Conferme di crescita nonostante un periodo storico non facile, grandi speranze per il futuro e una sostenibilità sempre più centrale. Questi sono i punti principali toccati durante la annuale conferenza sui risultati di bilancio di Bosch Italia per il 2022. Il nome della conferenza è tutto un programma: Onwards, per guardare con fiducia al futuro. La società tedesca, forte di un’ormai storica presenta in Italia con diverse sue branche operative, chiude un 2022 complicato per via delle tensioni socio-politiche mondiali e le difficoltà di approvvigionamento con un aumento del fatturato del 4,3% a livello globale. In Italia, il Gruppo Bosch è andato ancora meglio: il migiloramento rispetto all’anno passato è dell’8%.
Il merito è (anche) di una sezione Automotive, che dal 1 gennaio 2024 cambierà nome in Bosch Mobility, in continua ascesa grazie agli importanti investimenti che toccano la componentistica per l’auto elettrica, ma non solo. Bosch infatti crede nella complementarietà a livello globale di auto elettriche, termiche, carburanti sintetici e dell’idrogeno. Proprio sull’idrogeno Bosch crede e investe tanto: nel 2024, arriveranno i primi idrolizzatori Bosch, e verrà lanciato il primo veicolo commerciale prodotto in serie con motore a combustione interna alimentato a idrogeno. Scopriamo allora i risultati di bilancio di Bosch Italia nel 2022, e i piani del colosso tedesco per i prossimi anni.
La filiale italiana di Bosch è una delle più attive a livello mondiale. Se infatti il colosso tedesco è presente in 66 Paesi e ha ben 400.000 dipendenti in tutto il mondo, in Italia si contano 18 sedi, tre centri di Ricerca e Sviluppo e ben 5.600 collaboratori. Nel 2022, Bosch Italia ha totalizzato un fatturato pari a 2,6 miliardi di euro, per una crescita rispetto i 12 mesi del 2021 pari all’8%. Andando poi ad analizzare tutti i settori nei quali Bosch Italia opera, vediamo come tutti i settori operativi di Bosch abbiano chiuso l’anno con il segno più. Come ci conferma Georg Wahl, CFO di Bosch Italy, a livello mondiale Bosch ha visto una crescita nelle vendite del 12%, arrivando ad un fatturato totale di 88,2 miliardi di euro contro i 78,7 miliardi del 2021.
Il merito è dei volumi di vendita superiori, ma anche di un tasso di cambio favorevole e dell’aumento necessario dei prezzi. Si tratta di una crescita sorprendente, che nonostante le difficoltà del mercato riesce a portare Bosch a primeggiare nei settori in cui opera. Tra la crisi climatica, che ha colpito e colpisce sempre più spesso sedi produttive e dipendenti Bosch, la carenza di materie prime che non ha ancora raggiunto i livelli pre-pandemia e, ultima ma non per importanza, la guerra in Ucraina che entra nel suo diciassettesimo mese hanno messo a dura prova la produttività e la profittabilità di Bosch. Nonostante le sfide, Bosch è riuscita ad ottenere ottimi risultati un po’ in tutto il mondo, Italia compresa.
Le operazioni di Bosch Group Italy, infatti, hanno portato al Gruppo un fatturato di 3,8 miliardi di euro, per un incremento dell’8% rispetto ai 3,2 miliardi del 2021. Il margine operativo è salito dal 4,0 al 4,3%. Tornando al 2022 di Bosch a livello globale, tutti i settori in cui il brand è attivo hanno chiuso l’anno in crescita. Nello specifico, Bosch è riuscita a crescere del 3,4% nel settore delle Mobility Solutions, del 9,8% per la branca dell’Industrial Technology, del 6,0% per Energy and Building Technology e del 4,5% sul mercato Consumer Goods. Quest’ultimo settore continua a crescere nonostante il rallentamento del mercato dell’elettronica di consumo dopo gli anni della pandemia. Nello specifico, in Italia, dove elettrodomestici e beni di consumo pesano per un quarto del fatturato italiano di Bosch, la crescita è stata dell’1,5%, un risultato molto interessante vedendo la crescita esponenziale del 2020 e 2021.
