Quante auto che abbiano le porte a scomparsa nella carrozzeria vi vengono in mente? E non stiamo parlando di prototipi ma di modelli di serie. A noi solo la BMW Z1, forse la compatta più anticonformista mai costruita in tutta la storia del marchio bavarese, prodotta in poco più di 8.000 unità.
Un’auto che nasce alla fine degli anni Ottanta per colmare il vuoto lasciato nel 1959 dalla 507. Z vuol dire Zukunft, cioè futuro, e 1 che si tratta del primo progetto che viene presentato in veste definitiva al Salone di Francoforte nel 1987. La produzione inizia nel giugno 1988 a un ritmo piuttosto blando, dovuto alla complessità tecnica: sei vetture al giorno.
Le portiere retrattili elettricamente vanno scavalcate per accedere nell’abitacolo che ha i sedili stretti tra il tunnel centrale e le fiancate. Non mancano soluzioni furbe, come lo schienale del passeggero reclinabile per trasportare oggetti lunghi, che si accompagnano alla una grande cura di finiture a materiali, in puro stile BMW.
Il telaio della BMW Z1 è una monoscocca galvanizzata che garantisce una rigidità torsionale eccellente, mentre la parte centrale del pianale è realizzato in fibra composita, per avere leggerezza, alta capacità di carico e resistenza agli urti, oltre l’immunità dalla corrosione. La carrozzeria, invece, è fatta da pannelli di materiale sintetico fissati tramite incastri e viti. Anche l’aerodinamica è molto curata: il frontale è piatto e insieme al parabrezza inclinato a 62° offre un buon deflusso d’aria.
Il sottoscocca è carenato e c’è un accenno di diffusore posteriore, così da creare deportanza. La Z1 è lunga 392 cm, larga 169 e altra 128 cm, ha gli sbalzi corti, il baricentro basso e la distribuzione delle masse interessante, con il 49% del peso sull’asse anteriore e il 51% sul posteriore. Ovviamente il motore è montato in posizione centrale anteriore e non poteva che essere un 6 cilindri in linea. La cilindrata è 2,5 litri, la distribuzione è a 2 valvole per cilindro e la potenza massima arriva a 170 CV.
La velocità massima è di 225 km/h e lo scatto da 0 a 100 km/h viene chiuso in 7,9 secondi. Le sospensioni anteriore sono le stesse della Serie 3 coeva, con il classico McPherson, mentre al posteriore viene adottato un multi-link a tre bracci, evitando di optare per il famigerato retrotreno a bracci oscillanti sempre della Serie 3.
I giornali dell’epoca la descrissero “agile come un go-kart, con una risposta istantanea dell’acceleratore, stabile come se fosse sui binari. E’ come una motocicletta su quattro ruote, una delle auto più divertenti che abbiamo mai guidato”.
Durante i tre anni di produzione la Z1 rimane praticamente uguale a se stessa se si eccettua qualche piccolo aggiornamento. Purtroppo non è mai stata derivata una versione M, anche se il reparto Motorsport l’aveva già preparata. La scelta di BMW fu quella di rispettare i piani di produzione iniziali, fermando le linee di montaggio nel giugno del 1991, subito dopo il raggiungimento dell’esemplare numero 8.000. Quattro anni dopo era già pronta la Z3, ma questa era già un’altra storia…
Oggi, sulle principali piattaforma di compranvendita dell’usato, una BMW Z1 può sfiorare i 65.000 euro, con chilometraggi tutto sommato limitati. Vedere per credere.
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