ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE hanno rilasciato un comunicato relativo alla ripartenza del settore automotive in seguito al lockdown dovuto al Coronavirus. Ecco le loro parole.
“Abbiamo accolto con sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione, la scelta del Governo, nel recente Decreto Rilancio, di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni. Si tratta di un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese.
Il settore automotive italiano è certamente impegnato ad incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità e lo testimoniano gli ingenti investimenti che la filiera italiana ed europea sta compiendo, ad ogni livello di competenza, per affrontare questa delicata transizione, di per sé sfidante in termini di risultati di mercato, raggiungimento degli obiettivi ambientali europei e tenuta dell’occupazione.
Purtroppo, le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa, sono profondamente mutate. I numeri che raccontano l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore automotive sono sotto gli occhi di tutti. La riapertura dei concessionari, lo scorso 4 maggio – peraltro con centinaia di migliaia di veicoli immobilizzati sui piazzali – da sola, non basta certo a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive, data la situazione di profonda incertezza, che condiziona il clima di fiducia di cittadini e imprese, e l’indebolimento dell’economia e del mercato del lavoro, con conseguente perdita di potere d’acquisto dei consumatori.
L’acquisto di un autoveicolo è un investimento importante che, in questa fase, necessita di un sostegno adeguato alla realtà che stiamo vivendo, e che il mercato di oggi possa recepire positivamente. In assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 500.000/600.000 unità in meno rispetto all’anno precedente determinerà un mancato gettito IVA di circa 2,5 miliardi di Euro.
Il rallentamento delle vendite – che il meccanismo in vigore di bonus-malus non è sufficiente a contrastare – sarà responsabile di un mancato rinnovo del parco circolante italiano, che, in riferimento alle autovetture, a fine 2019, per il 32,5% è ancora costituito da auto ante-Euro 4 e, dato ancor più preoccupante, per il 57% da vetture con oltre 10 anni di anzianità.
Risulta incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la strategicità e la competitività di un comparto come l’automotive, che esporta oltre il 50% dei suoi prodotti, apprezzati in tutto il mondo per la carica innovativa e la qualità, e che in più occasioni ha dimostrato di fungere da traino per la ripresa produttiva di larga parte del sistema manifatturiero e quindi della nostra economia, e si preferisca andare incontro a un rischio di deindustrializzazione.
Un settore che alcuni Paesi europei – con i quali, peraltro, la nostra filiera è profondamente interconnessa – stanno mettendo al centro dei loro Piani di supporto, così da rilanciare i consumi e la transizione verso un modello di mobilitá piú sostenibile.
Ribadiamo, quindi, che non è più rinviabile l’attuazione di un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e veicoli commerciali vetusti e l’acquisto di autoveicoli di ultima generazione, e per lo sviluppo infrastrutturale, nonché la revisione della fiscalità sulle autovetture per un adeguamento a livello europeo. Incentivi che allarghino la platea dei beneficiari, pur nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale, per rilanciare davvero il mercato e la produzione.”
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