Di Alfa Romeo passate alla storia, dagli albori ai giorni nostri, sicuramente ne sono passate tante. Dalla prima, quando ancora la Casa automobilistica si chiamava solo A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) al primo SUV mai prodotto dal Biscione, passando per epoche e auto che hanno segnato in un modo o nell’altro la storia del costruttore italiano tra i più amati, se non il più amato insieme alla Ferrari, nel mondo.
Noi abbiamo selezionato per voi le 10 Alfa Romeo che hanno fatto la storia, almeno secondo noi. Eccole in ordine cronologico:
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1) Alfa Romeo 24 HP: con lei iniziò tutto
Dopo le traversie che portarono la ALFA (iniziò a chiamarsi Alfa Romeo solo dal 1918 in avanti) in mano di imprenditori lombardi, l’Alfa 24 HP fu la prima vettura a fregiarsi del nome che pochi anni dopo, con l’acquisizione di Nicola Romeo al termine della Grande Guerra, si completò così come lo conosciamo oggi. Prodotta dal 1910 al 1913, la 24 HP montava un motore monoblocco in ghisa con cilindrata 4 litri e una potenza di 42 CV (24 HP era la potenza fiscale).
Le ruote erano ancora a raggi di legno e nel 1912 arrivò la versione da 45 CV, capace di superare i 100 km/h, una velocità sbalorditiva per l’epoca. Durante la guerra venne trasformata in autocarro e venne sostituita dopo il termine del conflitto dalla 20-30 HP; quest’ultima è stata a tutti gli effetti la prima Alfa Romeo.
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2) Alfa Romeo 6C: il nome Alfa Romeo diventa sinonimo di sportività
La 6C 1500 è stata, a fine anni ’20 e per buona parte degli anni ‘30, la prima delle tre Alfa Romeo a rappresentare una valida vettura stradale adatta alle competizioni, nelle quali si fece un buon nome con vari successi. 6C stava per sei cilindri, ovvero il frazionamento del motore disegnato dall’Ing. Vittorio Jano. L’origine di questo modello fa in realtà fatto risalire al 1925, come sostituta della RM. In breve arrivarono varie versioni, tutte molto potenti grazie al gioiello progettato da Jano che fece capire al mondo cosa voleva dire Alfa Romeo nel nascente mondo delle auto sportive.
Nel 1929 arrivo la 6C 1750 con cilindrata aumentata e nel frattempo molti carrozzieri fecero a gara per mettere mano al progetto. Nacquero così auto che oggi fanno ancora la loro distinta figura nel museo di Arese come le versioni Super Sport e Gran Sport firmate Zagato e Touring. Seguirono versioni con cilindrata aumentata negli anni successivi: la 1900, la 2300 e infine la 2500, la cui produzione venne in parte ripresa fino al 1950.
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3) Alfa Romeo Giulia: il boom economico passò anche da lei
Nata come erede della Giulietta, nome anch’esso ripreso poi in tempi recenti, la Giulia prima serie è stata prodotta ininterrottamente dal 1963 al 1977 in più di una variante di carrozzeria, per un totale di 1.000.000 di esemplari. La Giulia riprendeva parte della meccanica della Giulietta portando diverse innovazioni sempre legate alla sportività, come ad esempio le valvole di scarico raffreddate al sodio, le sospensioni a quadrilateri sovrapposti e fu inoltre la prima ad essere ampiamente collaudata in galleria del vento, quando si iniziò a capire l’importanza della penetrazione aerodinamica delle auto stradali.
L’auto segnò inoltre lo spostamento della produzione dal Portello, sede storica fin dagli inizi, al nuovo stabilimento di Arese, dove la Giulia GT fu la prima ad essere interamente prodotta nel nuovo sito. La prima fu la Giulia TI del 1962 con motore quattro cilindri 1750 di cilindrata cui seguirono una miriade di versioni che iniziarono a distinguersi nel mondo delle corse nonché come vetture di servizio tra le forze dell’ordine. È del 1976, la cui produzione durò solo un anno, la Giulia Super Diesel, figlia della crisi petrolifera di metà anni ’70: non ebbe il successo sperato ma anticipò le berline dei decenni successivi.
