Per molti anni, le auto alimentate a Diesel hanno dominato il mercato del nuovo e dell’usato, ma ora tutto ha subito un profondo cambiamento. Il Diesel ha progressivamente perso smalto, ma finora ha resistito in un certo qual modo grazie all’apporto di coloro i quali percorrono moltissimi chilometri. Le cose potrebbe però cambiare ulteriormente, in quanto già da qualche mese il carburante in questione sta raggiungendo il costo della benzina, finendo in qualche frangente addirittura per superarla. Non sembrano quindi esserci buone notizie in vista per il popolo dei 140 milioni di “dieselisti” europei, che secondo diversi osservatori potrebbero essere i più penalizzati dalla crisi innescata dalla guerra in Ucraina, ecco i vari perché.
Il crollo della situazione si è manifestato già con la fine delle restrizioni dettate dalla pandemia, quando la ripresa dei consumi, più veloce del previsto, aveva messo in difficoltà diversi mercati. A questi si è aggiunta la guerra, che ha dato un’ulteriore accelerata ai rialzi: troppo forte la paura che l’inasprimento dei rapporti internazionali mettesse in pericolo i barili di gasolio che la Russia invia all’Europa. A quanto pare, però, il peggio potrebbe non essere passato poiché dal prossimo dicembre l’UE interromperà prima le importazioni di petrolio russo via mare, e successivamente quelle di prodotti raffinati. La logica porta a pensare che i prezzi siano destinati a salire.
A guidare una vettura a gasolio sono più del 40% degli europei, contro il 4,5% degli Stati Uniti. Soprattutto nel Vecchio Continente, il Diesel rappresenta il sistema di alimentazione più utilizzato per trasporti e macchine agricole, perciò l’aumento dei prezzi si rifletterà anche su moltissimi beni che troviamo ogni giorno nei supermercati, generando un vero e proprio circolo inflazionistico. Il Diesel ha avuto un boom negli anni ’90, quando l’Unione Europea decise di sponsorizzarlo per ridurre le emissioni di CO2. L’approvvigionamento, sin da allora, è stato possibile grazie alla Russia, ma ora con la guerra il tutto è diventato molto più complicato, costoso e sotto una grande influenza politica. Le immatricolazioni di veicoli Diesel sono in calo e nel 2035 dovrebbero sparire completamente i motori a combustione dai concessionari. Ora le autorità politiche non possono far altro che intervenire nell’immediato per dare una boccata d’ossigeno agli automobilisti ed all’economia. Lo sconto sulle accise è stato prorogato fino al 21 agosto 2022, ma è poco.
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