Brembo ci aiuta a capire l’impegno degli impianti frenanti delle MotoGP (ricordiamo che tutti i team utilizzano materiale fornito dalla Casa italiana) sulla pista di Silverstone, dove il prossimo weekend si disputerà il GP d’Inghilterra. Edificato dopo la Seconda guerra mondiale su un vecchio aeroporto, appena fuori dal villaggio di Silverstone (2.100 abitanti oggi), è stato teatro del primo Gran Premio del Mondiale di Formula 1, nel 1950.
Il tracciato è il più lungo di tutto il mondiale, coi suoi 5,9 chilometri ed è considerato dai tecnici Brembo come come uno di quelli mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 0 a 5, infatti, Silverstone è valutato 3, come Misano, Buriram e Valencia. Un altro elemento caratteristico è la variabilità del meteo, con la pioggia che tipicamente fa la sua comparsa almeno una volta nel corso del weekend. Questo è un fattore sempre di forte incertezza, come nel 2015 quando le precipitazioni condizionarono la gara vinta da Valentino Rossi.
La pioggia influisce anche sulla scelta del materiale dei dischi. In passato in queste condizioni i piloti preferivano senza dubbio i dischi in acciaio, ma oggi anche quelli in carbonio possono essere altrettanto efficaci. Come dimostrato nel 2017 a Misano e Motegi, infatti, i dischi Brembo in carbonio di ultimissima generazione sembrano adatti anche all’impiego sul bagnato.
Il tracciato, che si percorre in senso orario, consta di 18 curve, cui corrispondono 10 staccate, per 7 delle quali i dischi anteriori restano ‘pinzati’ per più di 3 secondi. Durante un giro intero, i piloti delle MotoGP utilizzano i freni per 34 secondi che, considerata la lunghezza della gara, significano oltre 11 minuti di azionamento. Trasformando il tempo in lunghezza, le MotoGP sono ‘frenate’ per 33 chilometri.
Per ogni minuto di gara ogni pilota applica sulla leva del freno una forza di 20 kg, corrispondenti a circa 800 kg applicati per tutta la durata della corsa. Per quanto riguarda invece le decelerazioni, il valore medio della massima decelerazione è di 1,11 g, valore tutto sommato non elevatissimo, ma reso relativamente basso da 3 curve a bassa decelerazione, dell’ordine di 0,6-0,7 g. Per fare un confronto, la decelerazione media sopracitata è comunque del 10% superiore a quella di una auto Tesla Model X.
Delle citate 10 frenate di Silverstone, 3 sono considerate altamente impegnative per i freni, 4 sono di media difficoltà e le restanti sono considerate light. Pur non essendo la curva in cui i freni sono azionati più a lungo, la Stowe (curva 7 sul grafico) è la più impegnativa: per passare infatti da 326 a 125 km/h, ovvero un delta di 201 orari, il carico sulla leva è di 5,5 kg corrispondenti a 11,8 bar di pressione del liquido freno Brembo HTC 64T.
La Brooklands (curva 16 sul grafico) è invece dove la frenata è più lunga sia in termini di spazio (269 metri) sia di tempo (5 secondi). In questo caso le MotoGP scendono da 294 km/h a 104 km/h grazie ad un carico sulla leva di 5 kg corrispondenti a 10,7 bar di pressione nell’impianto. Per queste due curve, così come per la Copse (curva 1 nel grafico) la decelerazione massima arriva a 1,5 g. Poichè l’ingresso nella curva 1 avviene a 143 km/h, superiore rispetto alle due curve 7 e 16, i freni sono impiegati solo per 3 secondi e mezzo
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