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4) Alfa Romeo 33 Stradale: produzione limitata, bellezza senza limiti
Questa è la fuoriserie passata alla storia come una delle più belle, se non la più bella, Alfa Romeo stradale mai costruita. Vide la luce sul finire degli anni ’60 e venne presentata ufficialmente al Salone di Torino del 1967. Con le sue innovative portiere ad apertura verticale, ancora oggi di gran voga tra le più potenti hypercar del mondo, la 33 Stradale era la trasposizione “legale” della Tipo 33, trionfatrice nel 1975 e 1977 del campionato marche in una delle sue evoluzioni corsaiole.
La 33 Stradale montava il motore 2.0 V8 con bancate a 90° e 230 CV di potenza che portava la firma del noto Ing. Busso, un capolavoro d’ingegneria per l’epoca. Da molti venne considerata l’avversaria italiana della famosa Ford GT40 e oggi i più curiosi appassionati possono ammirare uno dei 18 esemplari prodotti perfettamente conservato al Museo Storico Alfa Romeo di Arese. Il valore degli altri esemplari ancora conservati nei garage di qualche facoltoso collezionista? Inestimabile.
[button color=”red” size=”medium” link=”https://www.autoappassionati.it/alfa-romeo-che-hanno-fatto-la-storia/6/” icon=”” target=”false”]Le Alfa Romeo che hanno fatto la storia[/button]5) Alfa Romeo Spider “Duetto”: una storia durata quasi trent’anni
L’Alfa Romeo Spider, da tutti conosciuta come Duetto, ha segnato più di un’epoca quando si parla di questa speciale classifica pensata per riassumere sotto lo stesso tetto le dieci Alfa Romeo più speciali mai prodotte dalla Casa di Arese. La sua produzione iniziò nel 1966 e terminò solo nel 1994, così da diventare una delle Alfa più longeve di sempre. Figlia dello straordinario successo della Giulia, la sua realizzazione stilistica venne affidata a Pininfarina, già firmatario della splendida vettura prototipo, la Disco Volante. Il designer Aldo Brovarone convinse già dai primi bozzetti i vertici della Casa che diedero il via libera al progetto. Un semplice sì che ha consegnato alla storia una delle Alfa più belle di sempre, al pari della 33 Stradale della quale vi abbiamo parlato. A differenza di quest’ultima, prodotta in serie limitata, la Duetto ebbe un successo straordinario fin dal suo lancio al Salone di Ginevra del 1966.
La fama internazionale arrivò quando il modello venne scelto l’anno dopo quale “guest star” del film “Il laureato”, pellicola che lanciò nell’olimpo dei grandi di Hollywood un certo Dustin Hoffman. In realtà la denominazione Duetto nacque successivamente, quando venne indetto un concorso per decidere la sigla più consona alla 1600 Spider originale. Duetto venne scelto dalla giuria, e preferito ai nomi Pininfarina e Pinin in onore del progettista appena scomparso, proprio perché la vettura possedeva una doppia anima, perfettamente coniugata tra lo stile e la sportività. Peccato che questa denominazione ufficiale, con la quale è però rimasta impressa nell’immaginario collettivo, durò ben poco a causa dell’omonima merendina di cioccolato la cui azienda produttrice rivendicò l’utilizzo esclusivo del nome. Dalla prima “Osso di Seppia” (1966), alla “Coda Tronca” (1969) fino alla quarta serie, nonché “Ultima” (1989). Questa è la storia, in estrema sintesi, di un modello che fa ancora battere forte il cuore a tutti gli alfisti e non solo.
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6) Alfa Romeo 75: l’ultima trazione posteriore prima della Giulia
Un modello altisonante la 75, nata nel periodo in cui Alfa Romeo passò dalle mani dell’IRI a quelle più solide della Fiat. Era la metà degli anni ’80 e la trasformazione arrivò solo due anni più tardi, nel 1987. L’auto era nata nel 1985 in corrispondenza del 75° anniversario del Biscione (che la battezzò), la 75 manteneva una meccanica d’altri tempi anche a causa delle condizioni economiche in cui versava la Casa italiana. La base di partenza accusava il segno dei tempi ma un aspetto contribuì al suo successo, la tanto amata trazione posteriore, scomparsa dai listini per quasi trent’anni, finchè la Giulia nuova serie non ha fatto la sua tanto attesa ricomparsa nel 2015.
