinoso c’era e c’è ben poco.
Seguirono alcune serie speciali, compresa la Rip Curl, la Gufram vista al Fuorisalone milanese edizione 2017 e, per finire, una normale C4 Cactus color giallo sgargiante, a suo modo protagonista dell’Avventura Gialla, sulle tracce delle grande spedizioni che il fondatore della marca, André Citroen, amava tanto organizzare con le auto che portano il suo nome più di ottant’anni fa.
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