L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) chiede un’operazione trasparenza nei confronti delle auto blu. I vertici della suddetta Autorità la reputano assolutamente necessaria e, dopo innumerevoli segnalazioni, firmano una delibera in cui si invitano enti ed amministrazioni a rendere pubblici i dati di quante possano essere le auto di servizio di cui dispongono e di quale tipologia.
La richiesta avanzata è quella di pubblicare i dati sui propri siti istituzionali, al fine di combattere e prevenire gli usi impropri ed i fenomeni di corruzione. Rendere pubblici questi dati contribuirebbe ad accrescere la consapevolezza di come le risorse pubbliche vengano utilizzate assicurando di conseguenza la piena accessibilità ai documenti delle pubbliche amministrazioni.
Ma precisamente cosa sarebbero le famigerate “auto blu”? Sono i veicoli pubblici dati in dotazione a politici oppure alti funzionari dello Stato o della pubblica amministrazione. Ad oggi, i dati disponibili e di libera consultazione, sono quelli derivanti dal censimento condotto dal Dipartimento della Funzione pubblica. A cadenza annuale, tutte le Amministrazioni sono obbligate a comunicare al Dipartimento il numero di mezzi a loro disposizione, sulla base del DPCM 24 settembre 2014. Stando invece alla richiesta dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, i dati dovrebbero essere pubblicati in modo diretto sul sito, anche se le amministrazioni aderiscono al censimento, dove la percentuale di quelle rispondenti si aggira intorno al 70%.
Gli ultimi dati pubblicati sono risalenti al 31 dicembre 2020 e certificano la disponibilità di 26.627 auto a disposizione delle pubbliche amministrazioni, 734 di queste vetture ad uso esclusivo con autista. La cifra non include solo la domanda di auto delle Amministrazioni centrali, perché a disporre di questi mezzi in Italia sono soprattutto i Comuni e le Aziende Sanitarie Locali (ASL). I numeri sono in calo rispetto al 2018 con una diminuzione del 21%, rispetto al 2019 sono invece in aumento del 3,7%, soprattutto nel settore della sanità, un dato che, inevitabilmente, risente dell’emergenza sanitaria causata dal diffondersi del Covid–19. Solo undici anni fa, nel 2010, l’Italia era al primo posto nel mondo per i funzionari che usufruivano di questo servizio, con circa 600mila auto blu, che corrispondono a 10mila per milione di abitanti con un costo per ogni auto blu di circa 150.000 euro l’anno. Oggi ce ne sono quindi più o meno un terzo di undici anni fa, con un costo totale che corrisponde approssimativamente ad un miliardo di euro l’anno.
L’Autorità Nazionale Anticorruzione ricorda che: “L’uso di queste automobili viene concesso per le sole esigenze di servizio del titolare, ivi compresi gli spostamenti verso e dal luogo di lavoro. Sono escluse da tale regime le autovetture protette assegnate alla magistratura ai fini di sicurezza, od ad altri soggetti incaricati di funzioni giudiziarie, esposti a pericolo. I dati devono essere pubblicati sui siti istituzionali previa anonimizzazione dei dati personali per tutelare il diritto alla riservatezza di coloro che possono fruire delle auto di servizio. La condotta di uso improprio, infine, oltre ad essere presidiata da norme penali (ad esempio quelle sul peculato d’uso, ai sensi dell’art. 314 del codice penale), è anche manifestazione di cattiva gestione e di uso inappropriato di risorse pubbliche”.
Autore: Angelo Petrucci
Fonte: LaStampa.it
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