Storiche

Alfa Romeo 156: la trazione anteriore sportiva

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La Alfa Romeo 156 (Tipo 932) è una berlina compatta prodotta dal Biscione, già controllata da Fiat Group, dal 1997 fino al 2005, anno della scomparsa dal listino in favore della più grande 159. La gemella 156 Q4 Crosswagon è rimasta in vendita fino alla fine del 2007.

Presentata al Salone di Francoforte del 1997 come sostituta della 155, la 156 è stata accolta a gran voce e l’anno successivo ha vinto il premio Car of the Year. Le 156 erano assemblate nello stabilimento del Gruppo Fiat a Pomigliano d’Arco e, presso un impianto General Motors a Rayong, in Thailandia, che ha funzionato solo per un paio d’anni per i veicoli destinati ai mercati dell’Asia-Pacifico. Tra il 1997 e il 2005 sono state prodotte circa 680.000 Alfa 156.

Per tutti i gusti, purché sportivi

La 156 era disponibile in carrozzeria berlina, Sportwagon, una sorta di station wagon sportiva e Crosswagon (quello che Audi chiamerebbe Allroad), con sette configurazioni di motore e due facelift, prima nel 2002 e poi nel 2003.

La 156 offriva vari motori e livelli di potenza durante la sua produzione, motori a benzina a quattro e sei cilindri V6 e motori diesel a quattro e cinque cilindri, tutti prodotti a Pratola Serra eccetto gli storici V6 eredi della dinastia Busso, prodotti nello stabilimento Alfa Romeo di Arese.

Fin dall’inizio sono state disponibili diverse configurazioni del motore a quattro cilindri Twin Spark (1,6 L – 120 CV, 1,8 L – 144 CV e 2,0 L – 155 CV). Insieme al 4 cilindri turbodiesel 1,9 JTD da 105 CV o il 2.4 JTD da 136 CV, diesel il primo motore diesel common rail mai montato su un’autovettura. Fino al gennaio 2002, il motore top di gamma era, però, il “mitico” Busso V6 2,5 litri a 24 valvole con potenza nominale di 190 CV.

Inizialmente la gamma 156 era disponibile con diversi pack come quello sportivo con interni in pelle Momo o sedili Recaro, ma anche ruote da 16 pollici, sospensioni ribassate. C’era anche il pacchetto Lusso disponibile con il volante e il pomello del cambio in mogano e per i pacchetti invernali speciali dei paesi nordici composti da fendinebbia, lavafari e sedili riscaldati.

La 156 utilizza una piattaforma derivata dall’Alfa Romeo 155, che a sua volta derivava dalla piattaforma “Tipo” del Gruppo Fiat. Tuttavia è sufficientemente diversificata e può essere vista come una nuova piattaforma. Essa doveva essere una trazione anteriore ad alte prestazioni, pertanto le sospensioni anteriori erano a quadrilatero con doppio braccio oscillante, mentre le posteriori tipo MacPherson, con montante telescopico verticale, molla coassiale e due aste trasversali di diverse lunghezze. In questo modo le ruote posteriori hanno una minima capacità di recupero di convergenza in curva, conferendo stabilità in rettilineo e reattività al cambio di direzione. Per il risparmio di peso l’alluminio è stato utilizzato in diverse parti sia per la sospensione anteriore che per quella posteriore.

Alfa Romeo 156: automatica e Sportwagon

A partire dal 1999 una trasmissione sequenziale a cinque velocità Selespeed è stata proposta in opzione per la versione T.S. da 2,0 litri e l’automatico Q-System a quattro velocità per la versione V6 da 2,5 litri, esso poteva essere utilizzato in modalità automatica o sequenziale con H-pattern, inoltre aveva tre modalità automatiche: città, sport e ghiaccio.

Nel 2000 arriva la station wagon Sportwagon un primo tentativo di questa configurazione famigliare per l’azienda, dopo la 33 SportWagon degli anni ’80. La Sportwagon era anche disponibile con sospensioni posteriori idropneumatiche autolivellanti Boge-Nivomat, nonostante venne commercializzata più per il design che per le scarse capacità di carico.

Nel 2001 i motori sono stati aggiornati per soddisfare gli standard Euro3 e hanno prodotto 120 CV (1,6 L), 140 CV (1,8 L), 150 CV (2,0 L) e 192 CV (2,5 L).

Alfa Romeo 156: la firma di de Silva

Progettata dal Centro Stile Alfa Romeo sotto la guida del capo designer Walter de Silva, il suo stile comprendeva fianchi curvi alti, maniglie delle portiere anteriori dallo stile retrò, maniglie delle portiere posteriori nascoste e una profonda griglia frontale, che richiedeva un portatarga insolito disassato rispetto al centro vettura.

L’auto è stata una delle prime berline, con le maniglie delle porte posteriori nascoste in modo da dargli un aspetto da coupé. Il design è stato influenzato da tre modelli storici Alfa Romeo: il 1900, la Giulietta e la Giulia, mentre il Cx era di 0,31.

L’interno originale si basa su una plancia superiore profondamente curvata e una semplice console centrale. Tutti i quadranti e i pulsanti principali sono inclinati verso il guidatore nel tipico stile di auto sportiva italiana, anche se questo non permette ai passeggeri di vedere correttamente l’orologio incassato in plancia. Curiosità: nonostante sia un’auto di famiglia, il design degli interni è privo di portabicchieri. Inoltre in genere, per una berlina, c’è ampio spazio per sedersi comodamente sia davanti che dietro. Tuttavia, i passeggeri dei sedili posteriori potrebbero trovare poco spazio a bordo.

