Dal francese Deux Chevaux, legato alla valutazione dei cavalli fiscali in Francia, nacque nel 1984 la Citroen 2CV, icona del Marchio e segno di una rivoluzione nel mondo dell’auto. Scopriamo la sua storia.
La Très Petite Voiture (TPV), nome del progetto iniziale che diede i natali alla Citroen 2CV, debuttò ufficialmente il 6 ottobre del 1948 al Salone di Parigi, davanti all’allora Presidente francese Vincent Auriol. A causa delle sue linee particolare, la Citroen 2CV inizialmente fu duramente criticata dalla stampa internazionale. Il “brutto anatroccolo” come fu chiamata da qualche giornale, ci mise poco meno di un anno però a trasformarsi in un geniale cigno, grazie alle sue tecnologie semplici e innovative, oltre al suo design precursore degli stilemi futuri.
Il frontale era caratterizzato dall’ampia calandra trapezoidale con listelli orizzontali e lo stemma del “double chevron” collocato al centro e circondato da una cornice cromata. I due fari tondi erano montati su sostegni che partivano dal cofano motore in lamiera ondulata. Di lato la 2CV mostrava i parafanghi sporgenti e da griglia laterali per lo smaltimento del calore. Il tetto dal disegno arcuato era quasi completamente costituito da un telone arrotolabile manualmente fino alla zona posteriore, in maniera tale da trasformare la 2CV in una vettura cabriolet.
I montanti posteriori, più massicci di quelli anteriori, andavano a fondersi con i parafanghi posteriori, che coprivano una parte delle ruote. La carenatura dei passaruota posteriori sarebbe divenuta da lì in avanti una costante per tutti i modelli della Casa, addirittura fino al 1998, anno corrispondente alla fine della produzione della AX, ultima Citroen con i passaruota carenati.
Infine, il lato B presentava una vera e propria coda a spiovente, era anch’essa in buona parte costituita da un secondo telone, anch’esso arrotolabile.
A livello tecnico, le sospensioni erano semplici ma efficaci, poiché su entrambi gli assi venne adottata la soluzione ad un braccio oscillante per ruota con tiranti longitudinali che agivano sulle molle elicoidali, disposte anch’esse longitudinalmente.
Lo smorzamento delle asperità del terreno era affidato ad ammortizzatori a frizione che agivano sui bracci oscillanti e ad ammortizzatori ad inerzia che agivano sulle ruote. Questo sistema di sospensioni della Citroen 2CV, messo a punto da Paul Magès, divenne famoso per la sua tenuta di strada, eccezionale per l’epoca, e per la capacità di affrontare anche terreni molto accidentati grazie alla notevole altezza da terra. Memorabile il video che mostrava come la Citroen 2CV riuscisse a portare una cesta piena di uova su un terreno accidentato, senza romperne neanche una.
Il sistema frenante, invece, era di tipo idraulico e prevedeva quattro tamburi, dei quali quelli anteriori erano disposti entrobordo, ossia all’uscita del differenziale, con il freno a mano che agiva sulle ruote anteriori.
Lo sterzo era a cremagliera senza servoassistenza e il cambio era un manuale a 4 rapporti. Il motore della prima Citroen 2CV era un bicilindrico orizzontale a cilindri contrapposti raffreddato ad aria, realizzato da Walter Becchia, da 375 cm³ per una potenza massima di 9 CV a 3500 giri/min, capaci di spingere la vettura a una velocità massima di 66 km/h.
Gli interni erano estremamente semplici e spartani, con finestrini fissi al posteriore, una strumentazione fatta di tachimetro e voltmetro e sedili a struttura tubolare.
Dalla presentazione alla produzione passò quasi un anno, ma poi la vita della 2CV continuò fino al 1990, per una bellissima storia durata ben 42 anni. In questi decenni hanno debuttato diverse versioni, e tanti, tantissimi aggiornamenti, passando per la 2CV Furgoncino, la AZ, la AZLM, la 2CV Sahara, la Mixte, la AZA, AZAM, AZKA, la 2CV 4, la 2CV 6, la Special e la Charleston, che chiusero la produzione.
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