Dopo la crisi del 1987 che consegnò l’Alfa Romeo nelle mani di Fiat solo nei primi anni ’90 il Biscione iniziò a rialzare la testa con risultati di prestigio sulle piste italiane ed europee nelle categorie turismo; questa è la seconda parte del nostro racconto (qui il primo articolo sulle origini del mito) sul rapporto privilegiato tra Alfa Romeo e le corse e non possiamo non parlare di un nome, di una sigla già entrata nella storia del motorsport: Alfa Romeo 155 V6 Ti DTM.
Derivata dalla 155 GTA stradale che fece il suo debutto nel 1992 su strada e in pista nelle categorie turismo nazionale, con Larini vincitore del Campionato Super Turismo, Alfa Romeo si convinse di costruire una versione dedicata al Deutsche Tourenwagen Meisterschaft (DTM), 26 anni fa il campionato più prestigioso per le vetture turismo, sfruttando le nuove regole entrate in vigore nel 1993 (Classe D1). Il debutto della 155 V6 TI DTM vedeva l’impiego di un motore V6 (il mitico V6 Busso che trovò la sua massima evoluzione proprio in questo frangente) 2.5 da 420 CV a trazione integrale, contro l’altrettanto agguerrita Mercedes 190 DTM, le uniche due rivali del campionato 1993.
L’arrivo di quattro Alfa Romeo, due gestite da Alfa Corse e due dal team Schübel, così competitive a casa del “nemico” fu un vero e proprio smacco per la Casa della Stella a tre punte. La rivalità tra le due concorrenti si risolse in fretta a favore della scuderia italiana che impiegò in quella stagione ben quattro vetture, con le due curate da Alfa Corse e guidate dai piloti ufficiali Nicola Larini e Alessandro Nannini, quest’ultimo vittima due anni prima dell’incidente che quasi gli costò la vita quando per lui si stavano mettendo bene le cose in F.1.
Arrivarono così nella stagione 1993 ben 12 vittorie sulle 20 gare disputate, tra le quali rimangono scolpite nella memoria le due vittorie di Larini nella doppia manches al Nordscheleife il 10 giugno 1993, un evento che ancora oggi fa venire atroci mal di pancia ai tifosi della Stella e che segnò il ritorno alla vittoria per il Biscione 58 anni dopo la vittoria di Nuvolari sulla stessa pista, nel 1935. Arrivò così il titolo piloti per Larini e il costruttori per Alfa Romeo, uno shock per Mercedes-Benz che si vide battuta in casa da una scuderia, italiana, fatto di non poco conto, al debutto nella categoria.
L’anno successivo la vettura, seppur ancora molto prestazionale, conquistò 11 vittorie su 20 ma il titolo andò alla Mercedes-Benz di Klaus Ludwig, con Larini e Nannini rispettivamente terzi e quarti. Quell’anno, il 1994, gli appassionati non possono non ricordare l’impresa della quale si rese protagonista Alessandro Nannini a Singen, sul cittadino Allemanenring.
In lotta con Klaus Ludwig per il campionato, il pilota senese viene spinto volontariamente fuori da Roland Asch, pilota Mercedes, già doppiato, scatenando le ire dell’italiano. Lui, imperterrito, ripartì, cambiò gomme ai box e iniziò una furiosa rimonta che nel giro di due tornate lo pose negli scarichi di Asch e qui si compì la vendetta firmata Nannini, con il tamponamento allo scorretto avversario e il successivo ritiro con vettura in fiamme. Un modo molto latino di reagire ma allo stesso tempo un’immagine indelebile consegnata ai posteri, che ancora oggi spopola sul web, quando si parla di DTM e di Alfa Romeo.
L’epopea della 155 V6 TI DTM si concluse nel 1996, quando il campionato si trasformò in ITC, dopo aver conquistato nel solo DTM ben 38 vittorie, 19 pole e 42 giri veloci, rendendola di fatto la vettura più vincente del Campionato degli anni ’90.
L’abbandono del DTM si risolse a vantaggio della partecipazione della 156, erede designata di una delle Alfa Romeo più vincenti della storia del motorsport, al Campionato Europeo Turismo con quattro vittorie consecutive (2000-2003), tre per Giovanardi e una per Tarquini condite da ulteriori due vittorie nell’Italiano Superturismo (1998 e 1999). La 156 si ritirò ufficialmente dopo la partecipazione al WTCC 2005 cogliendo un positivo secondo posto, mentre nel 2006 e 2007 le vetture, rimaste praticamente le stesse, perdettero di competitività e non vennero più seguite direttamente da Autodelta.
Da allora non si sono più viste Alfa Romeo in questa tipologia di competizioni ma sognare è lecito. Dopo avervi raccontato un’altra epopea vincente, questa volta a ruote coperte, tutti attendiamo che il sogno, quasi impossibile, torni a essere realtà: vedere l’Alfa Romeo Giulia tornare a competere ad alti livelli contro le sue rivali nei campionati turismo. Sognare, d’altronde, non costa nulla. Di Formula 1 si parla nel prossimo articolo, tranquilli! Stay Tuned…
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