Da diversi anni buona parte degli automobilisti italiani ha purtroppo a che fare con gli odiati autovelox arancioni, da alcuni chiamati totem, che dovrebbero funzionare come rilevatore di velocità ma che, troppo spesso, di vero hanno solo gli adesivi.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiarito la loro illegalità dopo anni di controversie, dichiarando che manca la vera e propria omologazione e che troppo spesso i comuni ne hanno approfittato per usarli come veri e propri spaventapasseri. È come se un vigile puntasse la pistola per scoprire che è finta o che spara acqua.
Di sicuro, e qui rientra l’esperienza personale, vederli da lontano con il loro colore arancione acceso, incute timore e induce alla frenata. Rimane sempre il dubbio che un dispositivo, casualmente, possa funzionare. In realtà guardandoli meglio da vicino viene fuori la realtà, ovvero che sotto il “vestito” non c’è nulla.
Il vicequestore della Polizia Stradale ha ammesso che “Per essere omologati gli autovelox arancioni devono presentare un dispositivo, anch’esso omologato secondo i criteri della legge, e vicino al totem deve essere presente una pattuglia”.
Condizioni che non si verificano praticamente mai come ben sanno tanti automobilisti che invece stanno molto più attenti quando, a norma di legge, viene avvisata la presenza di un autovelox fisso (blu o grigio) con un certo margine di distanza.
Nella “mentalità” delle amministrazioni comunali rimane quindi l’effetto spauracchio, in modo che la maggioranza degli automobilisti sia tentato di frenare e quindi di ridurre la velocità. Alla fine, come sostenuto dal questore, l’autovelox arancione vale un po’ come una sorta di cartello stradale più appariscente, utile a ricordare agli automobilisti che ci si sta avvicinando, ad esempio, a un centro abitato.
Ora non sappiamo se nei prossimi mesi i “totem” verranno rimossi, ma, cari automobilisti, guidate sempre con la testa.
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