L’elettrico fatica in Italia: tra costi alti e fiducia ancora da costruire
Nonostante il progresso tecnologico e gli incentivi statali, la diffusione delle auto elettriche in Italia continua a essere tra le più lente d’Europa. Il nostro Paese fatica a tenere il passo non solo con i leader del settore, come la Norvegia, dove le immatricolazioni a zero emissioni rappresentano ormai la quasi totalità, ma anche con nazioni più simili per dimensioni e mercato, come la Francia o la Germania.
Le cause sono molteplici: i prezzi d’acquisto ancora elevati, la scarsa fiducia del consumatore medio verso una tecnologia percepita come costosa e complessa, e una rete di ricarica che, seppur in crescita, non ha ancora raggiunto un livello capillare sul territorio.
L’energia in Italia costa di più: +74% in dieci anni
A complicare ulteriormente il quadro è l’aumento del costo dell’energia elettrica, che pesa direttamente sui bilanci di chi sceglie un’auto a batteria.
Secondo gli ultimi dati diffusi da Confedilizia, il prezzo dell’elettricità in Italia è aumentato del 74% negli ultimi dieci anni, una crescita nettamente superiore a quella registrata per altre utenze domestiche e beni di consumo.
Le cause principali sono note: la pandemia, la crisi energetica seguita all’invasione russa dell’Ucraina e la forte dipendenza del nostro Paese dalle importazioni di gas naturale. Tuttavia, rispetto ad altri mercati europei, la nostra posizione resta più svantaggiata.
In Francia, ad esempio, l’ampio utilizzo del nucleare mantiene le tariffe elettriche tra le più basse d’Europa, con un impatto diretto sulla convenienza della mobilità elettrica. Di fatto, un automobilista francese spende molto meno per percorrere gli stessi chilometri di un italiano al volante di una BEV.
Colonnine e tariffe: il nodo della convenienza reale
Il costo dell’energia non incide solo sulle bollette domestiche, ma anche sulle tariffe di ricarica pubblica, che in molti casi rendono poco vantaggioso l’utilizzo quotidiano dell’auto elettrica rispetto a un modello ibrido o termico.
Soprattutto nelle aree urbane più dense, dove non è sempre possibile installare un punto di ricarica privato, i prezzi al kWh possono variare sensibilmente, superando in alcuni casi i 0,80 €/kWh nelle stazioni ultrafast.
Un quadro che frena la diffusione del segmento, nonostante l’ampliamento dell’offerta e il miglioramento delle autonomie medie, oggi spesso superiori ai 400 km per le nuove generazioni di BEV.
Una timida inversione di tendenza
C’è però un segnale positivo: secondo le ultime rilevazioni, a settembre 2025 il prezzo della luce è sceso del 5,6%, segnale di una possibile normalizzazione dei mercati energetici dopo anni di forte volatilità.
Un trend che, se confermato nei prossimi mesi, potrebbe finalmente restituire competitività economica alla trazione elettrica anche nel nostro Paese.
Ma perché l’elettrico possa davvero decollare in Italia servirà una strategia più ampia, capace di combinare politiche energetiche stabili, infrastrutture più diffuse e incentivi strutturali che rendano l’acquisto e l’utilizzo delle BEV sostenibili non solo per l’ambiente, ma anche per il portafoglio degli automobilisti.

