Nella giornata di oggi, 30 agosto, sarà presentata la nuova Alfa Romeo che tutti attendono con ansia. Una supercar che potrebbe prendere l’eredità di un’altra fuoriserie uscita nel 1967: in quell’anno venne presentata la 33 Stradale, derivata dalla Tipo 33 impiegata nelle corse. Venne convertita in stradale per veramente pochissimi appassionati, che ebbero la fortuna di assistere alla nascita di questa stupenda automobile, le cui linee, dopo più di 50 anni, restano moderne e attuali.
Innanzitutto, nel 1967 sono il presidente Alfa Romeo Luraghi non senza il contributo fondamentale di Carlo Chiti dell’Autodelta a credere nel progetto 33 Stradale, una rarissima versione per pochi eletti che potevano così immedesimarsi nelle imprese corsaiole della Tipo 33. Sono gli anni ’60, anni di boom economico e di grandi speranze. L’Autodelta è il neonato reparto sportivo di Alfa Romeo e la visione di Luraghi, che vuole Alfa Romeo vincente su tutti i fronti, sono le basi senza le quali la 33 Stradale non sarebbe mai nata. Riportare Alfa in alto, al vertice del motorsport, come accaduto con le vittorie negli anni ’20, alle 11 Mille Miglia fino a quel momento concquistate, alle 4 edizioni della 24 Ore di Le Mans e dei due campionati del mondo di F1, le prime due edizioni, con Farina e Fangio al volante. Luraghi, passati ormai 15 anni dai successi con le monoposto scoperte, chiede una vettura capace di vincere nelle categorie all’epoca di maggior considerazione, ancor più della F1: il mondiale Sport Prototipi.
18 esemplari più un prototipo: era veramente un’auto per pochi, anche per il prezzo di listino, che sfiorava i 10 milioni di lire, cifra elevatissima per l’epoca; basti pensare che la Miura costava 7.700.000 lire, e una 500 dieci volte meno. Le sue linee bombate ma allo stesso tempo sportive fecero innamorare un’intera generazione, che la sognò per anni. Le dimensioni erano molto compatte: la lunghezza appena inferiore ai 4 metri, l’altezza sotto il metro e il peso limitatissimo, 690 kg. Un vero capolavoro di ingegneria, oltre che di estetica.
La mente che disegnò la 33 Stradale fu quella di Franco Scaglione, il designer che diede vita anche alle 3 BAT, avveniristici concept con l’obiettivo di migliorare l’aerodinamica al massimo. Auto che nel 1953 arrivarono ad avere un cx di 0,23, un riferimento per l’epoca. La genesi della 33 Stradale è al Salone di Torino del 1967; in realtà poco tempo prima era già a Monza, mostrata a un numero selezionato di compratori. Rimasero colpiti dalle porte incernierate diagonalmente, per la compattezza e per il peso ridotto, oltre che alle caratteristiche dinamiche, consentite dal motore centrale V8 2.0 litri, che erogava 230 CV; Cavalli che oggi sembrano pochi ma che, rapportati al peso piuma (dato dalla carrozzeria in fibra di vetro) faceva raggiungere alla 33 Stradale una velocità di 260 km/h per non parlare dei 4,9 secondi necessari per raggiungere i 100 km/h scattando da ferma.
Alcuni dei 18 modelli vennero modificati per creare altri concept, come la 33 Pininfarina Coupè Prototipo Speciale del 1969, o la 33 Carabo del 1968. La 33, poi, entrò nella storia partecipando alla 24 Ore di Le Mans, arrivando al quarto, quinto e sesto posto assoluto; seguì una lunga storia di successi che continuò fino alla fine degli anni 70’. Uno di questi esemplari viene conservato con cura al Museo Alfa Romeo di Arese ed è quello che vi mostriamo in queste foto.
Alle 17 di stasera partirà il collegamento streaming durante il quale sarà finalmente presentata quella che tutti già chiamano la nuova Alfa Romeo 33 Stradale. Saprà stupirci come fece la sua antenata? Ancora poche ore per scoprirlo.
Autore: Flavio Garolla
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