Il 2002 ha visto anche l’arrivo di un restyling generale. Questa nuova versione comprendeva il climatizzatore digitale bizona, con sensore di qualità dell’aria. Una gamma più ampia di opzioni comprendeva l’illuminazione allo xenon, la teleinformatica (CONNECT e CONNECT NAV) e un impianto stereo Bose regolabile tramite pulsanti sul volante. Nella consolle centrale i progettisti hanno aggiunto un display multifunzionale con computer di bordo, di guasto e assistenza.

L’aggiornamento comprendeva anche il controllo elettronico della stabilità VDC (Vehicle Dynamic Control) con un dispositivo di assistenza alla frenata di emergenza e il controllo antiscivolo ASR (Anti Slip Regulation) come standard. Inoltre, all’auto è stato aggiunto un MSR (Motor Schleppmoment Regelung), che impedisce lo slittamento delle ruote ripristinando la coppia al motore in scalata. Anche la sicurezza passiva è stata migliorata, tutte le versioni sono dotate di airbag a tendina di serie.

Il motore a iniezione diretta 2.0 L JTS 165 CV (121 kW) ha sostituito il 2,0 litri Twin Spark , così come i motori Diesel, potenziati rispetto a prikma. All’apice della gamma è stato aggiunto il nuovo allestimento TI (Turismo Internazionale) che designa un kit sportivo, questa versione è stata dotata di sospensioni modificate, ruote più grandi (215/45 17″) e interni rivestiti in pelle.

Le versioni sportive 156 GTA e le integrali Q4

La Alfa Romeo 156 GTA e la Sportwagon GTA furono lanciate al Salone di Francoforte nel settembre 2001. Presero il nome dalla GTA dagli anni ’60, con l’acronimo che significa Gran Turismo Alleggerita. La GTA è un’auto sportiva ad alte prestazioni estremamente esclusiva assemblata a mano su una linea di produzione separata da quella dei modelli standard. Continua ad essere molto ricercata dai collezionisti e dai piloti appassionati grazie alla sua rarità, al suo pedigree e al motore progettato dall’ingegnere Busso. 1.973 berline la 156 GTA costruite e 1.678 le Sportwagon GTA, fino al 2005, di fatto degli oggetti da collezione.

Per seguire quindi la filosofia di Alleggerimento della sigla GTA, sono stati utilizzati materiali nobili per i sedili anteriori e cruscotto con telaio in magnesio.

Nel 2004 le Sportwagon potevano essere dotate della trazione integrale. Il sistema Q4 (abbreviazione di Quadrifoglio 4) utilizzava tre differenziali per trasmettere il moto alle ruote, quello centrale era del tipo a slittamento limitato Torsen C; ha aggiunto circa 150 kg al peso del veicolo.

Le 156 Crosswagon Q4 si distinguevano per l’altezza da terra maggiorata di 65mm, le speciali ruote M+S da 17 pollici a 5 razze e il badge “Q4” sul posteriore. Mentre l’unico motore disponibile era 1,9 M-Jet diesel con 150 CV. La Crosswagon è stata disegnata per assomigliare più ad un SUV grazie a esclusivi paraurti anteriori e posteriori e minigonne sottoporta con inserti in acciaio. Dopo l’introduzione della 159 nel 2005, la Crosswagon Q4 è rimasta in produzione per altri due anni.

Corpi di polizia e competizioni

La berlina Alfa Romeo 156 e la station wagon vennero ampiamente utilizzate dalle forze di polizia italiane e di altre nazioni. In Italia, fino all’avvento della 159, era utilizzata dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dalla Polizia provinciale, dalla Polizia Penitenziaria e dalla Guardia di Finanza. Non è raro vederne ancora in giro vestite di azzurro, anche se ormai sono una rarità.

Così come fu per la 155, anche l’Alfa Romeo 156 fu ben presto impegnata in numerosi campionati sportivi. In particolare, nel ETCC, Campionato Europeo Turismo che ottiene i maggiori successi tra cui 4 titoli europei consecutivi: dal 2000 al 2002 guidata da Fabrizio Giovanardi, nel 2003 ad opera di Gabriele Tarquini. Ancora nel 2004, malgrado la mancata vittoria del titolo piloti e di quello costruttori, l’Autodelta Squadra Corse è la scuderia con il maggior numero di punti.

Nel 2005 l’Alfa prende parte al nuovo WTCC – Campionato del mondo turismo, ancora con la 156, e riesce a conquistare la seconda posizione nel campionato costruttori, con un’auto che ormai conta ben 8 anni sulle spalle. Purtroppo, a fine campionato, invece di puntare all’inserimento di una nuova vettura che potesse continuare a raccogliere i successi della 156, l’Alfa Romeo decide di ritirarsi dal campionato con il team ufficiale.

Le Alfa 156 che hanno corso nel ETCC e nel WTCC, rispettivamente con i nomi 156 GTA e 156 Super 2000, avevano una potenza di circa 300 cavalli con un regime massimo di rotazione di 8.500 rpm, trazione anteriore, cambio sequenziale a 6 marce con innesti Hewland e una “dieta” a base di carbonio. Ciò la rese una delle macchine più temute del campionato.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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