Quando si parla di BMW M3, di solito c’è una sigla magica che mette d’accordo tutti gli appassionati: E30. Questo codice di progetto identifica la prima generazione della berlina a sportiva di Monaco di Baviera e la seconda generazione della Serie 3 “normale”, nata nel 1972. La E30 è rimasta sul mercato per dodici anni, tra il 1982 e il 1994, un caso più unico che raro, mentre la M3 E30 è arrivata nel 1985.
E’ cioè la capostipite di tutte le berline sportive di Monaco di Baviera firmate “Motorsport”, una lunga dinastia di modelli che arriva ancora fino ai giorni nostri. Di tutte le sue caratteristiche tecniche che all’epoca la rendevano una vera e propria rarità c’è il motore: a metà anni Ottanta, infatti, per un propulsore benzina intorno ai 2 litri era normale erogare circa 100-120 CV CV. Il 2.3 della M3 E30, invece, disponeva di ben 200 CV a 6.750 giri minuto. Il segreto di questo quattro cilindri in linea era la sua stretta derivazione da quello che equipaggiava le Formula 2 BMW a partire dal 1972. La sua storia è molto affascinante, perché le prime pagine sono state scritte all’inizio degli anni Sessanta.
Proprio in questo periodo la Casa bavarese iniziò a produrre il 4 cilindri in linea della serie M10 che equipaggiava le 1500 e le 1502. Questo motore è stato un vero e proprio pilastro della produzione BMW, visto che in tutte le sue varianti è finito sotto il cofano anche della 2002 turbo, così come delle 318 e 518 degli anni Settanta e Ottanta.
Dall’M10, poi, è stato derivato l’M12, cioè l’unità per la Formula 2 impiegata dal 1972 fino alla seconda metà degli anni Ottanta su monoposto come la March, dove superava tranquillamente i 300 CV. E proprio dal basamento dell’M12 è nato il motore 4 cilindri S14, ovvero quello della M3 E30, che aveva la stessa testata (tagliata) a doppio albero a camme in testa e a 4 valvole per cilindro del motore M88, cioè il 3.5 6 cilindri in linea della prima M5. La ciliegina sulla torta era la rialesatura dei cilindri, per salire con la cilindrata fino a 2,3 litri.
Insomma, un motore da corsa infilato sotto il cofano di un’auto da strada, che nella sua ultima versione crebbe fino a 2,5 litri, erogando 238 CV a 7.000 giri. Ma ovviamente non di solo motore vive l’auto e dunque la M3 E30 aveva un impianto frenante composto da quattro dischi autoventilanti con ABS, un assetto rivisto, più basso e più rigido rispetto a quello delle altre Serie 3 e un kit estetico specifico che più anni Ottanta non si può, per non parlare dello spoiler fisso posteriore che era una specie di sogno a occhi aperti.
L’unica cosa da tenere a mente quando si guida la M3 E30 è che il retrotreno a bracci oscillanti ha un comportamento tutt’altro che prevedibile, ma è un difetto comune a diverse auto di quell’epoca. La produzione totale tra il 1986 e il 1992 ha raggiunto circa le 20.000 unità.
Prezzi? Oggi è difficile trovarne una in buone condizioni a meno di 50/60.000 euro, ma gli esemplari più belli e soprattutto le serie speciali come la Jhonny Cecotto superano anche i 100.000 euro.
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