Lo scorso 24 settembre gli appassionati di auto storiche hanno ricevuto un duro colpo. L’ASI, Automobilclub Storico Italiano, non ci sta e si rivolge direttamente alla Presidenza della Repubblica Italiana.
Per ragioni che definire ovvie pare superfluo, L’Automotoclub Storico Italiano (ASI) ha depositato un Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica per ottenere l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino che vietano la circolazione dei veicoli storici dal 1° ottobre 2019 al 31 marzo 2020. Lo stesso ricorso verrà presentato contro le ordinanze simili del Comune di Bologna e, c’è da scommettere, verrà esteso ad altre amministrazioni locali.
Si tratta di un’azione intrapresa dalla nuova dirigenza ASI, attiva già da mesi per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche all’applicazione di deroghe specifiche per la circolazione dei veicoli storici. Dietro questa ragione, si nasconde una ragione molto semplice: se non circolano, i veicoli storici muoiono e con loro muore tutto il mondo ad essi collegato, causando enormi danni, culturali ed economici.
Non si tratta di privilegi, ma di tutele nei confronti di un patrimonio storico, culturale, tecnologico e artistico italiano che non ha pari al mondo, che, si legge nel comunicato ASI “Le istituzioni – come ha più volte dichiarato il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati – hanno il dovere di preservare, con misure che, anche a livello legislativo, diano chiari segnali di tutela e di valorizzazione sia nei confronti degli operatori, sia nei confronti degli appassionati.”
Tra le altre iniziative intraprese da ASI in questo senso, si ricorda l’accordo siglato il 30 ottobre scorso con l’Istituto Superiore di Sanità, finalizzato alla ricerca scientifica che stabilirà il reale impatto ambientale dei veicoli storici e che costituirà la premessa oggettiva per le riflessioni future in materia legislativa: un percorso corretto per arrivare alla giusta regolamentazione della circolazione dei veicoli storici.
Alla base di questa richiesta – oltre a motivazioni di carattere culturale, sociale ed economico – ci sono i numeri: i veicoli storici rappresentano una percentuale insignificante del parco veicolare circolante in Italia e percorrono annualmente poche centinaia di chilometri. Ecco perché ininfluenti in termini di impatto ambientale.
“In Italia circolano 56 milioni di veicoli – sottolinea Alberto Scuro, presidente dell’Automotoclub Storico Italiano – e, di questi, quelli vecchi (intesi come ultraventennali) sono 12 milioni. Sono i dati ufficiali forniti dalla Motorizzazione. I veicoli storici, invece, sono quelli ultraventennali in possesso di un Certificato di Rilevanza Storica (documento introdotto dallo Stato nel 2009) che ad oggi sono meno di 400.000 in tutta Italia: lo 0,8% del totale circolante. Solo questi hanno bisogno di tutela, perché rappresentano la storia del nostro Paese e un mondo di passione che promuove cultura e turismo, ed è un enorme volano di indotto nazionale, che nel 2018 è stato stimato in 2,2 miliardi di euro.”
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