Sebbene i risultati economici di Bosch del 2022 siano buoni, non è ancora stato raggiunto il livello previsto dall’azienda nel medio termine. Questo perché Bosch ha fissato per il suo futuro dei paletti molto alti e complicati da raggiungere, e poiché ha investito miliardi di euro per la preparazione del futuro dei propri business. Ad esempio, i settori di Ricerca&Sviluppo delle branche di Bosch hanno ricevuto finanziamenti pari a 7,2 miliardi di euro, un incremento di 1,1 miliardi di euro rispetto al 2021.
Sono cresciuti anche gli investimenti in “beni strumentali”, nello specifico in nuovi stabilimenti produttivi. Rispetto al 2021, questi investimenti hanno toccato la cifra di 4,9 miliardi, 1,0 miliardo di euro in più rispetto a 12 mesi fa. Gli investimenti di Bosch sono diretti anche alle sue persone. Alla fine del 2022, Bosch può contare 400.000 collaboratori a livello mondiale, ed entro la fine del 2025 ha nei propri piani l’inserimento di 50.000 ingegneri software.
A seguire i risultati di bilancio di Bosch 2022, l’azienda tedesca ha parlato del primo trimestre 2023 e delle sue previsioni per l’anno in corso. Dai segnali del mercato, infatti, Bosch ha riscontrato segni di recessione in Europa, e un rallentamento piuttosto evidente in Asia e Nord America. Secondo i dati Bosch, la crescita globale del PIL mondiale dovrebbe essere solamente dell’1,7%. Nello specifico, a causa delle restrizioni molto importanti in Cina e in altri Paesi asiatici, nel 2023 il mercato Asia-Pacifico è l’unico in calo a livello mondiale, segnando alla fine del primo trimestre un -9,3%.
Cosa significa questo per Bosch? Che ci sarà un incremento moderato nelle vendite, che non seguirà per il momento le previsioni dell’azienda. L’obiettivo di Bosch per il futuro, come vedremo tra poco, è di raggiungere margini del 7% a medio termine. Secondo le previsioni, invece, il 2023 si chiuderà con un +3,5%: un buon incremento, ma non ai livelli sperati.
Gli obiettivi a medio e lungo termine di Bosch, presentati durante la conferenza sui dati di bilancio 2022 Bosch, sono infatti molto ambiziosi sia a livello economico che di impatto ambientale. Nonostante la pandemia, infatti, Bosch è stato uno dei primi gruppi industriali al mondo a rendere ben 400 delle proprie sedi carbon neutral nel 2020. Gli investimenti di Bosch per rendere l’intera azienda il meno impattante possibile sono già enormi, ma nei prossimi anni potranno raggiungere dimensioni ancora maggiori.
Entro il 2030, Bosch vuole ridurre la propria impronta globale di CO2 di un ulteriore 15%, e ottenere un risparmio di energia elettrica di ben 1,7 TWh. Per contesto, il consumo energetico totale italiano nel 2023 è di 300 TWh. Sarà un obiettivo sfidante, non semplice, ma Bosch intende mettere tutto il proprio impegno per riuscire ad ottenere questo risultato.
Un’altra risorsa della quale Bosch vuole ridurre i propri consumi è l’acqua. Nei Paesi dove Bosch opera e con scarsità idrica, Bosch desidera ridurre il proprio impatto idrico del 25% entro il 2025. Perché Bosch si impegna così tanto per ridurre i propri consumi e la propria impronta? In Bosch credono nelle azioni, e sono convinti che ci sia un grande potenziale di crescita nel procedere in questa direzione. “Pensiamo che le potenzialità di business per queste transizioni ecologiche nel campo di automotive, termotecnica ed efficientamento energetico saranno in costante crescita.”, ha aggiunto Renato Lastaria, General Manager Bosch Group Italia. “Il nostro obiettivo è quello di farci trovare preparati con tecnologie che possono aiutare a migliorare l’efficienza energetica e la vita di tutti noi.”.
Parlando degli obiettivi economici di Bosch per i prossimi anni, l’obiettivo a medio-lungo termine del Gruppo tedesco è di vedere una marginalità del 7%. Per farlo, però, Bosch non punterà solo a vendere di più, ma a migliorare in modo sensibile la propria produzione. Bosch punterà sugli efficientamenti energetici, sul migliorare la produttività e sulla riduzione progressiva degli sprechi di energia e materie prime nella propria filiera produttiva. Andranno quindi gestiti con oculatezza gli investimenti, e puntare su tre macro-trend: elettrificazione, automazione e digitalizzazione.