Proposta inizialmente con tre motorizzazioni, tutte benzina, come la nuova Giulia anche la 75 venne presto trasformata in un auto ad alte prestazioni grazie alla denominazione Quadrifoglio Verde, con il 2.5 V6 Busso da “soli” 158 CV. Del 1986 è stata invece la prima Alfa Romeo turbo prodotta in larga scala, la 1.8 Turbo da 155 CV. Il restyling arrivò nel 1988 e nel 1994 si mise la parola fine al progetto, con l’arrivo della vituperata 155.
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7) Alfa Romeo 156: la berlina per rialzare la testa
Nata nel 1997, l’Alfa Romeo 156 vide la luce appunto sul finire del secolo scorso in un’era storica non facile per la Casa italiana. La concorrenza, tedesca soprattutto, era il punto di riferimento e la precedente 155 è diventata a suo malgrado la vettura che “tradì” il DNA del Marchio adottando la trazione anteriore, non degna, secondo alcuni, di essere parte di una vera Alfa Romeo. Niente da fare, la 156 mantenne questo schema adottando però un design molto ricercato, tanto da diventare già nel 1998 l’auto dell’anno.
I vertici Fiat, al tempo in pieno controllo dei prodotti del Biscione, optarono per una meccanica che potesse in qualche modo soddisfare i severi giudizi degli appassionati, ancora delusi dalla già nominata 155. Il successo fu immediato, tanto che nel 2000 arrivò anche la versione Sportwagon, l’inedita famigliare per famiglie alla ricerca di sportività. Disegnata da Walter da Silva, la 156 era decisamente accattivante sia fuori sia dentro, con gli indimenticati elementi circolari dentro i quali figuravano tachimetro e contagiri completamente driver oriented. Il restyling del 2003 porta la firma di Giugiaro e cambia volto all’auto, in preparazione dell’arrivo della successiva 159. Una curiosità? La 156 fu la prima, in contemporanea con la Mercedes Classe C, del sistema di iniezione diretta common rail, vera e propria innovazione che ha cambiato il modo di intendere il motore a gasolio. Parlando di motori a benzina, la 156 GTA con il 3.2 V6 Busso è rimasta uno dei modelli più amati dei primi anni 2000 da tutti gli alfisti.
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8) Alfa Romeo 4C: la piccola sportiva che ha ricominciato a far battere i cuori
Presentata nel 2013, la 4C si può considerare un’Alfa Romeo sotto mentite spoglie visto che viene ancora oggi prodotta nello stabilimento Maserati di Modena, visto il forte connubio tra le due realtà italiane dentro la galassia FCA. “Figlia” della 8C del 2007, almeno stilisticamente, la 4C ha fin da subito scatenato pareri contrastanti tra gli appassionati. L’auto rappresentava un forte richiamo storico a partire dalla sigla in voga negli anni ’30 (6C su tutte) e dal frazionamento del motore, il quattro cilindri 1750 da 240 CV per 895 chilogrammi di peso. Potenza e leggerezza, un connubio che difficilmente delude le attese.
