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Autostrade per l’Italia deve sostituire i Tutor?

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È una storia che in realtà parte nel 2015 quella che vi raccontiamo oggi, e riguarda direttamente i portafogli di tanti automobilisti italiani. Si parla di Tutor, i famigerati sistemi di controllo della velocità che ormai da anni pattugliano le infrazioni per il superamento del limite su molti tratti autostradali.

Peccato che proprio tre anni fa una decisione della Corte d’Appello di Roma si scagliò contro Autostrade per l’Italia colpevole di aver rubato il brevetto del tutor a una piccola azienda toscana, la Craft di Greve in Chianti, piccola realtà hi-tech tra le tante del nostro Paese.  

Non più tardi di lunedì, con i soliti tempi biblici, è arrivata la sentenza della Corte: Autostrade per l’Italia deve rimuovere, e distruggere, tutti i Tutor installati sul suolo della penisola con effetto immediato. E qui qualche automobilista potrebbe già gioire, ma come sempre c’è l’altro lato della medaglia.

La sanzione comminata al colosso Autostrade è di 500 euro ogni giorno di ritardo per eseguire lo smantellamento dei tutor, senza però risarcimento ai proprietari dell’azienda toscana. I due soci si sono così ribellati alla sentenza e la stessa società di Autostrade per L’italia ha fatto sapere in una nota sul suo sito ufficiale che i Tutor non verranno rimossi bensì sostituiti, avvalendosi della effettiva verità sulla diminuzione degli incidenti stradali e delle morti da quando i dispositivi sono in funzione.

Una chiara ammissione di frode avvalorata dalla possibilità data alla società toscana di chiedere, in denaro, il valore del brevetto ad Autostrade, decisamente oneroso. Come si legge dal sito ufficiale la società ha spiegato che “si farà carico della sanzione pecuniaria prevista per mantenere attivo il sistema attuale fino alla sostituzione integrale degli apparati con altro sistema di rilevazione della velocità media, che avverrà entro tre settimane“.

La Craft, in realtà, era dal 2006 che continuava la battaglia contro Autostrade per farsi riconoscere la paternità, e i diritti, del brevetto, risalente al 1999 e inizialmente non considerato dall’azienda controllata da Atlantia S.p.A.  Resta da capire, in attesa di sviluppi, il destino delle decine di migliaia di multe inflitte durante gli anni di servizio del Tutor, visto che è stata data la ragione all’azienda toscana.

Anche in questo caso, a rimetterci sono sempre i poveri e ignari automobilisti.

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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