Storiche

Audi quattro, la “mamma” di tutte le sportive a trazione integrale

Tempo di lettura: 2 minuti

Se conoscete bene la storia dell’auto, sapete sicuramente che la prima auto stradale di serie con la trazione sulle quattro ruote è la mitica Jensen Interceptor FF del 1968. Se poi la storia la conoscete benissimo, sapete anche che le quattro ruote motrici sulle vetture stradali hanno assunto il ruolo che hanno ora grazie soprattutto a un marchio e a un modello, che, forse, non ha bisogno di presentazioni: Audi quattro.

Prodotta dal 1980 al 1991 in circa 11.500 esemplari, costruita praticamente a mano in uno stabilimento dedicato e costosa come una supercar, l’ Audi Quattro è l’automobile che ha fatto sapere al mondo che quattro ruote motrici servono anche per andare veloci e non solo per arrampicarsi sulle montagne. Tralasciando in questa sede la Sport quattro e i suoi successi nel Gruppo B, che meriterebbero un articolo a parte, ci concentriamo sulla berlina stradale.

La sua genesi inizia nel 1977 e si conclude al Salone di Ginevra del 1980 con l’arrivo del modello di serie. In questi tre anni gli uomini di Ingolstadt sono riusciti a passare dalla rudimentale trazione integrale della Iltis – offroad nata Audi ma commercializzata da Volkswagen – al raffinato e compatto schema a tre differenziali la cui ultima evoluzione si trova oggi nelle concessionarie di tutto il mondo.

La parte più importante della Audi quattro, non è certo il design, come spiegava, a suo tempo, il responsabile del design dell’epoca, Hartmut Warkus: “Volevamo fare un’auto che sembrasse attaccata alla strada, che fosse il simbolo stesso della tenuta di strada. Non doveva saltare all’occhio per l’eleganza ma per le sue potenzialit. Proprio questa è stata l’idea che alla fine è risultata giusta e vincente”.

E non è così importante nemmeno il motore dell’ Audi quattro, per quanto 200 CV da un 2.2 turbo non fossero proprio scontati nel 1980. Quello che ovviamente conta di più è lo schema della trazione 4×4. Il motore è longitudinale e la scatola del cambio è rivolta verso l’abitacolo. Al suo interno si trova un albero cavo lungo 26 cm che arriva al differenziale centrale e che distribuisce la coppia ai due assali. Al posteriore proprio dall’uscita della scatola di trasmissione, all’anteriore attraverso un albero coassiale a quello secondario ed alloggiato al suo interno.

E’ questo il vero colpo di genio dell’ Audi quattro, una soluzione che permette di ridurre peso e ingombire inserendo la trasmissione e due differenziali all’interno di un unico gruppo. Da lì in poi, il differenziale centrale (che è bloccabile) ripartisce la coppia al 50% tra i due assali, quello anteriore è libero e il posteriore è a sua volta bloccabile. Entrambi vengono gestiti da due pulsantini comodamente posti davanti alla leva del cambio.

Una grande novità arriva nel 1987, quando debutta il differenziale Torsen al centro dello schema, permettendo di regolare ancora meglio la disitribuzione della coppia motrice in funzione dell’aderenza, fino al 75% al posteriore. Nel 1984 intanto, la quattro aveva ricevuto un aggiornamento con una spettacolare strumentazione digitale, pneumatici maggiorati, ABS e sospensioni ritarate. Nel 1989, infine, il motore riceve la testata a quattro valvole per cilindro e la potenza sale a 220 cavalli. Nel 1991 l’ Audi quattro esce di produzione ed entra di diritto nel grande libro della storia dell’auto.

Alessandro Vai

Le auto e i motori, una passione diventata una ragione di vita. Volevo fare il pilota ma poi ho studiato marketing e ora il mio mestiere è scrivere

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Alessandro Vai

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