L’elettrificazione fa ovviamente rima con l’automobile, ma non solo. Bosch punta a elettrificare altri rami della propria industria come macchine movimento terra o i sistemi di riscaldamento, senza dimenticare le tecnologie che hanno portato Bosch tra i leader mondiali in ogni ambito in cui è presente. Lastaria ci tiene a specificare che investire nelle nuove tecnologie non significa tralasciare le tecnologie attuali che ci sono attualmente. “L’obiettivo a lungo termine di Bosch è quello di sviluppare diverse strade in parallelo.”, ha dichiarato il General Manager di Bosch Italia. “Questo ci consente di restare presenti su tutte le tecnologie che hanno fatto grande questo Gruppo e che Bosch non intende abbandonare, alle quali affiancare nuove tecnologie altrettanto valide.”.
Gli obiettivi in numeri di Bosch per il futuro puntano ad un’ulteriore ascesa. Entro il 2030, Bosch vuole fissare la sua crescita globale tra il 6 e l’8%, e fissarsi nella Top 3 in tutti i mercati rilevanti in cui è presente. In ogni mercato globale in cui Bosch opera, infine, la storica azienda tedesca vuole comparire tra i leader.
Qual è allora il futuro della mobilità secondo Bosch? La domanda è stata spontanea, visto che l’azienda tedesca è da decenni leader nella produzione di componenti legate ai motori termici come sistemi di iniezione prima e di sicurezza poi. A raccontarci il futuro di Bosch nel mondo della mobilità è stato Camillo Mazza, General Manager Robert Bosch GmbH Branch in Italia. La branca dedicata alla mobilità di Bosch ha visto un 2022 di successo, che ha reso nuovamente Bosch leader assoluto nel mercato automotive.
Nonostante questo successo, il 1° gennaio 2024 la branca automotive di Bosch diventerà Bosch Mobility, cambiando quindi apparentemente il proprio fine. Qui troveranno casa tutte le soluzioni alla mobilità che Bosch sta sviluppando, dalle bici a pedalata assistita, tecnologia della quale Bosch è stata pioniera negli anni ’00, ai componenti per automobili termiche, dai sistemi di assistenza alla guida alla mobilità elettrificata del futuro.
La sezione della mobilità di Bosch porta al Gruppo il 60% dei ricavi, con un totale di 52,6 miliardi di euro, e conta 230.000 collaboratori a livello mondiale. Se, fino a qualche anno fa, Bosch aumentava i propri profitti semplicemente producendo più componenti, oggi il mercato dell’auto è in calo a livello di pezzi venduti. Nonostante questo, entro il 2029 Bosch Mobility vuole arrivare a 80 miliardi di euro di fatturato. Come può arrivare a questo risultato se si producono meno auto? Entrando in nuovi settori, e diversificando la propria produzione.
Bosch, ad esempio, è stata una pioniera anche nel mondo della sicurezza stradale, con il primo sistema ESP lanciato 25 anni fa e del quale oggi è leader a livello mondiale. Oggi, però, Bosch non produce solo componenti hardware, ma si occupa di sviluppare software e soluzioni tecnologiche per i suoi clienti. La visione di Bosch è quello di creare un Vehicle Motion Manager, un software in grado di dialogare con sterzo, freni, motori elettrici e coordinare tutti i sistemi, ottimizzando la risposta del veicolo a livello di sicurezza, comfort e guidabilità. Il rafforzamento della forza di sviluppo software sarà uno dei punti focali della nuova Bosch Mobility, a fianco della produzione di componenti per tutti i tipi di mobilità.
“In futuro, il software non cambierà solo il modo in cui usiamo e viviamo le nostre auto, ma trasformerà anche il modo in cui vengono progettate. Gli automobilisti di tutto il mondo vogliono poter integrare facilmente i loro veicoli nel loro mondo digitale. Dopotutto, siamo già abituati agli aggiornamenti costanti e all’aggiunta di nuove funzionalità nei nostri smartphone. Questo concetto verrà applicato anche alle auto.”, ha dichiarato Camillo Mazza, General Manager Robert Bosch GmbH Branch in Italy.
