I dati relativi alle immatricolazioni del mese di ottobre 2022 hanno sicuramente fatto emergere due dati, uno positivo uno molto meno per chi si definisce fan dell’auto elettrica. Da una parte, quindi, anche ottobre ha confermato un trend in crescita che si somma ai risultati positivi di agosto e settembre. Difficile tornare ai livelli 2021, dove gli incentivi hanno contribuito alle vendite più di quanto non stia accadendo nel 2022, ma la ripresa sembra esserci.
Dall’altra, e qui viene il tema di questo articolo, stanno calando drasticamente le vendite di auto elettriche in Italia. I dati ufficiali UNRAE parlano di un calo del 3,1% sul totale dell’immatricolato (un anno fa erano il 6,9%) ma, soprattutto, le elettriche vendute in Italia nel 2022 sono state dal 01/01/2022 al 31/10/2022 39.780 unità, contro le 54.364 unità dei complessivi 10 mesi del 2021 (3,6% contro 4,1%)
Il confronto diventa letteralmente impietoso, specie se confrontiamo la situazione in cui versano le auto elettriche in Italia se confrontate con le immatricolazioni a livello UE. Non a caso, l’auto più venduta in Europa nel mese di settembre 2022 è stata la Tesla Model Y, e non è certo un caso. A livello europeo le elettriche crescono in doppia cifra nel periodo gennaio-settembre 2022, e fa ancora più impressione leggere il dato relativo alle auto elettriche immatricolate in Germania: 272.473 unità contro le 39.780 macchine vendute nel Bel Paese. Non viaggiano ai livelli della Germania ma si posizionano bene anche Francia (140.965) e Regno Unito (175.614).
Due sono i problemi: il primo riguarda essenzialmente i rincari dell’energia che sta letteralmente spaventando il consumatore medio, magari pronto a cambiare la sua vecchia auto con un’elettrica ma frenato dall’idea della prossima bolletta, magari dopo aver speso già ingenti cifre per poter dotare il proprio box di una wallbox e aver allacciato un contatore dedicato. Questo, tra l’altro, è il modo migliore per sfruttare un’auto elettrica: non dipendere in tutto e per tutto dalle colonnine pubbliche, anche loro con prezzi che stanno crescendo notevolmente, bensì caricare di notte sfruttando una ricarica lenta.
Poi ci sono gli incentivi. Oggi per accedervi, sempre parlando di auto elettriche in Italia, l’auto deve costare almeno 35.000 euro più iva, e visti i prezzi da listino condizionati dall’inflazione anche un B-SUV come la Peugeot e-2008 in allestimento base oggi rientra negli incentivi per il rotto della cuffia, con 41.280 euro da listino per una e-2008 Active Pack base (il limite è 42.700 euro considerando l’imposta di valore aggiunto). Prima del cambio di esecutivo, Giorgetti ha introdotto la novità, sfruttabile dal 2 novembre, che permette di aumentare il bonus fino a 7.500 euro in caso di rottamazione a patto di dimostrare un ISEE sotto i 30.000 euro.
Facile pensare che chi ha un reddito basso troverà difficoltà ad acquistare un’auto di segmento generalista che, con un minimo di optional, supera i 40.000 euro e rientra appena nella soglia sopra citata. In più, quest’auto dovrà per forza di cose essere un’utilitaria e non certo una prima auto per famiglie, basti pensare che le due auto elettriche più vendute in Italia a ottobre sono state la smart fortwo e la Renault Twingo, nate sulla stessa piattaforma, che hanno prezzi comunque superiori a 25.000 euro. Questi incentivi, destinati a cambiare con l’entrata in campo del famoso PNNR, non sono però paragonabili a quelli del Nex Generation UE di cui beneficia la stessa Germania.
A questo si somma, purtroppo, la cecità nei confronti delle aziende che andrebbero invece incentivate ad aggiornare le loro flotte aziendali con mezzi quanto meno elettrificati, quindi anche ibride. Chi pratica il noleggio a lungo termine è esclusa dalle nuove tranche di incentivi, anche se solo da poche settimane chi si distingue come persona giuridica che svolge attività di noleggio a fini commerciali può ottenere un massimo di 2.500 euro per veicoli che rientrano nella famosa prima fascia, quella che va da 0 a 20 g/km CO2 che contraddistingue le auto elettriche.
Infine, c’è il problema colonnine. Sia chiaro, la situazione sta migliorando negli ultimi anni e noi che proviamo molto spesso auto elettriche possiamo confermarlo. A crescere sono soprattutto le colonnine ultrafast, quelle dove nel giro di mezz’ora è possibile caricare un’auto elettrica. Aver investito, specie in passato, su colonnine a 22 kW, spesso posizionate senza un criterio, oggi ha creato una situazione dove le colonnine veloci (da 50 kW in su) sono le più ambite e non è raro trovarle occupate specie nelle grandi città. Se ci mettiamo anche la ciliegina sulla torta data dal costo di ricarica (0,89 euro/kWh una fast charge 50 kW di Enel X, 0,99 euro/kWh per le ultra fast da 150 a 300 kW sempre di Enel X) la “frittata” è servita su un piatto d’argento.
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