Se si parla di cultura del 6 cilindri, Alfa Romeo ha molto da dire, avendo scritto pagine di storia dell’auto in abbinamento a quello che è considerato il “frazionamento” più nobile, oltre che una delle soluzioni più utilizzate dai marchi più prestigiosi.
Non occorre scomodare le Formula 1 attuali per sottolineare come “6 cilindri” sia da sempre sinonimo di raffinatezza e prestazioni e non è un caso che nella storia Alfa Romeo questi motori siano ricorrenti e abbiano rappresentano il massimo livello della tecnica motoristica delle rispettive epoche.
Oggi l’eccellenza a sei cilindri targata Alfa Romeo si chiama Quadrifoglio ed è declinata nei due modelli al top della gamma: la Giulia Quadrifoglio e lo Stelvio Quadrifoglio.
Sotto il cofano di queste vetture è ospitato un propulsore eccezionale, ispirato alle tecnologie e alle competenze tecniche Ferrari. Il 2.9 V6 Bi-Turbo a benzina, totalmente in alluminio, è diventato il nuovo punto di riferimento motoristico del marchio, esattamente come 40 anni fa lo il mitico V6 “Busso” (dal nome del tecnico responsabile del progetto) aveva fatto epoca.
Con quel motore l'”Alfa6” aveva segnato il ritorno del marchio nel settore delle berline prestazionali di prestigio e stabilito nuovi parametri in fatto di carattere, prestazioni e sonorità. La realizzazione dell’innovativo V6 “Busso” nel 1979 ha rivoluzionato i canoni del 6 cilindri Alfa, anticipando i concetti di leggerezza, compattezza e prestazioni che hanno poi portato all’attuale livello di eccellenza dei propulsori Quadrifoglio.
I 510 CV di potenza a 6.500 giri/min, la coppia massima di 600 Nm disponibile in un ampio arco di utilizzazione (tra i 2.500 e i 5.000 giri/min) e la possibilità di “spegnere” tre cilindri, per migliorare l’efficienza riducendo consumi ed emissioni, ci raccontano già qualcosa di significativo su questo 6 cilindri. Poi, però, c’è il “tocco in più” Alfa Romeo, che ha lavorato per farlo entrare in simbiosi con Giulia e Stelvio.
Non a caso se oggi un 6 cilindri è abbinato al Quadrifoglio, poiché fu proprio la stessa soluzione che permise alla Alfa Romeo RL di vincere per la prima volta la Targa Florio del 1923 e la successiva famiglia 6C ha equipaggiato le più celebri Alfa Romeo dalla belle epoque fino al dopoguerra.
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