È terminata ieri una tre giorni di networking, organizzata da Quintegia, per fare il punto su strategie e nuove sfide per il business auto, alla presenza di opinion leader e decision maker provenienti da tutta Europa e non solo.
Accanto alle delegazioni da mercati chiave quali Usa e Brasile, per la prima volta a Verona sono arrivati anche i dealer cinesi guidati dall’associazione nazionale di categoria CADA. Tra le novità anche le testimonianze dal mondo della comunicazione, dello sport, dell’università e della finanza che hanno arricchito i tradizionali workshop sulla distribuzione auto (vendite, servizi, usato, post vendita, scenari, best practice sulle singole aree di business, ecc.) con innovative prospettive intersettoriali.
Più di 4mila partecipanti, 15 case automobilistiche, 150 operatori della stampa estera, 7mila mq di area espositiva e un centinaio di relatori italiani ed internazionali. Questi i numeri dell’11ma edizione del Dealer Day. Presenti inoltre più di 80 aziende in area business e i vertici delle associazioni di filiera, tra cui Federauto e Unrae che hanno scelto l’appuntamento veronese come tagliando obbligatorio per fronteggiare criticità e soluzioni e per far ripartire il settore.
In primo piano ovviamente la crisi dell’auto, un mercato che vale l’11,4% del PIL e occupa 1.200.000 persone (fra diretto ed indotto allargato), ma che continua a registrare contrazioni a doppia cifra: -19,9% sul fronte delle immatricolazioni nel 2012 rispetto al 2011; -41,7% delle ragioni sociali dal 2002 ai primi mesi del 2013 (-7% solo nell’ultimo anno) e in maniera quasi uniforme anche il numero di mandati e le sedi dei concessionari; -40% di vendite medie per mandato nell’ultimo quinquennio. “Negli ultimi 3 anni il volume delle mancate vendite di auto nuove in Italia è equivalente all’intero mercato dell’automotive olandese”. Lo ha detto, all’Automotive Dealer Day di Veronafiere, il direttore generale di Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), Romano Valente. In particolare – secondo quanto esposto da Valente – gli acquirenti privati sono quelli che hanno registrato la perdita maggiore, con punte di negatività tra i giovani (18-29 anni) che nel 2005 rappresentavano il 14% del mercato mentre oggi arrivano appena al 9%. A comprovare l’allontanamento delle fasce più giovani è lo ‘sprint’ effettuato dagli ‘over 45’, che nel complesso valgono oggi il 57% del mercato della domanda, contro il 46% di appena due stagioni fa.
Tra gli acquisti di auto nuove da parte dei privati, lo scorso anno la regione che ha tenuto (si fa per dire) di più è l’Emilia Romagna (-18,7%), seguita da Trentino Alto Adige (-20,8%) e Veneto (-21,2%). Le regioni che invece hanno sofferto di più la crisi economica per gli acquisti dei privati sono la Valle d’Aosta (-30,8%), il Molise, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna. Complessivamente, il calo dei privati nel 2012 è stato del 22,8% (-12,2% nei primi mesi del 2013) che ha contribuito a ‘stagionare’ ancor più il parco auto del Paese: tra le 35mln di vetture circolanti in Italia, infatti, oltre 10,5mln (30%) sono ancora a euro 0, euro 1, euro 2, mentre un altro 21% del totale appartiene alla categoria euro 3. “Al nuovo Governo – ha detto Valente al Dealer Day – Unrae chiede misure per rilanciare i consumi. Tra queste: la riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese, la semplificazione amministrativa ed omogeneizzazione dell’Ipt, la revisione della fiscalità sulle auto aziendali e l’eliminazione del Superbollo”.
A rimarcare la gravità del momento, anche il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi: “Il trend di quest’anno fa prevedere un risultato ancor più disastroso rispetto al passato, con un mercato a 1.250.000 vetture e una ulteriore perdita del 10% sul 2012. Negli ultimi 5 anni – ha proseguito il presidente dell’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, camion e autobus – la perdita sulle autovetture nuove è stata del 44% e ancora peggiore è stata la performance di autobus (-52%), camper (-68%) e autocarri (-62%)”.
“Mi rivolgo perciò al nuovo Governo – ha aggiunto Pavan Bernacchi – per chiedere di non infierire ma di aiutare un settore che con il passato esecutivo ha subito una vera e propria grandine di disincentivi sull’auto. Un mercato fermo danneggia non solo centinaia di migliaia di addetti ai lavori ma lo Stato stesso, che lo scorso anno ha introitato 3 miliardi di euro in meno di entrate fiscali provenienti dall’auto e impiegato centinaia di milioni di euro in ammortizzatori sociali. Ai concessionari – ha concluso il presidente – suggerisco di tenere alta la guardia e armarsi di realismo e forti motivazioni, perché usciremo dal tunnel molto lentamente e solo tra qualche anno”.
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