Bosch, ad esempio, è già tra i produttori più attivi nel mondo dell’automobile elettrica, pur non producendo batterie ad alto voltaggio. Bosch, infatti, è specializzata nella produzione di motori elettrici per automobili ibride ed elettriche, e in batterie a 48 V per sistemi Mild Hybrid (Bosch fornisce già Stellantis e Mercedes-Benz).
Negli scorsi anni, invece, l’azienda tedesca ha scelto di rinunciare alla produzione delle batterie a 400 e 800 V per auto elettriche. Il motivo? Non voler scendere a patti con il monopolio di alcuni Paesi a livello di materie prime. Nonostante questo, Bosch ha deciso di investire su un elemento spesso trascurato: la gestione del riciclo e della seconda vita delle batterie. Bosch, ad esempio, ha sviluppato una tecnologia innovativa per lo scaricamento delle batterie, soluzione fondamentale per il loro riciclo, che riduce il tempo di “discharge” da 24 ore a soli 15 minuti. L’obiettivo di Bosch è quello di creare un’economia circolare, riutilizzare i materiali preziosi già presenti nelle batterie esauste e ridargli nuova vita.
Non ci sono solo le automobili elettriche. Nella conferenza di bilancio 2022, Bosch ha dimostrato di puntare tanto sull’idrogeno. Nel 2024 verrà lanciata la produzione in serie di elettrolizzatori, strumenti indispensabili per la produzione di idrogeno. Bosch però non si vuole fermare alla produzione di idrogeno, ma sta lavorando per rendere fattibile l’utilizzo dell’idrogeno come tecnologia valida per le automobili con motore a combustione interna. Bosch Engineering ha presentato insieme a Ligier un prototipo di auto da corsa, la Bosch-Ligier JS2-RH2, una GT3 con motore sei cilindri a benzina alimentato ad idrogeno. L’idrogeno ha un’implementazione molto difficile, soprattutto se usato in sostituzione dei combustibili fossili.
Bosch vuole diventare pioniera e leader nella produzione di motori termici alimentati a idrogeno, e proporlo per quei settori dove questa soluzione può avere senso. Nel 2024, infatti, Bosch andrà in produzione insieme ad un cliente tedesco con un veicolo commerciale alimentato da un motore termico a idrogeno. “Guardando al futuro, non possiamo non parlare di idrogeno.”, ha dichiarato Mazza. “Bosch si impegna a raggiungere gli obiettivi per la protezione del clima sviluppando sistemi di propulsione che offrano le migliori soluzioni possibili per la salvaguardia dell’ambiente e del clima, dall’ottimizzazione di motori a combustione interna a quelli a propulsione elettrica alimentati a batteria o a idrogeno.”.
Nonostante questo, Bosch non abbandona né l’elettrificazione “classica” né tantomeno i motori termici. Bosch, infatti, produce tutti i componenti necessari per la meccanica di un’auto elettrica ad eccezione della batteria, e i suoi motori sono già molto apprezzati nel mondo dell’elettrificazione. Il tutto senza dimenticare i motori termici. Bosch, infatti, ha già pronte componenti adatte all’adozione e all’introduzione dell’Euro 7. “Per garantire una lunga vita dei motori a combustione,”, ha dichiarato Mazza, “è necessario sviluppare l’Euro 7. Se vogliamo chiudere la partita dell’auto termica, basterebbe fermare l’introduzione dell’Euro 7. Se si vuole continuare a dare un futuro all’auto termica, ai devono accettare soluzioni come l’Euro 7, senza dimenticare alimentazione con e-fuel, biocarburanti e idrogeno.”.
Concludendo, Mazza ha dato la sua opinione sui carburanti sintetici. “La tecnologia c’è, serve l’infrastruttura così come per auto elettriche e a idrogeno. Gli e-fuel sono un artefatto: si produce CO2 nella combustione, ma essendo prodotti catturando l’anidride carbonica. Sulla carta, si tratta di un ottima soluzione. Bisogna però capire se funzionano, e se sono un’alternativa credibile, valida e interessante per continuare a utilizzare i motori endotermici.”.
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