Come ormai da lunga tradizione, anche l’edizione 2024 del Goodwood Festival of Speed ha portato sotto i riflettori un’evento di portata eccezionale, tra presentazioni mondiali di nuovi modelli esclusivi, grandi capolavori della storia dell’auto e anniversari importanti.
Ma tra i vari padiglioni e le indimenticabili esibizioni, spiccava la presenza del nutrito stand di Audi Tradition, dipartimento dedicato all’eredità storica del marchio che, non solo si occupa di curare quanto arrivato fino ai giorni nostri (per esporlo presso l’Audi Museum Mobile ad Ingolstadt) ma anche di ricostruire alcuni pezzi di grande importanza finiti dispersi, distrutti o mai costruiti, nel segno della continuità storica.
La ricostruzione di alcuni pezzi in particolare legati al mondo delle corse di Auto Union e Wanderer ha visto negli ultimi anni la sezione particolarmente attiva, e proprio quest’anno Audi ha deciso di presentare in anteprima mondiale la propria ultima fatica, costruendo da zero la spettacolare Auto Union Type 52 “Schnellsportwagen” (auto sportiva veloce), vettura particolarmente innovativa voluta da Ferdinand Porsche nel 1935 ma che rimase su carta.
Il lavoro è stato eseguito seguendo a menadito i progetti, riproducendone quanto possibile ogni dettaglio in modo maniacale, con poche licenze del caso. Ma per quanto nata oggi, occorre fare un passo indietro per conoscerla meglio.
Siamo negli anni Venti del Novecento, e i marchi tedeschi Horch, Audi, Wanderer e DKW si organizzano con l’intenzione di fondersi per dare origine ad una nuova potenza industriale, il cui obiettivo è quello di rimpinguare le esigue casse svuotate dal periodo di iperinflazione che colpì gran parte dell’Europa, e in particolare la Germania tra il 1920 ed il 1923.
L’unione dei marchi avvenne nel 1932, con una organizzazione che vedeva Horch produttore di automobili di grande prestigio, Audi vetture di fascia medio-alta, Wanderer di fascia medio-bassa e DKW orientato ai prodotti più economici; dunque per quanto sul radiatore di ognuna di loro da quel momento in poi campeggiava il nuovo marchio Auto Union caratterizzato dalla grafica a quattro anelli incrociati a rappresentare le relative realtà, i prodotti dovevano essere diversi per aspetto, posizione e mostrare sul cofano anche il marchio specifico. Ma ben presto Auto Union divenne per tutti quasi un marchio nel marchio, che dal 1934 indicò le vetture che correvano nei più importanti Grand Prix a suon di potenza, velocità, innovazioni e vittorie.
Il piano partì già nel 1933, anno nel quale venne commissionato allo studio di progettazione di Ferdinand Alexander Porsche (dato il grande lavoro fatto in Mercedes-Benz) lo sviluppo di una vettura da competizione, che si chiamerà Auto Union Type A. Sotto l’argentata, aerodinamica e leggera carrozzeria in lega di alluminio disegnata da Erwin Komenda (quasi una carlinga d’aereo) e avvolto in un telaio tubolare in acciaio, venne collocato nell’innovativa posizione centrale-posteriore il motore V16 da 4.358 cc e 296 CV, capace di circa 280 km/h; con queste caratteristiche l’auto si posizionerà in diverse competizioni, conquistando anche diversi record di velocità sul circuito dell’AVUS con al volante piloti come Hans Stuck. Fino al 1939 si succederanno le evoluzioni Type B, C, D e declinazioni da record ma tra queste è certamente iconica la mostruosa Type C del 1936, con un V16 sovralimentato da 6.006 cc e 520 CV.
Visti i risultati in pista, Ferdinand Porsche pensò di impiegare la Type A anche in altre competizioni adattandola alle necessità, così da schierarla in gare come la Mille Miglia e la 24 Ore di Le Mans; l’idea trova iniziale supporto portando all’esecuzione di diversi schizzi e piani tecnici che delineano una vettura coupé quattro porte estremamente aerodinamica (ogni dettaglio viene carenato), più adatta alla guida su strada, con tetto rialzato, fari, spazio per i bagagli, due ruote di scorta, abitacolo con 3 posti affiancati e guida centrale. La base tecnica è comunque derivata dalla versione monoposto, qui con motore V16 da 4,4 litri ridotto a 200 CV ma capaci di oltre 200 km/h. Ma per ragioni sconosciute (o non ufficialmente divulgate) i piani vengono abbandonati nel 1935 e da allora la Auto Union Type 52 viene relegata agli archivi.
Audi Tradition, affascinata da quel progetto che per poco non ha visto la luce, nel 2023 incarica la britannica “Crosthwaite & Gardner” (azienda di esperti mondiali nel restauro che hanno già curato molte vetture della collezione storica Audi) di costruirla, utilizzando documenti d’archivio, piani e schizzi di progetto sopravvissuti: tutti i componenti vengono realizzati su misura, a mano e appositamente per il modello, dalla carrozzeria battuta in lega di alluminio al telaio tubolare in acciaio, passando per gli interni, motore e dettagli di rifinitura.
Più licenza è stata presa rispetto al motore che, pur rimanendo un poderoso V16 sovralimentato simile a quello che sarebbe stato utilizzato nell’auto originale, vede la cilindrata portata a 6 litri con ben 520 CV, più vicina dunque alle specifiche della Type C. Con un peso di 1.449 kg, sfreccia sul circuito di Goodwood con al volante Tom Kristensen e Hans-Joachim “Strietzel” Stuck, ammaliando il pubblico che adesso ha il privilegio di poterla vedere e sentire in tutta la sua spettacolare presenza.
Autore: Federico Signorelli
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