Neanche il tempo di mostrarla che tutti e 40 gli esemplari, prezzo 5 milioni di euro tasse escluse, sono già stati venduti. Non poteva che chiamarsi Bugatti Divo, sconosciute le cause che hanno portato al maschile, la hypercar estrema evoluzione della Chiron.
Rispetto a quest’ultima, forte dei suoi 1.500 CV, la Divo, “il Divo” lasciamolo a Paolo Sorrentino e al suo film su Giulio Andreotti, vuole essere una hypercar bella da guidare e non solo capace di superare agevolmente i 400 km/h. Ecco perché a Molsheim, in Francia, gli ingegneri Bugatti sono stati particolarmente attenti all’aspetto dinamico della vettura, senza per questo trascurare l’estetica.
Divo, ecco spiegato l’arcano, è un omaggio a colui il quale vinse due edizioni della Targa Florio al volante della Type 35 B, Albert Eugène Divo. Dal passato, sempre in fatto di omaggi, la Divo riprende alcune soluzioni aerodinamiche come la pinna sul cofano (Type 57 Atlantic) mentre l’alettone posteriore, cuore nevralgico della hypercar franco tedesca (Bugatti fa parte del gruppo Volkswagen), è più largo del 23% rispetto alla Chiron, toccando quota 1,83 metri!
Del tutto inediti, utili a distinguerli formalmente dalla Chiron, sono i gruppi ottici: al posteriore l’effetto cinematografico è stato ottenuto grazie alla stampa 3D e ci sono ben 44 piccole luci a LED integrate direttamente nella griglia di raffreddamento del generoso propulsore posto poco più avanti, mentre all’anteriore i fari cambiano posizione e variano la loro illuminazione verso la parte centrale degli stessi.
Cambia anche il frontale, con il ferro di cavallo e le prese d’aria che lo contornano maggiorate rispetto alla Chiron, e varie alette nonché prese d’aria utili a dirigere l’aria dove serve sia al raffreddamento sia all’efficienza aerodinamica. Il tutto si traduce, complice, l’enorme alettone posteriore, in 90 kg in più di carico verticale rispetto alla Chiron.
La Divo monta lo stesso motore della Chiron, per la cronaca il W16 8.0 quadriturbo da 1.500 CV, decisamente più che sufficiente allo scopo, mentre a cambiare, grazie all’uso di componenti studiate ad hoc dal foglio bianco, è il peso. 35 kg in meno sulla bilancia sembrano pochi e invece hanno permesso di cambiare completamente l’assetto della Divo, il cui unico aspetto che delude un po’ le attese è la velocità massima auto limitata: 380 km/h.
Sterzo, ammortizzatori sono stati rivisti mentre nell’ottica della riduzione del peso anche gli interni sono stati massimizzati nella loro funzionalità eliminando, ad esempio, alcuni materiali fono assorbenti, tanto cosa vuoi che sia un motore da 1.500 CV che canta come un ossesso dietro le orecchie?
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