Nata sulla base della 4C Concept presentata nel 2011 sempre a Ginevra, la 4C ha voluto segnare anche un richiamo stilistico alle vetture storiche del Biscione come la 33 Stradale o la Giulietta Sprint. Essenziali gli interni, da alcuni criticati per essere anche troppo spartani. È però alla guida che la 4C ammutolì tutti gli scettici, tanto che gli appassionati, compresi noi quando la provammo in anteprima, capirono che il rilancio del Marchio era solo all’inizio. L’ampio ricorso alla fibra di carbonio, di cui è composta l’inedita monoscocca, del leggero alluminio e un’aerodinamica sofisticata e il peso molto ridotto la fece subito amare da chi ha avuto la fortuna di provarla. Chi l’ha solo sentita o vista passare per strada, si è fatto istantaneamente conquistare dal suo sound. Alfa Romeo era ufficialmente tornata e nel 2015, mentre si preparava l’arrivo della Giulia, arrivò anche la 4C Spider. Intanto con l’ufficialità riguardo all’uscita di produzione della Coupè, i collezionisti iniziano a fregarsi le mani…
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9) Alfa Romeo Giulia: ritorno alle origini per tornare in alto
Presentata nel 2015, anno del 105° anniversario della Casa, la Giulia ha segnato l’inizio di una nuova era per il Marchio italiano ed è per questo che abbiamo voluto includerla in questa speciale classifica nonostante la sua giovane età, e non è neanche l’unica come scoprirete a breve. Quanto mai attesa dopo notevoli ritardi nelle prime consegne, la Giulia è oggi il fiore all’occhiello dell’attuale produzione e ha potuto contare sul determinante ritorno della trazione posteriore per andare alla conquista dei clienti globali nelle menti dei quali Alfa Romeo pur qualcosa doveva ancora significare dopo gli anni bui e l’avanzata delle concorrenti tedesche. Rivale ufficiale delle tre volumi tedesche, la Giulia può ora affrontare a pieno titolo le sue concorrenti nel segmento D grazie a una dinamica di guida sopraffina e a uno stile che non ha nulla da invidiare ai modelli che hanno fatto grande la Casa di Arese.
Dopo la presentazione gli appassionati dovettero aspettare il 2016 inoltrato per vedere consegnate le prime unità ma in pochi sono rimasti realmente delusi. Noi ci spingemmo oltre dopo averla provata definendola la vettura spartiacque per Alfa Romeo: nulla sarebbe stato più come prima dopo il suo arrivo. Finalmente forte di tecnologie e di uno stile all’avanguardia, la Giulia rappresenta oggi l’arma per andare alla conquista dei nuovi mercati, specialmente quello nord americano fortemente spinto dal compianto Marchionne, primo sostenitore della rinascita della sua adorata Alfa Romeo. Non tutti sanno che la Giulia sarebbe dovuta arrivare sui listini almeno due anni prima, per quello dopo la 159 ci fu un “buco” di diversi anni nel determinante segmento delle berline di segmento D. Lo spostamento temporale del debutto permise l’adozione della piattaforma Giorgio e della tanto desiderata trazione posteriore, assente dal 1993 con l’uscita di produzione della 75. Complete e apprezzate le motorizzazioni e ovviamente non poteva mancare l’estrema Giulia Quadrifoglio: 510 CV possono bastare per puntare veramente in alto?
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10) Alfa Romeo Stelvio: la rinascita parte anche dal primo SUV del brand
Nel 2015 la Giulia, per deliziare il palato, nel 2016 l’arrivo di una vettura sulla quale, fino a pochi fa, in pochi avrebbero scommesso. Si tratta di Stelvio, primo SUV della storia del Biscione il cui nome è stato scelto per candidare il famoso passo alpino e le sue tante curve. Sì perché, per chi avesse ancora dubbi, Stelvio è già riconosciuto globalmente come uno dei SUV più belli da guidare e noi non possiamo che inchinarci davanti a questa affermazione, specie dopo averlo provato a fondo (molto presto la nostra prova della versione Quadrifoglio).
Già nel 2003 si vide un SUVconcept firmato Alfa Romeo, chiamato Kamal, un puro esercizio di stile rimasto tale fino appunto al 2016. Nessuno avrebbe appunto scommesso sul ritorno di questa carrozzeria 13 anni più tardi ma quando il mercato chiama le grandi case devono rispondere e Alfa Romeo ha fatto bene a cavalcare l’onda. Nato sulla piattaforma Giorgio utilizzata anche da Giulia, Stelvio è nato per offrire più spazio e farsi così apprezzare in special modo dall’esigente pubblico nord americano, sempre seguendo la già citata strategia voluta da Sergio Marchionne. Con potenze comprese tra 160 e 280 CV, senza considerare la potente versione Quadrifoglio da 510 CV capace di accelerare da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi. La rinascita è partita anche da qui, il futuro sembra alquanto promettente dopo l’annuncio relativo ai modelli che dovremmo vedere nel futuro prossimo. La morte di Marchionne fermerà la rinascita del sogno italiano?
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