La storia della Peugeot alla classicissima francese è ricca di soddisfazioni e, dal 1992 in avanti, ha portato in carniere ben tre vittorie. Un territorio, quello francese, così come il campionato Endurance, dove sperimentare, ieri come oggi, ecco perché siamo a qui a raccontarvi le “gesta” della 905, che fece il bis a inizio anni ‘90, nei confronti di ciò che è chiamata a raccoglierne l’eredità, la 9×8.
Come lei, oggi, rappresenta nel pieno della sua tecnologia la transizione energetica, la 905 nel 1991 colpì la stampa specializzata e il pubblico per le sue linee semplici e per il frontale, caratteristico per i modelli Peugeot del passato. Venne costruita su un telaio in fibra di carbonio progettato in collaborazione con Dassault ed era alimentata da un motore V10 con quaranta valvole da 3,5 litri: potenza 650 CV, non così distante dalle Formula 1 iper-tecnologiche (basti pensare alle sospensioni attive della Williams) di quegli anni.
Tra il 1990 e il 1993, arrivano i grandi successi. Con la 905, PEUGEOT gareggia contro i tradizionali costruttori di vetture Endurance, in particolare Porsche e Jaguar, e contro coriacei avversari come Toyota e Mazda. La 24 Ore di Le Mans 1992 è l’occasione giusta: l’auto viene modificata, con la riprogettazione dell’ala anteriore, mentre scompaiono le feritoie. Già prima dell’appuntamento più importante dell’anno, arrivano ottimi risultati, e nel complessivo si contano un 2° posto a Monza, il 1° e il 3° a Le Mans e a Suzuka, il 1° e il 2° a Donington e un’altra doppietta a Magny-Cours. Peugeot è campionessa del mondo Endurance. Nel 1993, l’en-plein: i primi tre gradini del podio della 24 Ore di Le Mans sono suoi.
Non dimentichiamo che tra le due protagonisti di questo articolo si inserisce a pieno titolo la Peugeot 908, che vinse nel 2009 con il famoso motore V12 Diesel FAP, e sono passati solo 12 anni. Progettata senza l’ala posteriore, a differenza della 905, la 9×8 e quest’ultima si somigliano per la ridottissima altezza da terra e per le linee pulite, tanto che i retrovisori sono in realtà nascosti a fianco dell’abitacolo. Quella che abbiamo visto a Monza in anteprima statica potrebbe ancora cambiare molto prima di partecipare alla prossima stagione del WEC ma una cosa è certa: sotto quelle forme così semplici si nasconde una tecnologia molto complessa, con un V6 biturbo da 680 CV abbinato a un motore elettrico da 270 CV capace di muovere le ruote anteriori.
Sono quindi quattro le ruote motrici ma con chiari limiti dettati dal nuovo regolamento Hypercar, con una potenza di sistema che non può mai superare i 500 kW (cioè 680 CV). La tecnologia ibrida è quindi sia una grande opportunità, poiché apre alla possibilità di beneficiare della trazione integrale, ma anche un’enorme sfida tecnica, data la complessità della gestione del sistema motopropulsore.
In definitiva, il programma 9X8 andrà a vantaggio dei futuri modelli elettrificati di Peugeot che potranno beneficiare delle esperienze fatte nelle competizioni.
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